È la scrittrice Caterina Bonvicini, con il romanzo “L’equilibrio degli squali”, pubblicato per i tipi della Garzanti, la vincitrice della tredicesima edizione del Premio letterario “Frignano”, che ha segnalato come opera prima il romanzo di Paolo Giordano “La solitudine dei numeri primi”, edito da Mondadori e recente vincitore del Premio Strega e del Campiello opera prima. I premi – 5.000 euro alla vincitrice e 1.500 all’autore del libro segnalato – saranno consegnati ai vincitori sabato 23 agosto nel corso di una cerimonia a Pievepelago.
La più prestigiosa manifestazione letteraria dell’Appennino modenese, nata nel 1959 e che ha visto fra i fondatori il critico Carlo Bo, è organizzata dal Comune di Pievepelago in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, l’Accademia “Lo Scoltenna” e con il Patrocinio della Provincia di Modena. Come già dal 2005, anche quest’anno il Frignano ha ottenuto il prestigioso riconoscimento del Presidente della Repubblica, la Medaglia per la Cultura.
La partecipazione al Premio era riservata a opere narrative di autori italiani viventi edite tra il maggio 2007 e il maggio 2008, che potevano essere presentate dagli autori stessi, da editori o proposte dalla giuria, di cui Arrigo Levi è presidente onorario. Gli altri componenti sono Franca Baldelli, Roberto Barbolini, Alberto Bertoni, Michelina Borsari, Stefano Calabrese e Giuseppe Pederiali.
“Quest’ anno abbiamo ricevuto trentacinque opere – spiega Michelina Borsari coordinatrice della giuria – la maggior parte delle quali di grande qualità. Le case editrici italiane, sia grandi che piccole, hanno mandato i loro pezzi migliori e questo è un segno di importante riconoscimento per il Premio “Frignano”. Editori di rilievo come Garzanti, Mondadori e Rizzoli non sono voluti mancare all’appuntamento con il premio giunto alla sua tredicesima edizione. Anche quest’anno, come ormai succede da qualche tempo, ci si è presentata di fronte una certa omogeneità tematica, che ha posto al centro di molte opere la solitudine, l’isolamento degli affetti, la trasformazione contemporanea della sfera intima, delle sue tappe e delle sue figure. Insieme a questa linea narrativa che ha dato voce alle esperienze estreme dell’interiorità, se n’è presentata un’altra più attenta invece alle vicende esterne, ai prodotti della marginalità, delle nuove borgate, degli stadi, delle esistenze trash. Entrambe cercano di cogliere le asprezze del presente, senza giustificarle o giudicarle, ma tentando di addomesticarle con la scrittura e di restituirne una descrizione dall’interno.
Caterina Bonvicini nel suo “L’equilibrio degli squali” – prosegue Michelina Borsari – accompagna i lettori negli abissi della solitudine e della depressione, che la protagonista attraversa, come in un viaggio di formazione, senza poter contare su quella pinna direzionale che riesce a mantenere nel giusto equilibrio il famoso predatore marino. Esistenze che si sfiorano ma che non si saldano, in cui l’arte di dare e ricevere amore è il premio di una difficile avventura attraverso la profondità inafferrabile di sé e degli altri. La Bonvicini è capace di pagine di grande intensità, dove gli elementi del paesaggio contemporaneo – tecnologico e metropolitano – si fondono con la nuova mappa delle prove sentimentali che la protagonista del romanzo deve superare per giungere alla speranza dell’amore”.
Il tema dell’isolamento, della solitudine che non è una forma patologica ma quasi una specie di destino, nel libro segnalato come migliore opera prima, è addirittura espressa nel titolo.
“Nel romanzo di Paolo Giordano che è il caso letterario della stagione – continua Michelina Borsari – i numeri primi sono persone accomunate da un soltitudine ‘destinale’ proprio come quella di questi numeri che non condividono elementi comuni con nessun altro. Il libro inizia con due racconti molto incisivi, due vicende drammatiche che coinvolgono i protagonisti da piccoli e che ne segneranno le esistenze. Circondati da vite comuni di adolescenti persi dietro rituali violenti e inconsistenti, queste due biografie si troveranno legate, ma solo come lo possono essere i numeri primi, cioè senza una possibile fusione, senza poter evadere dalla propria singolarità. Quasi che la salvezza consistesse nello stare da soli, nel tener fuori il mondo, nel rendersi totalmente autonomi. C’è davvero qualcosa di importante in questo romanzo che sa cogliere la cifra sentimentale di quello che in termini socio-economici chiameremmo individualismo contemporaneo”.
L’equilibrio degli squali
Un romanzo sulla solitudine, un romanzo etologico: lo squalo diventa un modello comportamentale, oltre che un simbolo. Il padre di Sofia vive lontano dalla figlia: è attratto dagli squali, che studia e fotografa con passione, avvicinandosi a loro senza gabbia di protezione, con coraggiosa incoscienza. Vive tra Sudafrica e Australia e resta in contatto con Sofia via mail, le racconta i suoi incontri da brivido e le manda videomessaggi spettacolari dal fascino unico.
Anche le persone che Sofia incontra – a cominciare da suo marito Nicola – sono affascinanti come gli squali, e possono avere reazioni ugualmente pericolose, anche se molto diverse. Perché una sera in Nicola esplode una furia distruttiva incontenibile, e lei dovrà ricominciare da zero. Magari con Arturo, gentile ma depresso, o Marcello, fra appuntamenti clandestini e attacchi di panico. Intanto, da una scatola di vecchie lettere riemerge la memoria della madre di Sofia, morta tanti anni prima: una donna ribelle e inquieta, lontana dal mondo avventuroso del marito ma tentata da abissi non meno profondi.
Attraverso una metafora di grande suggestione, Caterina Bonvicini racconta la maturazione di una giovane alle prese con la sua fragilità e la fragilità di tutti noi, con quel vuoto e quella ferita che ci portano ad aggredire anche chi amiamo di più. Raccontato con ironica consapevolezza e lo stile maturo e convincente dello scrittore autentico, L’equilibrio degli squali è un romanzo sulla solitudine e sull’amore, sull’amicizia e sulla passione, sulla follia e sul male di vivere.
Caterina Bonvicini è nata a Firenze il 27 novembre 1974. E’ cresciuta e ha studiato a Bologna, dove si è laureata in Lettere Moderne. Fino al 2006 ha abitato a Torino. Attualmente, vive e lavora a Roma. Oltre a “L’equilibrio degli squali” (già Premio Rapall o Carige), che è in corso di traduzione in diversi paesi europei, come la Francia (Editiions Gallimard), la Germania (Fisher Verlag) e la Spagna (Alfaguara), ha pubblicato “Penelope per gioco” (Einaudi, 2000), “Di corsa” (Einaudi 2003). E’ autrice anche di una raccolta di racconti, “I figli degli altri” (Einaudi, 2006). Recentemente ha iniziato a scrivere anche per i bambini e ha pubblicato un romanzo per ragazzi, “Uno due tre liberi tutti!” (Feltrinelli, 2006). Ha partecipato a diverse antologie fra cui “Principesse Azzurre” (Mondadori, 2004) e “Ragazze che dovresti conoscere” (Einaudi, 2004).
La solitudine dei numeri primi
Alice è una bambina obbligata dal padre a frequentare la scuola di sci. È una mattina di nebbia fitta, lei non ha voglia, il latte della colazione le pesa sullo stomaco. Persa nella nebbia, staccata dai compagni, se la fa addosso. Umiliata, cerca di scendere, ma finisce fuori pista spezzandosi una gamba. Resta sola, incapace di muoversi, al fondo di un canalone innevato, a domandarsi se i lupi ci sono anche in inverno. Mattia è un ragazzino molto intelligente con una gemella ritardata, Michela. La presenza costante della sorella umilia Mattia di fronte ai suoi coetanei e per questo, la prima volta che un compagno di classe li invita entrambi alla sua festa, Mattia abbandona Michela nel parco, con la promessa che tornerà presto da lei. Questi episodi iniziali, con le loro conseguenze irreversibili, saranno il marchio, lo stigma, impresso a fuoco nelle vite di Alice e Mattia, adolescenti e infine adulti. Le loro esistenze si incroceranno, e si scopriranno strettamente uniti, eppure invincibilmente divisi. Come quei numeri speciali, che i matematici chiamano “primi gemelli”: due numeri primi separati da un solo numero pari, vicini ma mai abbastanza per toccarsi davvero. Un romanzo d’esordio che alterna momenti di durezza e spietata tensione a scene rarefatte e di trattenuta emozione, di sconsolata tenerezza e di tenace speranza. Mattia e Alice, i protagonisti di questo romanzo, sono così, due persone speciali che viaggiano sullo stesso binario ma destinati a non incontrarsi mai. Sono due universi implosi, incapaci di aprirsi al mondo che li circonda, di comunicare i pensieri e i sentimenti che affollano i loro abissi. Due storie difficili, due infanzie compromesse da un pesante macigno che si trascina nel tempo affollando le loro fragili esistenze fino alla maturità. Tra gli amici, in famiglia, sul lavoro, Alice e Mattia, portano dentro e fuori di sé i segni di un passato terribile. La consapevolezza di essere diversi dagli altri non fa che accrescere le barriere che li separano dal mondo fino a portarli a un isolamento atrocemente arreso.
Paolo Giordano, rivelazione del 2008, vincitore del Premio Strega e del Premio Campiello opera prima, è nato a Torino nel 1982, dove non ha seguito studi “lettarari”. Laureato in Fisica teorica delle interazioni fondamentali, attualmente ha una borsa di dottorato nell’Università della sua città natale. “La solitudine dei numeri primi”, già un grandissimo successo nelle librerie, è il suo primo libro.