“E’ necessario dare piena attuazione alle leggi 194 e 405 affinché i consultori siano un reale punto di riferimento per la salute delle ragazze
e delle donne, per sostenere la loro libertà di scelta in materia di procreazione responsabile”. Lo sostiene un ordine del giorno presentato dai
consiglieri del Pd Emanuela Torchi, Gabriele Zaniboni, Nadia Musolesi e Anna Pariani e approvato ieri dal Consiglio provinciale con 12 voti favorevoli (PD) 3 astenuti (Sd, PdCi), e 7 contrari (FI-PdL, An-PdL, GdL); il capogruppo di Rifondazione comunista, Sergio Spina, non ha partecipato al voto.
Il documento è stato presentato in occasione della redazione, da parte della Regione, delle “Linee di indirizzo per i piani di zona per la salute e il benessere sociale per una piena allocazione della 194/78”. Nell’odg si chiede, tra l’altro, che venga implementato il “fondo nazionale per i consultori in modo che siano presenti in modo diffuso su tutto il territorio nazionale; che venga istituito un apposito finanziamento all’interno del fondo nazionale per le politiche sociali, volto a sostenere le donne nella loro scelta di procreazione responsabile, promuovendo il loro accesso o la permanenza al lavoro, alla casa, e a rimuovere le cause che le porterebbero alla interruzione della gravidanza, offrendole sostegno sia durante la gravidanza, sia dopo il parto”.
Il testo chiede inoltre che “consultori e servizi sociali possano avvalersi della collaborazione
volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, in grado di aiutare le maternità difficili, anche dopo la
nascita”. Infine, chiede che non venga messo in discussione “l’indispensabile ruolo del medico a sostegno della libertà di scelta della
donna”.
Sullo stesso argomento Vania Zanotti (Sd), Sergio Spina (Rc) e Alfredo Vigarani (Verdi) hanno presentato un altro ordine del giorno che non è stato però accolto con 4 voti favorevoli (Rc, PdCi, Sd), 12 astenuti (Pd), 6 contrari (FI-PdL, An-PdL, GdL).
L’odg chiedeva ”chiarezza circa l’attivazione di eventuali indagini sulle motivazioni che portano le donne a richiedere l’Ivg, perché vale il
principio di autodeterminazione delle donne” e, tra l’altro,”che “non venga delegata al settore sociale una competenza specifica del personale
sanitario”.