Una preoccupazione crescente per l’andamento del mercato del lavoro modenese con una particolare attenzione ai contratti a tempo determinato e ai cosiddetti precari, «i primi che rischiano di perdere il posto senza nemmeno poter contare su ammortizzatori sociali, come la mobilità o la cassa integrazione».
Gianni Cavicchioli, assessore provinciale al Lavoro, analizza così i dati sull’occupazione riferiti ai primi nove mesi dell’anno che, pur facendo segnare complessivamente un segno ancora positivo, mostrano una tendenza, che si è accentuata nell’ultimo trimestre, a un calo degli avviamenti al lavoro e un contestuale aumento delle cessazioni, soprattutto nel settore ceramico, nel tessile e anche nel biomedicale.
Nei nove mesi il saldo è ancora positivo, poco sopra i 10 mila contratti, ma nel primo trimestre sfiorava gli 11 mila e lo scorso anno alla fine di settembre era a quasi 25 mila.
«La crescita più bassa – spiega Cavicchioli – è causata dal minor dinamismo dell’economia modenese e, soprattutto in questa seconda parte dell’anno, dalla prevista contrazione di alcuni settori, ceramica ed edilizia in particolare, che va a sommarsi ai primi segnali della crisi finanziaria internazionale che sarebbe illusorio pensare possa non toccare l’economia reale quindi non aiuta le imprese a fare scelte impegnative per il futuro».
Calano ulteriormente, quindi, i contratti a tempo indeterminato (16.278 nei primi sei mesi dell’anno contro i 18.377 del stesso periodo del 2007), ma sono in crisi anche i contratti di somministrazione (dai 10.698 del primo semestre 2007 ai 9.469 di quest’anno) e le collaborazioni (coordinate e continuative, a progetto e occasionali: da 4.640 a 4.543 nel confronto tra i primi semestri).
Anche l’utilizzo degli ammortizzatori sociali ha subito un forte incremento nel periodo analizzato e soprattutto nell’ultimo trimestre luglio – settembre: le ore di cassa integrazione ordinaria sono passate nei nove mesi da 363 mila a 426 mila, quelle di straordinaria da 129 mila a 258 mila, mentre varia di poco lo stock dei lavoratori iscritti nelle liste di mobilità (4.689 contro 4.615) in relazione alla buona tenuta dei flussi in uscita.
«Il nostro mercato – spiega Cavicchioli – ha finora consentito l’assorbimento delle normali situazioni di crisi: questa però, da diversi segnali, ha carattere straordinario e per affrontarla servono misure, appunto, straordinarie: cominceremo col rendere “just in time” le nostre osservazioni quantitative sui flussi del mercato del lavoro, così come “just in time” dovranno lavorare i nostri strumenti formativi per consentire, dove possibile, il reimpiego dei lavoratori in mansioni diverse all’interno o all’esterno delle loro aziende, e in questo è indispensabile una forte e continua collaborazione con le parti sociali. Non sarà nulla di risolutivo, ma servirà a limitare i danni sul presente e a non essere impreparati per una ripresa che vogliamo essere i primi a cogliere».
Per Cavicchioli, però, è indispensabile che anche a livello nazionale «ci si renda conto dell’urgenza del momento: Governo e parti sociali dovrebbero rivedere le priorità di alcune azioni già previste, prima fra tutte la riforma degli ammortizzatori sociali. Giusto pensare a detassare le tredicesime, ancor più giusto alleggerire in modo continuativo il carico fiscale di salari e stipendi, ma ancora più giusto e urgente pensare a chi salario e stipendio rischia di non averlo per niente, perché disoccupato e non coperto dagli attuali ammortizzatori sociali: a questi lavoratori, dipendenti o autonomi, contrattualmente precari per dare risposta alle esigenze di flessibilità che il mercato ha richiesto e ha avuto, va data una risposta per primi, proprio perché sono sempre i primi a essere sacrificati nei momenti di difficoltà».