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Legambiente sulle escavazioni di sabbia e la pesca illegale nel Po

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“Serve una polizia fluviale che vigili sul Grande Fiume – dichiara Massimo Becchi Presidente di Legambiente Reggio Emilia – in modo continuativo e costante. Le escavazioni di sabbia sono tutt’ora un problema, ma anche la pesca illegale o lo sversamento di sostanze inquinanti”.


“Apprendiamo con piacere che si sono chiuse le indagini sul più grosso troncone delle escavazioni di sabbia nel Po, affidato al PM Luciano Padula, iniziato grazie ad una indagine della Polizia Provinciale (poi mai più autorizzata dai politici di turno ad operazioni di questo tenore) e confluita al Corpo Forestale dello Stato che tutt’ora con il distaccamento di Gualtieri sta lavorando su questa materia. Ad essere onesti era necessario chiudere queste indagini anche alcuni anni fa, ma meglio tardi che mai. Ora occorrerà capire se e chi farà ricorso contro il decreto penale, per alcuni degli accusati infatti sarebbe la seconda condanna. Se si aprirà il processo, come per altri casi analoghi, saremo ben contenti di costituirci parte civile”.

“Resta il fatto – continua Becchi – che il fenomeno non è cessato del tutto: infatti solo le imbarcazioni emiliano-romagnole sono dotate della scatola nera, quindi basta, come sta accadendo affittare imbarcazioni da ditte mantovane o rovigotte per eludere il sistema. Occorre quindi un vero e proporio corpo di polizia fluviale che pattugli il fiume e le sponde, concentrandosi su questo ambiente, oggi solo terra di confine fra regioni e provincie, così vitale per l’esistenza della valle padana. Infatti l’azienda Bacchi di Boretto è stata oggetto di ulteriori indagini anche negli ultimi mesi, a testimoniare un atteggiamento criminoso verso la cosa ambientale che si protrae negli anni e che ormai sembra connotato in questa azienda. Nota positiva è che a fine anno l’impianto di trattamento delle scorie di fonderia delal Bacchi se ne dovrà andare dalla golena: infatti è l’unica caso di trattamento di rifiuti di questo tipo che insiste in un’area di rispetto del fiume per tutto il suo corso. Questo ha significato un dilavamento di scorie di fonderia, ricche di metalli pesanti, nelle acque del fiume per anni quando le piene, anche modeste, hanno invaso la golena”.

“Le nostre indagini – conclude Becchi – fatte sul pesce siluro durante l’Operazione Po 2008 fatta a giugno, hanno dimostrato che in questi pesci la concentrazione di alcuni metalli pesanti è già oltre il limite di legge per l’uso commestibile dopo 4-5 anni di permanenza nelle acque del fiume. Le escavazioni di sabbia sono inoltre anche in parte responsabili del disastro ambientale che si è verificato con l’abbassamento dell’alveo da 4 a 8 metri del fiume, oltre che di un danno alle casse regionali e comunali e al mercato stesso della sabbia. Occorre quindi procedere celermente con le altre indagini ancora aperte per evitare che la furbizia di pochi danneggi ancora di più il fiume. Sembra ormai infatti prassi confidata che anche nelle cave autorizzate in golena si scavi molto oltre il limite di profondità consentito, per poi riempire questa cavità con altri scarti di nessun valore, il tutto facilitato dalla presenza dell’acqua che tutto copre e nasconde”.