La bocciatura da parte della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’impianto eolico previsto sul monte Cervarola, dovrebbe adesso far riflettere chi ha prematuramente sostenuto questo progetto: il comune di Montecreto, e l’assessorato provinciale all’ambiente.
Innanzi tutto occorre ribadire che le energie da fonti rinnovabili sono di importanza strategica, nessuno lo nega, ma proprio per questo motivo non bisogna sperperare risorse economiche ed ambientali per scelte di dubbia utilità.
Lascia invece perplessi la scelta dell’assessorato provinciale all’ambiente di rinunciare a quello che dovrebbe essere un suo ruolo costitutivo: programmare e fissare regole, per evitare un caotico arrembaggio alle fonti di energia rinnovabile, ed ai contributi pubblici che potranno comportare.
Il fatto che il PTCP abbia escluso la realizzazione di impianti eolici solo sul crinale al confine tosco-emiliano non vuol dire che nel resto dell’Appennino si possano fare liberamente.
Anche in altre sedi occorrono valutazioni serie ed approfondite, per evitare improvvisazioni, e per verificare se i benefici attesi giustificano davvero sia i costi da sostenere (e facile prevedere che non mancheranno i contributi pubblici), sia l’impatto sull’ambiente. Ricordiamo che stiamo parlando di 12.000 alberi da abbattere e di infrastrutture fortemente impattanti da realizzare su un crinale a 1600 metri di quota!
Probabilmente non è casuale che sempre a Montecreto sia già stato realizzato un altro impianto di dubbia utilità e di forte impatto, la centrale idroelettrica sullo Scoltenna: evidentemente questa amministrazione comunale, pronta ad accettare ciò che altre amministrazioni guardano invece con giusta cautela, ha una sensibilità molto scarsa verso le tematiche ambientali.
Il Comune di Montecreto non deve sacrificare il paesaggio per sostenere il bilancio del suo impianto di risalita, ma porre semmai il tema della sua partecipazione agli utili provenienti dalle attività turistiche del comprensorio del Cimone, ed ai contributi pubblici che le sostengono, la cui ripartizione dovrebbe interessare tutte le comunità locali, indipendentemente dal numero di impianti sciistici ospitati.
L’impiantistica attuale ha già raggiunto il livello massimo di sostenibilità, e per questo il comprensorio del Cimone dovrebbe essere gestito in modo coordinato da tutti gli enti interessati, che dovrebbero essere tutti egualmente responsabilizzati a tutelarne il territorio ed a valorizzarne correttamente i diversi aspetti, dal turismo invernale a quello estivo.
Turismo estivo che ha bisogno non di impianti di dubbia utilità, ma di un ambiente e di un paesaggio belli ed inalterati.
Stefano Lugli, Candidato alla Presidenza della Provincia di Modena
Aldo Imperiale, Capogruppo PRC Consiglio Provinciale