I turni notturni di lavoro rientrano in una strategia di maggior presidio del territorio che coinvolge tutti i campi dell’operato dell’Amministrazione, dagli agenti della Polizia municipale agli operatori socioassistenziali. Una strategia in cui occorre conciliare l’erogazione dei servizi e le leggittime aspettative degli operatori.
In una realtà come quella di Modena il welfare ha garantito una buona partecipazione delle donne al mondo del lavoro. Nel 2006, erano 62,7% le donne occupate nella provincia, al di sopra dell’obiettivo del 60% previsto dai parametri della Strategia di Lisbona per il 2010. Il tema della conciliazione dei tempi di lavoro e di cura familiare è centrale per lo sviluppo armonico della città, di cui debbono farsi carico i servizi di welfare, le famiglie (padri e madri in egual misura), i datori di lavoro e le organizzazioni sindacali, così come le associazioni del terzo settore. L’amministrazione è attualmente impegnata su tre diversi fronti: monitorare e sostenere l’applicazione, soprattutto all’impresa privata, delle misure previste dalla L.53/2000 sui part-time,permessi e congedi parentali; ampliare i servizi di welfare; promuovere il tema culturale relativo ad una condivisione più equa nella coppia dei carichi familiari. Quest’ultimo punto è uno dei risultati emersi da una ricerca condotta su 500 donne lavoratrici.
“La complessità di questa strategia è data dal fatto che il Comune deve coniugare le leggittime aspettative degli operatori con quelle più generali degli utenti dei servizi” commenta Simona Arletti, assessora alle Pari opportunità del Comune di Modena “pertanto, in questa precisa circostanza, ritengo che insieme alle esigenze avanzate dalle vigilesse il Comune debba cercare di garantire un maggiore presidio del territorio anche nelle fasce notturne, come chiedono a gran voce i cittadini”.
“C’è poi un tema, su cui si è incentrato l’ultimo incontro Sindaco-dipendenti in occasione dell’8 marzo” continua Simona Arletti “che è quello della sicurezza vista con gli occhi delle donne. Recenti ricerche evidenziano infatti una maggiore percezione di insicurezza da parte delle donne rispetto agli uomini, che ritengo l’ente debba tenere nella giusta considerazione”.
La presidente del Comitato interno pari opportunità, Rosa Maria Fino, aggiunge che “come previsto dal regolamento, il Comitato non ha competenza ad intervenire sulle questioni relative all’articolazione dell’orario di servizio, che è al contrario materia di concertazione sindacale, ma può solo intervenire sui criteri generali per l’orario di lavoro. Ricordo inoltre che già altre lavoratrici all’interno dell’Ente svolgono turni di lavoro in orario notturno, come le operatrici socioassistenziali”.
Simona Arletti e Rosa Maria Fino sono concordi nel precisare che “vigileranno sull’applicazione rigorosa delle tutele per le lavoratrici in maternità, le donne con figli minori di 3 anni, le persone con a carico disabili o anziani non autosufficienti, previste dalla normativa vigente, e sono certe che l’ente mosterà attenzione alle problematiche sollevate, pur nell’ambito della garanzia del servizio essenziale”.