Una ricerca condotta dal prof. Fabrizio Montanari, docente di Organizzazione Aziendale all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia fa il punto sullo stato di salute del calcio italiano, lo sport più amato dagli italiani, che a livello popolare è un modo per divertirsi e stare insieme, per fare esercizio fisico, ma che a livello professionistico è, sempre di più, un concentrato di interessi pubblici e privati, un’organizzazione di impresa.
“Il management del calcio. La partita più lunga” (ed. Franco Angeli, Milano 2008) è il risultato di queste ricerche, che avanza una serie di indicazioni per continuare la partita più lunga del calcio italiano, cioè quella del miglioramento delle leve gestionali, idonee a competere in modo efficace ed efficiente in un contesto sempre più globalizzato, dove la ricerca della prestazione a tutti i costi sembra aver quasi preso il sopravvento sul fascino del “gioco”.
Gli studi, presentati presso l’Aula Magna Pietro Manodori del Complesso universitario ex Caserma Zucchi di Reggio Emilia dallo stesso prof. Fabrizio Montanari della facoltà di Scienze della Comunicazione e dell’Economia, curatore del volume assieme al dott. Francesco Bof ed al dott. Giacomo Silvestri, cercano di far luce sul sistema calcio, mettendone a nudo i limiti ed introducendo acute riflessioni, sostenute da esperti autorevoli, su come aumentare l’efficacia della gestione manageriale dei club calcistici nazionali.
“Questo libro – ha spiegato il prof. Fabrizio Montanari – limitatamente al mondo del calcio, ha cercato di analizzare le problematiche manageriali che lo sport più seguito nel nostro Paese deve affrontare, e le modalità adottate (o adottabili) per gestirle in modo efficace ed efficiente. In altri termini, con questo libro abbiamo cercato di riflettere sul mondo del calcio italiano a 360 gradi, abbinando a ricerche e studi di casi condotti con rigore scientifico il parere di
Alcune considerazioni fanno infatti ritenere che il calcio italiano riveli criticità gestionali, soprattutto se messe a confronto con quelle di club europei.
“Secondo una ricerca ISTAT del 2006 – viene citato nel volume – i praticanti della disciplina del calcio sono in calo di circa il 5% e l’audience televisivo degli eventi sportivi mostra ormai da alcuni anni segni di atrofia. (…) Il sistema calcio italiano mostra segnali di difficile comprensione: se da un lato le cinque più importanti squadre di Serie A guadagnano in diritti televisivi più di ogni altra squadra del circuito internazionale, dall’altro l’asta per i diritti televisivi della Coppa Italia è andata sorprendentemente deserta. Se da un lato non passa un momento al bar o in una pausa caffè al lavoro senza che si discuta di calcio, facendo dell’Italia il Paese dei 56 milioni di allenatori, dall’altro gli stadi sono ogni anno più deserti, ponendo il nostro Paese all’ultimo gradino tra i grandi campionati europei per incassi da ticketing. Nel 2006 il Manchester United ha incassato 103 milioni di euro di ricavi da spettatori paganti, il Chelsea 84 milioni, il Bayern Monaco 73 milioni, il Barcellona 66 ed il Real Madrid 64. Nello stesso anno il Milan ne ha ottenuti 38, l’Inter 35 e la Juventus 23”.
Il volume che si è avvalso delle considerazioni e del punto di vista di esperti italiani in gestione e progettazione aziendale è diviso in tre sezioni: nella prima viene proposto un’ inquadramento del funzionamento competitivo del calcio italiano e della situazione economica dei club di serie A, nella seconda un’analisi della rilevanza e dell’impatto che il calcio ha sulla società nel suo complesso e nella terza uno studio delle leve gestionali del team management. Alle analisi proposte da ciascun capitolo si unisce il punto di vista di alcuni dei più importanti nomi del calcio di casa nostra, da Arrigo Sacchi a Cesare Prandelli che contribuiscono come esperti “sul campo” a commentare i dati e le soluzioni proposte.