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Arriva a Pavullo la chitarra di Alex De Grassi

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Chitarrista acustico dal nobile lignaggio, balzato agli onori delle cronache alla fine degli anni ’70 all’interno della fucina Windham Hill di William Ackerman, Alex De Grassi può essere a buon diritto considerato uno dei più importanti chitarristi della tradizione bianca americana. L’appuntamento con le sue ‘6 corde’ è per questa sera, domenica 17 agosto, a partire dalle ore 21, al Teatro Walter Mac Mazzieri di Pavullo.

Il concerto, organizzato in collaborazione con il Baluardo della cittadella di Modena e con il Modena Jazz Club, rientra nel cartellone degli apputamenti di “Arte a 6 corde”, il Festival Chitarristico Internazionale promosso dal Laboratorio Musicale del Frignano e dai Comuni e la Provincia di Modena.
Un tradizione chitarristica, quella a cui appartiene Alex De Grassi, che cresce a partire da John Fahey, per passare da Robbie Basho e arrivare a Michael Hedges, in una guitar music dove hanno convissuto e convivono stili diversi, tutti equidistanti da folk e blues tradizionali.
Tecnica cristallina, armonie libere ma raramente dissonanti, attenzione per la melodia tratteggiata a brevi pennellate, prodigiosa diteggiatura soprattutto nella mano destra che gli consente mai esibiti virtuosismi, grande ricchezza nelle scelte timbriche e ritmiche: questo è De Grassi, il più “impressionistico” dei chitarristi americani.
Il concerto comprenderà il repertorio storico di De Grassi, partendo a ritroso da una delle ultime raccolte, quel Bolivian Blues Bar (Narada, 1999) che include standard jazz e blues come “It’Aint Necessarily So” di Gershwin o “Goodbye Pie Pork Hat” di Mingus. Ma non è questo il “vero” De Grassi: la scaletta prevede poi uno dei suoi migliori dischi, Watergarden (Tropo, 1998), da cui vengono estratti “Another Shore” e “Down Below” tanto per citarne un paio. Ma non mancheranno salti nel passato come “Turning” o la celtica “Inverness”.
De Grassi non è un mero esecutore o assemblatore di materiali; al contrario è un musicista vero, che assimila ed elabora repertori sulla base di un proprio stile, riconoscibilissimo: jazz, blues, new age, ma soprattutto classica (Debussy e Grieg su tutti) sono gli orizzonti interiorizzati nella sua contemporary guitar.
Il concerto è a pagamento: prenotazioni presso la segreteria organizzativa del Festival “Arte a 6 corde”.

“Arte a 6 corde” è il Festival Chitarristico Internazionale diretto dal maestro Andrea Candeli che giunge quest’anno alla sua quinta edizione, rivelando una dimensione di grande partecipazione e successo, confermata dalla brillante riuscita delle precedenti esperienze. Il Festival infatti ha saputo interessare e coinvolgere un ampio pubblico di chitarristi e di semplici appassionati, attraverso una nuova chiave di lettura del mondo delle sei corde che costituisce la premessa e l’elemento caratterizzante di questa iniziativa.

Anche questa quinta edizione si contraddistingue per la programmazione vivace e accattivante, con concerti tenuti da riconosciuti e stimati artisti, conferenze, master class. Uno spazio particolare è riservato ai giovani chitarristi, attraverso stages di perfezionamento e, soprattutto, offrendo loro la possibilità di esibirsi in concerto.
Ancora una volta la splendida cornice dell’Appennino modenese offre il contesto privilegiato per questa iniziativa, nel costante impegno a valorizzare una terra da sempre ospitale, ricca di storia e di cultura, in cui musica e arte si incontrano naturalmente.

Chitarre in mostra con ‘Arte a 6 corde’
Celebrare una delle realtà artigiane più interessanti del territorio emiliano e non solo: oggi, 17 agosto, dalle 14.30 alle 19.00, presso lo Spazio Culturale Evasione di Pavullo, si potranno guardare e suonare chitarre realizzate a mano su ordinazione da autorevoli rappresentanti del mondo dell’arte della liuteria.
Anche quest’anno, nell’ambito del Festival “Arte a 6 corde”, sarà possibile ammirare una selezione di chitarre folk dalle corde in acciaio: grazie all’aiuto dei maestri che metteranno a disposizione degli appassionati chitarristi le loro migliori creazioni, ne potremo riconoscere il timbro, ammirare i dettagli costruttivi, scoprire le peculiarità che le rendono un’opera d’arte. In esposizione, e a disposizione di chi volesse toccare e provare, alcuni esemplari – in tutto una decina di strumenti – della produzione contemporanea di tre botteghe che hanno saputo portare la tradizione artigiana modenese all’attenzione del mondo: quella di Paolo Corani, di Lorenzo Frignani e dei Fratelli Lodi. Gli strumenti saranno a disposizione dei visitatori che potranno suonarli e confrontarli, mentre gli artigiani apriranno al pubblico i segreti e la passione di una tradizione secolare.
Paolo Coriani, Lorenzo Frignani e i Fratelli Lodi sono tre maestri liutai modenesi con un’autorevole esperienza artigianale nell’ambito della costruzione di strumenti a pizzico. Insigniti di riconoscimenti nazionali e internazionali, autori di ricerche e pubblicazioni, collezionisti ed esperti del settore da oltre vent’anni coltivano un’eccellenza che ha ottenuto molti riscontri nel mondo. “Il mestiere del liutaio – spiega Lorenzo Frignani – fa parte di una tradizione antica che ha saputo evolversi e conquistare una dimensione rilevante anche nel mondo moderno, una dimensione che pochi conoscono ma che fa parte del nostro patrimonio culturale”.