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Pd, Veltroni: ”Non ce l’ho fatta e chiedo scusa ma non bisogna tornare indietro

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L’ex segretario del Pd spiega le ragioni delle sue dimissioni: ”Mi prendo la responsabilità di non essere riuscito a fare il partito che volevo”. E aggiunge: ”Lascio sereno e senza sbattere la porta. Continuerò a dare una mano a questo progetto che è il sogno politico della mia vita”.

A chi verrà dopo di lui alla guida del Pd chiede di non ritornare alle vecchie appartenenze: “Non bisogna tornare indietro”.

“Amatelo un po’ di più” questo partito, dice Veltroni. “In questo partito c’è bisogno di più solidarietà, c’è bisogno che ci siano valori comuni”, continua dando anche un suggerimento per chi dovrà guidare dopo di lui il Partito democratico ed anche per tutto il suo gruppo dirigente. Basta con “la sinistra salottiera, giustizialista, pessimista e conservatrice”, continua spiegando che la sua idea è sempre stata quella di un “centrosinistra legato al valore della legalità, un centrosinistra innovatore e non salottiero ma vicino alla vita reale delle persone. Fuori dalle stanze, entro la vita reale del Paese”.Veltroni chiede al Pd di avere pazienza per non bruciare altri leader: ”Non chiedete, con l’orologio in mano, a chi verrà dopo di me di ottenere dei risultati. Un grande progetto riformista ha bisogno di tempo per essere realizzato”.

”E’ giusto fare quello che sto facendo – ha aggiunto Veltroni assumendosi le responsabilità di 16 mesi di guida del partito – ma è ora di uscire da questa logica che ci ha portato in pochi anni a bruciare 6 o 7 leader, mentre Berlusconi è da più di 15 anni che resta al proprio posto. A chi verrà dopo di me sia consentito quello che non sono riuscito a fare io, ossia avere più tempo per radicare il progetto”.
Veltroni si è poi caricato sulle spalle la responsabilità delle scelte adottate in questi mesi. ”Come nel gioco del basket, che io amo tanto, chi commette un fallo alza la mano e ammette la propria responsabilità. Così faccio io oggi: mi assumo tutta per intero la responsabilità e credo di aver fatto la scelta giusta, una scelta che ci consente di mettere il Pd al riparo e salvare il progetto”.

Lascio ora ma con assoluta serenità e senza sbattere la porta”, ha detto ancora Veltroni aggiungendo “cercherò di dare una mano a questo progetto”, quello del Partito democratico. Un progetto che, sottolinea Veltroni, “è il sogno politico della mia vita” e che io “ho perseguito con assoluta e direi tetragona coerenza”.
L’ex segretario assicura che sarà leale con chi verrà dopo di lui. “Posso garantire che sarò leale e come dice il motto: ‘Non fare agli altri quello che è stato fatto a te’. Il Pd resta la ragione politica della mia vita. Ce l’ho messa tutta, non è bastato e mi scuso. Continuerò a dare una mano”.

Nel giorno del suo addio, Veltroni fa una lunga serie di ringraziamenti che vanno dal presidente Giorgio Napolitano a Dario Franceschini per “la sua lealtà che è una virtù rara in un politico”. Ringrazia poi i capigruppo del Pd, ed ancora Goffredo Bettini, Walter Verini, tutti i suoi più stretti collaboratori sia quelli dell’ufficio stampa che addetti alla sicurezza. Un passaggio infatti viene dedicato anche alla scorta di cui da oggi Veltroni ha chiesto di fare a meno con una lettera inviata al questore di Roma. E ancora Veltroni ringrazia Gianfranco Fini, Renato Schifani e Gianni Letta che “sono stati interlocutori civili in questi mesi”. Da tutta la schiera di ringraziamenti manca però gran parte della ‘nomenklatura’ del Pd. Il segretario dimissionario non cita gran parte del gruppo dirigente del Pd.

Fonte: Adnkronos