Il terzo decreto correttivo degli appalti pubblici, appena pubblicato, adegua la normativa italiana sull’esecuzione delle opere di urbanizzazione alle indicazioni europee. Con eccesso di zelo il legislatore assoggetta però alle procedure di appalto pubblico non solo le opere di urbanizzazione secondaria (asili, teatri scuole, mercati, chiese, impianti sportivi, ecc.) quando, come recentemente è accaduto, vengono convenzionate negli accordi di pianificazione tra amministrazione pubblica e operatore privato.
Ma sono assoggettate alla stessa procedura anche le opere di urbanizzazione primaria (strade residenziali, collegamento fognario, rete idrica e di distribuzione del gas e della luce ai condomini, ecc.) che da sempre figurano nell’impegno del titolare del permesso a costruire perché consentono alla fine di rendere abitabile o fruibile l’intervento. Siccome in entrambi i casi si tratta di impegnare oneri di urbanizzazione in cambio di opere, è stato mutuato il ragionamento teorico: poiché si utilizza denaro pubblico si deve procedere a pubblico appalto; procedura che quantomeno dilata i tempi di realizzazione, ma non solo.
Industriali Reggio Emilia e Legacoop Reggio Emilia osservano infatti che il non aver distinto tra la costruzione di un palazzetto dello sport e quella di un pezzo di rete fognaria necessaria all’abitabilità di un condominio conduce a vincoli privi di logica, traducibili in atti di scarsa legittimità, in incertezza dei tempi, in aumento di costi per l’utilizzatore finale del bene-casa. Ad esempio, secondo le nuove norme, in caso di appalto per la realizzazione dell’urbanizzazione primaria, l’aggiudicatario opererà su proprietà e cantiere di chi è titolare del permesso di costruire. Quest’ultimo soggetto si troverà a garantire, nei decenni a venire, la funzionalità delle opere di urbanizzazione realizzate pur essendo state costruite da un altro operatore vincitore dell’appalto. Da qui uno scenario di garanzia verso l’utente finale che genererà sempre più incertezza se non, in certi casi, contenziosi.
In ragione di queste disfunzioni, Industriali Reggio Emilia e Legacoop Reggio Emilia hanno prodotto una serie di proposte che saranno consegnate ai rispettivi rappresentanti nazionali e ai parlamentari reggiani, affinché vengano recepite dal Ministero in sede di redazione del regolamento attuativo.