Ieri, domenica 31 maggio, nonostante la pioggia e il ponte vacanziero, i fioranesi non hanno rinunciato a partecipare all’ultimo appuntamento della rassegna “Fiorano incontra gli Autori”.
Il protagonista di questo ultimo incontro è stato Mario Ventura, Viceprefetto Vicario di Modena, nonché scrittore esordiente, che in questa occasione ha presentato il suo primo romanzo, “La botte napoleonica” (Artestampa editrice). Erano presenti il Vicesindaco Maria Paola Bonilauri, il Presidente del Comitato Fiorano in Festa, l’avvocato Gian Carla Moscattini, il Vicepresidente Generale di Lapam Federimpresa di Modena e provincia Amedeo Genedani e il giornalista Roberto Armenia, moderatore dell’incontro.
Ventura, uomo di carisma ma pieno di grande umiltà, ha parlato del suo amore per la letteratura, nato in età giovanile, e degli autori che più ha amato e che maggiormente lo hanno ispirato, come Carducci, D’Annunzio, Gozzano, Pirandello, Proust, o, per avvicinarci ai giorni nostri, Busi e Baricco. E’ importante notare che in questa lista molti sono i poeti, perché, leggendo il suo romanzo, si ha la sensazione di entrare più in un mondo di poesia che di narrativa, grazie soprattutto alle immagini suggestive che riesce a creare associando sostantivi e aggettivi che normalmente non verrebbero accostati, ma che utilizzati da una mano esperta riescono a creare descrizioni affascinanti e coinvolgenti.
Ventura ha parlato anche del suo amore per i paesaggi, che traspare chiaramente leggendo il suo romanzo: un amore legato soprattutto a quei paesaggi che riescono a provocargli emozioni o suggestioni forti, ma non per questo graziosi e piacevoli. Mario Ventura prova un attaccamento molto forte nei confronti di Modena (città in cui vive dal maggio 1980), che è anche la sua città di adozione, ed abita, per scelta sua e della moglie Rosalba, in pieno centro storico, scelta dettata dal suo amore per la sensazione di “borgo” che si respira per le vie del centro. Il suo primo romanzo, “La botte napoleonica”, è dedicato alla moglie Rosalba e “a questa terra che mi ha ispirato, a queste acque che mi hanno incantato, a questi spazi che mi hanno stregato. A quelli che stanno tra terra, acqua e cielo”.
Protagonisti del libro sono quattro personaggi alla ricerca dell’identità perduta. La botte napoleonica, maestosa opera di ingegneria fluviale nei pressi di Bondeno, è accessibile ogni vent’anni e al suo interno custodisce un prezioso segreto strappato alla distruzione del tempo. Se è la ricerca dell’identità a muovere le corde profonde del romanzo, è invece un fantomatico tesoro nascosto a segnare le avventure di Eri e Dano, i due protagonisti uniti da un imprevedibile destino. Le nebbie della pianura, le acque dell’Eridano, le spiagge basse dell’Adriatico interpretano l’inquietudine di chi, senza conoscere il passato, si appresta ad affrontare le incognite del futuro. Questo romanzo inaugura una collana di narrativa, “Ritorno in città”, che, come sottolinea l’editore Carlo Bonacini, si propone di “raccontare i luoghi dell’attualità e della memoria modenese”. Ventura ha altri scritti pronti per la pubblicazione, come per esempio una corposa raccolta di racconti, ma per ora è soddisfatto della sua prima uscita e afferma che per una persona come lui, scrittore non di professione, l’importante è provare piacere nel momento in cui si crea e si scrive, e poi sarà quel che sarà.