«Grazie al dinamismo del nostro tessuto economico, a Modena il tasso di disoccupazione è di gran lunga inferiore alla media nazionale, non solo per i neolaureati: volendo quindi analizzare l’efficienza del sistema universitario credo sia necessario analizzare le tipologie dei lavori che i nostri giovani vanno a svolgere dopo la laurea, soprattutto per valutare la coerenza tra i percorsi di studio e le necessità del mercato del lavoro».
E’ questo il commento dell’assessore provinciale al Lavoro Gianni Cavicchioli a proposito dei dati dell’indagine condotta dal Consorzio interuniversitario AlmaLaurea pubblicati nei giorni scorsi sull’occupazione dei neolaureati.
«Definire poi “più ricchi“ lavoratori che guadagnano mediamente poco più di 1.000 euro al mese mi sembra eccessivo – continua Cavicchioli – e credo sia sbagliato definirli “meno poveri” quando la differenza è di soli 60 euro in una città come Modena che ha un costo della vita tra i più alti a livello nazionale». Ciò che lascia più perplesso Cavicchioli sono le tabelle con le analisi per Facoltà «che riportano dati molto eterogenei e contradditori. Non credo sia particolarmente positivo in termini di orientamento far passare il messaggio che un laureato in Scienze della Formazione guadagna più di un laureato in Ingegneria: immagino non si sia tenuto conto delle tipologie contrattuali, particolarmente diversificate sui primi avviamenti e dove la presenza di contratti a progetto è particolarmente diffusa».
Tornando ai numeri, secondo Cavicchioli il livello retributivo è conseguente del lavoro che viene svolto, non al titolo di studio. «Solo questa chiave di lettura può dare adeguate spiegazioni e sviluppare interventi in termini di orientamento professionale. Sarei ben felice di avviare una collaborazione con Almalaurea mettendo a disposizione i dati che obbligatoriamente transitano attraverso i Centri per l’impiego e che rilevano sia le tipologie dei contratti che le mansioni con le quali si avvia il rapporto di lavoro».
L’assessore sottolinea infine il dato sulle differenze di retribuzione tra donne e uomini. «C’è sicuramente una componente “di genere” – afferma Cavicchioli – ancora da superare, ma la causa maggiore ritengo sia la prevalenza di donne, soprattutto se laureate in materie umanistiche che, a volte per scelta ma più spesso per necessità, si “adattano” più degli uomini, almeno in fase di primo inserimento, a svolgere lavori di segretariato o comunque mansioni d’ordine che comportano contrattualmente retribuzioni medio-basse».