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Beautiful Minds, ceramica e design protagonisti a Cersaie

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Cersaie 2008, per rimarcare l’inossidabile legame esistente tra la ceramica e la creatività, ha ospitato ieri “Beautiful Minds. Il Design a Cersaie”. L’obiettivo dell’incontro è stato di accendere un riflettore nel nuovo design italiano arrivando a conoscere la creatività dei giovani progettisti italiani e la loro capacità di investigare nuovi percorsi per la ceramica prodotta nel nostro Paese. Questo il “leit motif” del convegno che si è tenuto ieri presso la sala Italia del Palazzo dei Congressi a Bologna.


L’incontro ha visto la presenza di Alfonso Panzani, Presidente di Confindustria Ceramica, unitamente ad Aldo Colonetti coordinatore dell’iniziativa, Luisa Bocchietto presidente di ADI (Associazione Design Italiano), Beppe Finessi, docente di Progettazione al Politecnico di Milano, storico e teorico del design. Presenti anche i giovani design Lorenzo Damiani, laureato in Architettura presso il Politecnico di Milano; Odoardo Fioravanti, laureato in Industrial design presso la facoltà di design al Politecnico di Milano; Diego Grandi, laureato in Architettura, Giulio Iacchetti che alterna l’insegnamento presso numerose università e scuole all’attività di progettista; Paolo Ulian diplomato in Industrial Design all’ISIA di Firenze.
Il convegno si è aperto con i saluti del Presidente di Confindustria Ceramica Alfonso Panzani che nel suo intervento ha presentato “alcune delle migliori menti italiane nel campo della creatività e del design.” L’ incontro si è inserito all’interno di quella ‘Giornata dell’Architettura’ che, negli ultimi anni, ha visto succedersi sul palcoscenico di Cersaie personaggi del calibro di Alvaro Siza, Thom Mayne, Odille Decq, Mario Botta, Massimiliano Fuksas.
“In questo Cersaie – ha proseguito Panzani – abbiamo fatto una scelta diversa: di accendere i riflettori su giovani designer italiani emergenti perché questo momento di transizione richiede nuovi schemi di lettura che proprio i giovani sono più capaci di interpretare in quanto meno condizionati dal passato. Inoltre, nella scelta dei relatori, abbiamo voluto sottolineare l’importanza del proseguire in quel cammino di evoluzione del prodotto ceramico italiano, che rappresenta uno dei nostri tratti salienti”.
Aldo Colonetti, coordinatore dell’iniziativa, ha esordito lodando la “sete di conoscenza” dei designer che servirà a trasformare il mondo della ceramica e ad esaltarne il massimo impegno nella ricerca di nuovi prodotti”. Colonetti ha poi proseguito sottolineando la stimolante “apertura” di Confindustria Ceramica verso giovani professionisti che “rappresentano” il nostro domani.
Ha poi preso la parola Luisa Bocchietto presidente di ADI, (Associazione Design Italiano) che ha illustrato al numeroso pubblico presente in sala l’azione di ADI a favore della promozione del design italiano nel mondo.” Fiore all’occhiello il “Compasso d’oro”, che ogni 3 anni seleziona e premia i prodotti di design industriale più significativi.
Luisa Bocchietto ha poi lanciato l’idea di “creare un osservatorio tematico in sede ADI sulla ceramica italiana perché la componente di design di questi prodotti italiani è sempre più elevata”.
Beppe Finessi, docente di Progettazione al Politecnico di Milano, storico e teorico del design, nel suo intervento ha illustrato i cambiamenti del design in questi ultimi 4 lustri.

“Alla fine degli anni ’80 si pensava che il design fosse arrivato nel pieno della maturità considerato che i vari Munari, Zanuso, Castiglione avevano dato tanto e speso, in energie, molto. Si avvertiva quindi la necessità di cambiare, di intraprendere nuovi percorsi.

Ed ecco apparire all’orizzonte design come Marco Ferreri, Fabio Castiglioni che hanno saputo illuminare il periodo successivo. Spiriti liberi, usciti anche dalle esperienze di mercato”. Ci sono poi stati esempi di interessanti configurazioni aziendali – ha proseguito Finessi- che grazie all’impegno economico di diversi “mecenati” dell’industria hanno permesso di immaginare prima e di creare poi “palestre – laboratorio” per questi nuovi artisti: “Il Salone satellite”, “La Palestra di Opos”, “L’Azienda Pandora” per citarne alcuni, che hanno permesso ai giovani di lavorare e di mostrare il frutto del loro operare”.
Protagonisti della manifestazione, alcuni giovani designer già affermati nel mondo della produzione.
Paolo Ulian è più di ogni altro il design che ha raccolto il testimone da Ferreri e Bortolani. Giovanissimo, viene chiamato da Enzo Mari a collaborare nel suo studio a Milano. La sua creatività si manifesta nella ferma volontà di “dare gli oggetti un valore in più, caricarli di un messaggio che possa influire sul pensiero delle persone”.
Giulio Iacchetti, vincitore del “Compasso d’Oro” nel 2001, ha illustrato le sue “ossessioni”per progetti che sappiano essere democratici, vale a dire alla portata di tutti. Il design inteso quindi non come simbolo del lusso e invidiato per la sua inaccessibilità, ma oggetti di qualità a prezzi equi. Ne fa fede l’esposizione e la vendita dei suoi articoli nelle Coop di tutt’Italia.
Diego Grandi, vive e lavora a Milano. Si dedica all’”interior” e al “surface design”ha promosso una ricerca nel campo del “visual-design”. Nel 2002 ha creato DGO, studio di progettazione di “interior” e “product design”. Dal 2003 collabora con aziende ceramiche con le quali sviluppa una ricerca e sperimentazione sul trattamento delle superfici. Al convegno ha mostrato una sorprendente collezione di tappeti satellitari e tessuti biologici.
Lorenzo Damiani, laureato in Architettura, vincitore nel 1998 del “Compasso d’oro”, ha illustrato l’imperativo categorico di designer: ogni progetto deve avere un perché quindi, ricerca, sperimentazione, innovazione, semplicità e negoziazione a vari livelli. Nella Mostra Ceramic Tiles of Italy_Architectural Food che viene ospitata al Centro servizi, Damiani ha presentato una sua opera:“Natural Bar”.

Infine Odoardo Fioravanti, “l’enfant prodige” di questa nuova generazione, ha fatto sua una affermazione di Munari: osservare a lungo, capire profondamente, fare in un attimo.
Dal ’98 si occupa di “industrial design” con la ferma volontà di ricondurre le diverse discipline ad una materia continua. Svolge anche l’attività di pubblicista per riviste del settore design cercando di esplorare le nuove frontiere del design come disciplina.