Riaprono le scuole, con un rito che si ripete ogni anno. Qualcosa di antico che propone sempre qualcosa di nuovo. Nonostante internet e la tv, i teatri e i concerti rock, le biblioteche e i musei, le mostre e le rassegne tematiche, la scuola resta la principale istituzione culturale di un Paese moderno. E la sua forza deriva dal rapporto umano diretto e quotidiano, tra insegnanti, allievi e genitori, tra giovani e ragazze, tra persone di origini, etnie e culture diverse, così come prevede anche la nostra Costituzione.
Il cuore e la guida di tutto ciò sono i professionisti della scuola. Buoni insegnanti, quasi sempre vuol dire buona scuola. Insegnanti inadeguati e demotivati vuol dire il contrario.
Grembiuli e voti, orari e corsi, curricula e materie, edifici e servizi contano, ma mai quanto la motivazione e la professionalità di chi lavora per la scuola.
E’ per questo, per la motivazione e la professionalità di tanti docenti, educatori e dirigenti, che la scuola reggiana complessivamente è sana e forte, come la società di cui è espressione. Ma è anche vero che a Reggio Emilia si è investito e si investe tanto nella scuola e nell’educazione: 20 milioni di euro ogni anno per garantire a tutte le bambine e i bambini il diritto all’istruzione fin dai primi mesi di vita, 290 nuovi posti nei Nidi e scuole d’infanzia realizzati nell’ultimo anno; diversi milioni euro ogni anno per l’edilizia scolastica e sportiva; 70 educatori per aiutare il processo di autonomia degli alunni diversamente abili; 550 ragazzi accolti quotidianamente nei Get e negli Agorai pomeridiani anche per rispondere a quelle esigente di tempo pieno a cui lo Stato non ha saputo dare risposta.
A Reggio Emilia, per ragioni diverse, ci sono esperienze di grande valore, realizzate da scuole statali, comunali e anche private. Nella nostra provincia e regione la razionalizzazione nell’uso delle risorse – a partire dalle risorse umane – è in corso da tempo. Questo governo, che tanto parla di federalismo, dovrebbe cominciare a valutare le economie e l’efficienza che la scuola ha già realizzato in alcune realtà, come l’Emilia Romagna, e non ha realizzato altrove.
Usare meglio le risorse investite nella scuola, come in ogni altro settore della vita pubblica, è un dovere di ciascun amministratore e politico, a partire dal ministro. Ma non può esservi gloria per un ministro che taglia le risorse per l’istruzione, per metterle chissà dove, perché questo, ogni buon Ragioniere dello Stato è in grado di farlo.
Mi pare alquanto paradossale che, con una massiccia campagna pubblicitaria, si tenti di far credere che la riduzione di 87mila docenti e il taglio di 8 milioni di euro nei prossimi tre anni o il ritorno al maestro unico e al voto in condotta, possano costituire una cura risolutiva ai problemi del sistema scolastico.
Vorrei mettere in guardia soprattutto i genitori e l’opinione pubblica affinché non si lascino ammaliare da queste sirene della comunicazione. “Non si fanno le nozze con i fichi secchi”, come recita un antico proverbio. La politica che serve è un’altra.
La scuola italiana deve ritrovare un ruolo e un’anima, ma può farlo solo se capace di motivare gli insegnanti e gli studenti, se è in grado di riconoscere e premiare la professionalità docente e di qualificare o sanzionare quella che non c’è, di ridefinire la propria funzione sociale, oltre che culturale, di disporre di maggiori e non minori risorse economiche. La scuola italiana può ritrovare se stessa se è in grado di rivedere la formazione, il reclutamento e l’aggiornamento degli insegnanti, per far fronte a compiti formativi, che diventano sempre più complessi e per rimuovere gli ostacoli che rendano effettive le pari opportunità. E’ un passaggio che non va fatto sulla testa del personale della scuola a colpi di decreti o con bruschi ritorni a un passato che non esiste più, ma valorizzando e prendendo come esempio le migliori esperienze – e ce ne sono tante – che a prescindere dai ministri di turno, dalle riforme e controriforme, la scuola ha saputo realizzare in questi ultimi 40 anni. E’ con questo auspicio che rivolgo ad alunni, insegnanti e famiglie gli auguri di buon lavoro e, per quanto possibile, di un sereno anno scolastico.
Iuna Sassi
Assessore a Scuola Università e Giovani
Comune di Reggio Emilia