“E’ sempre più diffusa la consapevolezza che i prodotti agroalimentari reggiani, per quanto qualitativamente di grande valore, debbano trovare nuovi sbocchi sui mercati internazionali, se vogliamo garantire alle filiere produttive quei margini di redditività che da alcuni anni sono venuti a mancare, per effetto della sempre più precaria situazione economica delle famiglie italiane”.
E’ quanto afferma l’assessore provinciale all’Agricoltura Roberta Rivi, nel presentare uno strumento che potrebbe rivelarsi di fondamentale importanza per raggiungere i mercati esteri. Si tratta di una banca dati sui paesi esteri per la cui messa a punto gestione l’assessorato Agricoltura della Provincia ha incaricato il Crpa (Centro ricerche produzioni animali). Si tratta di una base di dati relativa a 114 Paesi.
“Data l’importanza che riveste l’export in termini di potenziale di mercato – continua l’assessore Rivi – si è voluto fornire agli operatori uno strumento a supporto delle decisioni aziendali. Si è quindi raccolta, selezionata e analizzata una vasta gamma di informazioni e statistiche su tutti i Paesi, che fanno riferimento a diversi ambiti socio-economici e demografici, tra cui l’esistenza di abitudini culinarie non troppo dissimili dalle nostre. Un altro strumento fornito con la ricerca è costituito da schede di approfondimento di 7 paesi (Stati Uniti, Canada, Giappone, Cina, India, Germania e Russia) ritenuti potenzialmente i più interessanti. Ogni scheda fornisce un quadro riassuntivo sul contesto socio-economico e sugli aspetti più specifici, inerenti gli scambi commerciali con l’Italia per il settore agro-alimentare”.
La presentazione di questo innovativo strumento è avvenuta fatta nel corso di un seminario che, qualche giorno fa, la Provincia ha rivolto alle nuove forme di commercializzazione per il Parmigiano-Reggiano, ed in effetti i caseifici e gli operatori del settore lattiero caseario potranno trovare nella Banca dati degli approfondimenti proprio dedicati al loro settore.
Per stare all’esempio fornito in quell’occasione, relativo alla Russia, i dati riguardano, popolazione, principali centri, moneta, tasso di crescita reale (6,7 per cento nel 2006), inflazione (9,7 per cento nel 2006), rischio paese (terzo su sette categorie). Quanto agli scambi Italia-Russia, l’export italiano è cresciuto nel 2007 del 25,6 per cento, quello agroalimentare del 13 per cento.
Per i nostri caseifici è però utile sapere che il formaggio è un genere di consumo quotidiano per i russi (il 75 per cento lo consuma regolarmente), ma quelli stagionati non sono molto conosciuti né apprezzati. La Russia è il terzo maggior importatore di formaggi, tanto che i formaggi esteri rappresentano oltre il 42 per cento del consumo. C’è però un dazio doganale sui grana pari a 188.2 euro per quintale.
Un grande problema in Russia è la logistica, la rete commerciale è strutturata su negozi di generi alimentari e di prima necessità, nei centri maggiori si è però molto affermata la grande distribuzione, il solo canale in cui sono presenti i prodotti italiani, che tuttavia per la gran parte sono consumati nella ristorazione e nelle strutture alberghiere.Tutti elementi sui quali chi intenda esportare in questo Paese deve tener conto, per tarare il proprio approccio a quel mercato.
La Banca dati consente questo tipo di analisi basilare, utile ad indirizzare le nostre aziende che vogliano orientarsi all’export.