«E’ iniziata l’istruttoria delle osservazioni al Piano delle attività estrattive che avviene tenendo conto di suggerimenti e perplessità affinché le nostre strategie siano il più possibile condivise. Da parte della Provincia, insomma, c’è la massima disponibilità a discutere eventuali modifiche e nelle singole realtà e situazioni dove sarà possibile, aumentare tutte le tutele e le garanzie in termini ambientali e di salvaguardia del territorio».
Lo afferma Alberto Caldana, assessore provinciale all’Ambiente, a proposito delle affermazioni apparse sulla stampa da parte dei rappresentanti dei Comitati di Piumazzo e Savignano e delle associazioni ambientaliste che chiedevano, tra l’altro, adeguate risposte alle osservazioni presentate al Piano stesso e una maggiore attenzione da parte della Provincia alle esigenze della tutela ambientale.
«L’imparzialità e la competenza di tecnici e amministratori della Provincia – sottolinea Caldana – non sono in discussione e le osservazioni, insieme alle eventuali controdeduzioni, saranno discusse dal Consiglio provinciale. Nel Piano comunque ci sono già tutte le garanzie ambientali, spesso molto più severe di altre realtà regionali, e le risposte equilibrate alle esigenze di sviluppo della nostra economia e dell’edilizia, tra cui la necessità di realizzare quelle infrastrutture come la Cispadana e la bretella Campogalliano-Sassuolo attese da tempo».
Tra i 69 soggetti che hanno presentato alla Provincia di Modena le osservazioni al Piano delle attività estrattive, adottato di recente, ci sono i comitati di Piumazzo e Savignano, diversi Comuni, gruppi politici, imprese cavatrici e associazioni. L’approvazione definitiva del Piano provinciale da parte del Consiglio provinciale è prevista entro la fine dell’anno.
Sulla base delle previsioni dello sviluppo economico e demografico dei prossimi anni, il Piano individua un fabbisogno stimato massimo di inerti di 27 milioni di metri cubi per l’edilizia e 23 per le infrastrutture. Il Piano adottato dalla Provincia stabilisce che non saranno aperti nuovi poli estrattivi di ghiaie che saranno sostituite da materiali alternativi, regole più severe sulla profondità delle escavazioni, qualificazione delle aree vicino ai fiumi attraverso lo spostamento di gran parte dei frantoi, recupero ambientale delle cave dimesse e loro riutilizzo anche per aumentare la capacità delle casse di espansione dei fiumi.