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Mario Cardone: considerazione sulla questione Iris


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Avevo chiesto, attraverso l’ospitalità del giornale On-line Sassuolo 2000, all’azienda di far sapere, tra l’altro, ai lavoratori dell’IRIS, quanti contributi, negli anni, aveva incassati, sia a fondo perduto che a tasso agevolato. Era chiaro l’intendimento: far sapere alla gente che un azienda non è un bene personale, ma un complesso di attività, anche sociali e parte della ricchezza proviene anche da tutti noi che versiamo all’Erario, tutti mesi, il nostro contributo.

Al di la dell’etica che sta alla base della operazione (certe cose non mi meravigliano) il problema di fondo è il rapporto con i dipendenti, con la rete dei rappresentanti, dei fornitori (che a loro volta hanno in organico dei lavoratori) che fanno parte del “patrimonio dell’azienda“, considerati come “controparte” ma che insieme ad altri cespiti quali “il marchio”, portato all’attuale livello di valore venale, grazie all’apporto di tutti.
Una operazione che considero incomprensibile sul piano strategico ed economico, visti i rapporti congiunturali pubblicati da Confindustria Ceramica.
Mi sta chiedendo: ma come mai l’azienda non ha riunito intorno ad un tavolo le organizzazioni dei lavoratori con una proposta di riduzione dell’orario di lavoro e dare la possibilità a tutti di lavorare?
Ma la gente la sa che una delle poche aziende che nel comprensorio si può permettere una liquidazione così come deliberata è proprio la IRIS date le sue notevoli capacità finanziarie e patrimoniali?
Non si capisce, se è vero, che l’azienda è in sofferenza, come mai, la proprietà, non abbia chiesto il conto alla “dirigenza”, anzi, allo stato degli atti, addirittura il massimo “dirigente” è stato nominato liquidatore! Boh…misteri dei Soros nostrani!
Un ultima considerazione, e senza nulla togliere alle prerogative sindacali, da anni i lavoratori producono mattonelle per questa società, con alta professionalità, quindi credo che “se ben sorretti” sono in grado, anche in cooperativa di lavoratori, di continuare a produrre.
A mali estremi, estremi rimedi, non posso che essere solidale è d’accordo con la mobilitazione generale, ma forse, l’occupazione degli stabilimenti in questione, da parte dei “lavoratori” per assicurare l’attività produttiva e manutentiva, senza estremismi, è la risposta a chi non vuol capire.

Basta a scaramucce senza senso, a rituali nelle segreti stanze, i lavoratori, sono certo,
hanno bisogno di certezze e con l’aiuto delle Organizzazioni Sindacali “si può fare”.

Mario Cardone
Consigliere Comunale e componente il Direttivo Provinciale del Partito Socialista