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Vivere in villa: Mercatello in età romana

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Come sempre, sono gli oggetti a parlare. Zappe, falcetti, coltelli, attrezzi e utensili che rimandano ai gesti della vita agraria e tracciano il quadro di un complesso rustico di età romana alle pendici dell’Appennino bolognese. Pare quasi di sentirli i suoni della vita dei campi, il campanaccio dei buoi, l’attrito della macina in pietra, il cigolio del torchio, lo sgocciolare del vino mentre si osserva la piana dove è stata rinvenuta la villa rurale di Mercatello di Serravalle.

Una struttura residenziale e produttiva abitata per più di mezzo millennio, dal I secolo a.C. al V-VI d.C. Alla sua storia è dedicata la mostra “Vivere in villa: Mercatello in età romana”, al via dal 28 settembre 2008 all’Ecomuseo della vite e del vino di Castello di Serravalle.
L’esposizione offre uno spaccato della vita e dell’ambiente di un insediamento rustico di età romana attraverso alcuni manufatti tipici della vita contadina antica riemersi dai recenti scavi.

Star del percorso è certamente un grande dolio di IV secolo, rinvenuto in ottimo stato di conservazione e pertinente ad un impianto per la produzione del vino (turcularium). La sua capacità, calcolata attorno ai mille litri, pari a circa 40 anfore (1 amphora = litri 26 ca.), lo colloca tra quelli di maggiori dimensioni, come quelli per vino o granaglie citati da Catone e Columella. Come spesso accadeva nei contenitori di queste dimensioni, anche questo dolio subì un collassamento prima della cottura, cui si ovviò con l’infissione di grappe e risarciture in piombo, perfettamente visibili.

Molto grande doveva essere anche un secondo dolio, più antico, di cui è stato rinvenuto solo un frammento con inciso un numerale. L’incisione, oltre ad indicare una capacità di 42 amphorae, denota una certa arcaicità e permette di datare il dolio entro il I secolo d.C.
Assai significativi sono i rinvenimenti di una macina in pietra per la molatura del grano, di una piccola fornace per la produzione di ceramica e di un campanaccio in bronzo (tintinnabulum) che, ieri come oggi, pendeva al collo delle bestie per segnalarne il movimento.
Le indagini archeologiche hanno evidenziato almeno quattro fasi edilizie del complesso, caratterizzate da trasformazioni che, seppur rilevanti, non hanno modificato la vocazione residenziale e produttiva del complesso. Dal piccolo edificio rustico di età repubblicana (I sec.a.C.), con mura in legno e mattoni crudi, si passa agli ampliamenti del I secolo d. C., quando alla costruzione di un nuovo settore ad uso residenziale del dominus (pars urbana), con pavimenti in cocciopesto ed acqua corrente, si affianca una pars rustica con vani in parte porticati adibiti a granaio. La profonda crisi che nel III secolo d.C. attanaglia il mondo antico si legge anche nel sito di Mercatello. Distrutto da un incendio di vaste proporzioni, il complesso viene restaurato solo in parte, con un netto ridimensionamento. Nell’ultima fase di vita, la villa mostra una decisa contrazione: il granaio diventa spazio abitato -come dimostra la presenza di un grande focolare- mentre la pars urbana viene trasformata in area adibita alla produzione di vino e ceramica.

La mostra è curata dagli archeologi Paola Desantis e Nicola Raimondi ed è promossa dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e dal Comune di Castello di Serravalle in collaborazione con l’Ecomuseo della vite e del Vino, e con il sostegno di Società Immobiliare PRIMM di Modena. Al termine della mostra, i reperti entreranno a far parte dell’esposizione permanente dell’Ecomuseo.