L’assessore all’Istruzione della Provincia, Paolo Rebaudengo, ha partecipato questa mattina all’incontro convocato in Prefettura a seguito
della dichiarazione dello stato di emergenza da parte dei sindacati. Erano presenti le organizzazioni sindacali della scuola (Cgil, Cisl, Uil e Snals) e del coordinamento dei dirigenti scolastici e il dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale (Usp) Vincenzo Aiello.
Rebaudengo ha espresso le preoccupazioni delle comunità bolognesi per la carenza di insegnanti: 14 sezioni statali della scuola dell’infanzia prive
di docenti per il tempo scuola pomeridiano e 2 prive del tutto di docenti; mancanza di 120 docenti di inglese (materia obbligatoria) nelle scuole primarie, di 52 docenti nella secondaria di primo grado e di 35 nella
secondaria di secondo grado, principalmente per le lingue straniere, persino in istituti in cui le lingue sono fondamentali per la professione
alla quale i giovani vengono preparati, come la scuola alberghiera.
A rischio la stessa esistenza dei corsi di studio per gli studenti lungodegenti in ospedale, non essendo state assegnate le 8 cattedre necessarie, e dei corsi elementari e medi in carcere (mancano i 7 docenti).
Per la prima volta non potranno essere formate le classi necessarie per consentire la frequenza a tutti gli adulti iscritti alle scuole serali,
mancando almeno 8 cattedre. Infine, nessun posto è stato assegnato per dare continuità alle attività degli istituti nel campo della lotta al bullismo e alla promozione del “benessere nella scuola”, e ad attività di rilievo come il “Progetto Marconi”, nato per iniziativa dello stesso Usp per lo sviluppo delle tecnologie didattiche, con una rete per la crescita del sistema scuola di tutto il territorio bolognese.
A questo quadro si aggiungono le troppo numerose reggenze nelle scuole prive di un dirigente scolastico.
Il dirigente dell’Usp ha rinviato a sabato una risposta concreta, non nascondendo di poter contare su scarsissime risorse.
Vista la situazione, Rebaudengo ha rilevato che «il nuovo anno scolastico a Bologna e provincia, ove non si provveda con urgenza, partirà all’insegna
dell’incertezza, della precarietà, e dell’arretramento nella qualità della scuola.
Un’incertezza aggravata dalla inconciliabilità del “maestro unico” per classe a 24 ore di presenza settimanale previsto dal decreto del 1°
settembre con il tempo pieno, largamente e strutturalmente praticato nella scuola primaria bolognese nel quadro di una lunga pratica pedagogica che ha contribuito allo sviluppo sociale ed economico del territorio.
La comunità scolastica bolognese, con i suoi 100.000 studentesse e studenti (3.000 in più rispetto allo scorso anno), di cui 12.000 immigrati, ha bisogno di guardare con fiducia al futuro della scuola e alla sua efficacia. Ha bisogno di investimenti in strutture, laboratori, palestre; ha bisogno di miglioramento delle retribuzioni dei docenti, di minore precarietà e discontinuità didattica, di sostegno per i giovani disabili, di politiche specifiche per l’inclusione dei ragazzi e ragazze immigrate.
E ha bisogno di essere rimotivata: ogni spreco individuato, ove riconosciuto, va tagliato e ogni euro così risparmiato va, moltiplicato
almeno per due, investito nella scuola».