Nei giorni scorsi è stata data una grande risonanza alla conclusione del confronto sull’area commerciale che nascerà nell’area della ex Sipe a Spilamberto.
Una conclusione che, al di là delle scontate dichiarazioni di rito, ci sembra lasci soddisfatti tutti gli attori principali di questa vicenda:
– la proprietà, che si vede riconfermare gli oltre 39.000 mq di direzionale, di cui ben 11.000 mq di superficie di vendita, ai quali si
aggiungeranno i negozi di vicinato, i pubblici esercizi, i magazzini;
– le associazioni di categoria, che vedono comunque ridursi notevolmente gli spropositati spazi commerciali inizialmente proposti dalle amministrazioni comunali;
– le amministrazioni, che erano finite in un vicolo che pareva senza uscita, dal momento che il progetto presentato scontentava praticamente tutti.
Rivendichiamo con forza che lo stesso rilievo venga dato ad un altro grandissimo rischio che si sta correndo, ovvero che le istituzioni reputino
con questo chiusa la vicenda e procedano rapidamente all’accordo di programma con la proprietà senza prima aver discusso con le rappresentanze intermedie della società altre due questioni, che sono ben più importanti
di quella commerciale: il piano residenziale ed il polo tecnologico.
Per quanto riguarda il piano residenziale è fondamentale ricordare che dalle 375 unità abitative (di cui 45 di edilizia agevolata) previste dall’accordo del 2004 si intende passare a ben 460 abitazioni, senza nemmeno confermare quelle di edilizia agevolata.
Cgil, Cisl e Uil ribadiscono con forza che questo piano è inaccettabile e propongono di:
– ridurre notevolmente i 33.000 mq previsti per il piano residenziale, oppure garantire (aprendo sin d’ora un vero confronto sul Piano Strutturale Comunale) che i piani di sviluppo dei comuni del comprensorio saranno notevolmente ridotti per compensare l’enorme intervento previsto;
– destinare il 30% degli appartamenti all’affitto, dal momento che proprio la difficoltà a reperire abitazioni in affitto a costi accessibili
rappresenta una delle principali emergenze abitative nel territorio dell’Unione Terre di Castelli.
Infine quello che dovrebbe essere, nelle parole di tutti (ma evidentemente non nei fatti) il vero cuore dell’area ex Sipe: il polo tecnologico.
I tempi di realizzazione, i costi e la certezza che questi possano essere sostenuti, i contenuti che questo parco scientifico dovrà avere sono
elementi indispensabili e preliminari alla realizzazione dell’operazione.
Il Sindacato non accetta una conclusione per cui c’è certezza degli investimenti privati di tipo commerciale e residenziale, e di contro
incertezza assoluta sulla reale possibilità di realizzare il polo tecnologico. Se l’accordo di programma non considererà anche questi
aspetti, i Sindacati non potranno che essere in disaccordo sull’intervento di recupero.
I Sindacati sono consci che l’operazione ex Sipe, se da una parte rappresenta una grande possibilità di profitto per soggetti privati,
dall’altra significa avere un’area di nuovo fruibile per l’intera comunità, la possibilità di una viabilità migliore ed un importante impulso per uno sviluppo produttivo di qualità attraverso la realizzazione del parco tecnologico.
Per questo Cgil, Cisl e Uil chiedono che gli accordi di programma siano realizzati per conseguire un rilevante interesse pubblico, e non per essere
realizzati ad ogni costo.
E’ necessario che la comunità sia a conoscenza del fatto che le necessarie garanzie non ci sono ancora state fornite e che sino ad ora si è discusso
di altro.