La manovra finanziaria 2009, presentata dal governo Berlusconi, ha le caratteristiche di una manovra depressiva sull’economia e la società, inadeguata ad affrontare i problemi del Paese.
Ponendo in gravi difficoltà gli enti locali, si creano nuovi problemi ai cittadini e alle famiglie che vivono una situazione, soprattutto per quanto riguarda le fasce più deboli della popolazione, drammatica e priva di prospettive per il futuro.
Da questa manovra di bilancio escono colpiti i lavoratori, i pensionati, le famiglie, il ceto medio, e non sono indicate previsioni positive che consentano di alleviare gli effetti pesanti di una crisi internazionale e nazionale che falcidia i redditi, il potere d’acquisto e mette pericolosamente in discussione la coesione sociale.
La Finanziaria del Governo fa crollare la spesa per investimenti che, è bene ricordare, è per il 70 per cento effettuata dagli enti locali, con buona pace delle auspicate nuove prospettive di sviluppo economico e sociale, di un aumento della competitività del Paese affinché si allinei a quella degli altri Paesi europei.
Non solo. I tagli alla spesa corrente e dunque anche alla spesa sociale, per meccanismi tecnici burocratici e iniqui, si risolvono in un generico ‘colpire nel mucchio’, producendo un anomalo e paradossale risultato: si mettono in sofferenza gli enti locali amministrati in modo più virtuoso.
Il Sole-24Ore, che non può certo essere tacciato di inutili allarmismi, ha ben evidenziato il 12 agosto come il tecnicismo della Finanziaria si traduca – e fa l’esempio appunto di Comuni virtuosi – in una stretta da 80 milioni di euro per Brescia, da 60 milioni per Reggio Emilia, da 21 milioni per Arezzo, tutte Amministrazioni con bilancio in positivo.
Insomma, le nuove norme previste nel Patto di stabilità di fatto premiano le Amministrazioni in rosso e penalizzano quelle con bilanci postivi.
Si impedisce così ai Comuni virtuosi di continuare a investire, intaccando tra l’altro principi fondamentali di autonomia politica e finanziaria.
Infatti non è possibile teorizzare sul federalismo fiscale e, nello stesso momento, introdurre regole tecniche che sfuggono al dibattito e di fatto colpiscono al cuore l’autonomia finanziaria degli enti locali virtuosi.
La classifica tra ‘buoni’ e ‘cattivi’ degli enti locali non dipende più da corrette valutazioni sui conti in ordine, sul rispetto delle norme esistenti, ma da cambiamenti tecnici sulle basi di calcolo del Patto di stabilità.
L’importo a carico dei Comuni è complessivamente molto alto e obbliga per il 2009 una riduzione di un miliardo 350 milioni di euro, che passeranno a 2 miliardi 200 milioni nel 2010 e a 3 miliardi 900 milioni nel 2011.
Il Comune di Reggio, che nel 2007 è stato fra i Comuni capoluogo il secondo per virtuosismo in Italia, con un saldo di competenza mista (se si tiene conto anche delle riscossioni delle alienazioni mobiliari e immobiliari) di 54,5 milioni di euro, con il nuovo meccanismo del Patto di stabilità si trova in grosse difficoltà nonostante la situazione di cassa sia estremamente positiva e gli indicatori di bilancio siano migliorati con una diminuzione dell’indebitamento e una maggiore autonomia finanziaria.
Di fronte a questa assurda ed insostenibile situazione, il Comune di Reggio di concerto con numerose altre Amministrazioni locali virtuose, darà vita in breve tempo ad iniziative adeguate di protesta affinché si producano nella discussione parlamentare modifiche sostanziali alla Finanziaria 2009.
Di certo, l’Amministrazione comunale di Reggio Emilia non sarà disponibile a vedere ridotta la capacità di rispondere ai bisogni sociali della popolazione, poiché questi bisogni e i relativi servizi sociali non sono assolutamente comprimibili in una realtà così dinamica e in profonda trasformazione, come quella reggiana.
Franco Ferretti
Vicesindaco e assessore al Bilancio del Comune di Reggio Emilia