“L’azienda confermerà quasi sicuramente quanto ci ha anticipato ieri – spiega il segretario provinciale della Femca-Cisl di Modena, Enzo Tagliaferri -. Vedremo quello che potremo fare anche in termini di pressioni sulla proprietà. Abbiamo interessato tutte le istituzioni locali, per cercare qualche interlocutore disposto a trattare con i vertici aziendali”.
Iris, tra l’altro, è uscita da Confindustria Ceramica da diversi anni. Quindi al tavolo delle trattative saranno presenti solo sindacati e proprietà.
“Questo è un limite – continua Tagliaferri -. Lunedì dovevano rientrare tutti i lavoratori, non sappiamo come fare, perché l’azienda non è intenzionata a farli rientrare. Chiederemo alla proprietà di farsene carico anche perché con questo annuncio di liquidazione volontaria non siamo in grado di chiedere cassa integrazione”.
Controllata al 100% da Romano Minozzi e dalla sua famiglia, Iris ha sede centrale a Fiorano Modenese e altri due stabilimenti a Sassuolo e a Viano (Reggio Emilia). L’azienda ha chiuso il bilancio 2006 con ricavi per oltre 236 milioni di euro con un utile netto di poco più di 16 milioni. Capogruppo di una multinazionale, leader mondiale nella produzione di ceramica e gres procellanato per l’architettura di interni ed esterni l’azienda è stata fondata nel 1961. Iris occupa più di 3mila dipendenti; negli ultimi anni l’immagine e la qualità della produzione sono passati a GranitiFiandre, l’altra società che Minozzi debuttare in Borsa a Piazza Affari. Dopo le dimissioni dell’ex amministratore delegato Graziano Verdi, nelle scorse settimane Minozzi ha assunto la presidenza di GranitiFiandre.
Lunedì nel corso di una riunione, il cda ha deciso di liquidare e chiudere Iris Ceramica.