Home Bologna Pazienti Msc, Guerra (Verdi): il centro diagnosi e cura funziona?

Pazienti Msc, Guerra (Verdi): il centro diagnosi e cura funziona?

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Daniela Guerra, capogruppo dei verdi, ha presentato un’interrogazione alla Giunta regionale per chiedere chiarimenti in merito al funzionamento del centro diagnosi e cura della Msc (Sindrome da sensibilità chimica multipla) posto presso l’ospedale Sant’Orsola-Malpighi di Bologna.


Lo spunto è dato dal caso di una cittadina ferrarese affetta da anni da Mcs, la quale, secondo notizie di stampa, sarebbe stata chiamata in giudizio davanti al giudice del lavoro dalla Regione e dall’Asl di Ferrara. Motivo della contestazione: un risarcimento di 15mila euro assegnato alla paziente in questione da un giudice “per cure sostenute all’estero che non poteva essere garantite nella nostra regione”.
La consigliera riferisce che la Regione Emilia-Romagna ha inserito la Mcs nell’elenco delle malattie rare nel 2005 (delibera di Giunta n.25/2005) garantendo così l’esenzione dei pazienti affetti da questa malattia dalla partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie connesse e ha contestualmente individuato quale presidio accreditato per la diagnosi e la terapia della Mcs l’Azienda ospedaliera di Bologna. Presidio che, secondo quanto successivamente dichiarato dall’assessore regionale alla sanità, avrebbe dovuto cominciare ad operare nel luglio 2007.

Stando a quanto si apprende dalla stampa – continua Daniela Guerra – un esposto presentato alla Procura di Bologna evidenzierebbe le carenze del Centro diagnosi e cura della Mcs posto presso l’ospedale Sant’Orsola-Malpighi di Bologna. Tra queste: “la mancanza di ambiti adeguati per il ricovero e l’assenza di un’attività diagnostica con validità medico-legale”.

L’esponente dei verdi vuole dunque sapere se il Centro abbia effettivamente già avviato le sue attività e quali funzioni svolge. Guerra chiede poi “se la Regione non ritenga più giusto riconoscere alla paziente in questione il risarcimento delle spese per le cure effettuate all’estero, piuttosto che sprecare ingenti quantità di denaro pubblico nel protrarre una causa legale lunga e complicata”.