La vicenda di Eluana Englaro torna ancora una volta nelle mani dei giudici. Per oggi, salvo ritardi, è attesa l’ordinanza del Tar della Lombardia chiamato a pronunciarsi sulla richiesta di Beppino Englaro di sospendere il provvedimento con cui la Regione Lombardia il 3 settembre ha negato alle strutture sanitarie regionali di effettuare l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione artificiali che tengono in vita la figlia. Ma ormai la decisione che preme di più al padre della donna lecchese, in stato vegetativo permanente da 17 anni, è quella che arriverà dalla sua terra: il Friuli.
Una seconda clinica, dopo la casa di cura ‘Città di Udine’, sta in queste ore valutando la possibilità di accogliere Eluana per procedere con la sospensione dei trattamenti.Si tratta della ‘Quiete’ – residenza protetta di Udine che ospita 450 anziani e non autosufficienti – contattata il 20 gennaio dal sindaco della città friulana, Furio Honsell. Una telefonata per sondare il terreno, come richiesto dagli Englaro. I vertici della struttura non si sono tirati indietro e hanno deciso di verificare la possibilità di ospitare Eluana per la sospensione dei trattamenti vitali. La presidentessa dell’istituto, Ines Domenicali, deve prendere in considerazione tutta una serie di aspetti pratici: quali autorizzazioni sono necessarie per trasferire la paziente da Lecco a Udine, come effettuare il trasporto, in quale area dell’istituto ricoverarla per garantire la massima privacy, quale protocollo seguire per l’interruzione dei trattamenti.A breve, una volta ottenuto l’ok del consiglio di amministrazione, scioglierà le riserve, presumibilmente già nei primi giorni della prossima settimana. “Crediamo che si possa arrivare all’esecuzione del decreto che dispone l’interruzione dell’idratazione e alimentazione artificiale proprio in questa clinica”, ha confidato la curatrice speciale di Eluana, Franca Alessio. La famiglia di Eluana però si tiene aperte diverse strade, compresa quella del Tar lombardo. E se la ‘Quiete’ dovesse dire di sì, ha aggiunto la Alessio preoccupata, “mi auguro che questa volta nessuno le metta i bastoni fra le ruote”. Brucia ancora il dietrofront della casa di cura ‘Città di Udine’, la prima struttura friulana a farsi avanti. Un no arrivato in extremis, in seguito all’atto di indirizzo con cui il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, il 16 dicembre scorso ha fatto divieto alle strutture del servizio sanitario nazionale, e ad esso convenzionate, di interrompere idratazione e alimentazione artificiali.
Fonte: Adnkronos