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Congresso Ifoam Modena: mercato, sfida Ogm e cosmesi naturale

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L’agricoltura biologica di fronte alle sfide della globalizzazione. E’ il tema che caratterizza l’ultima giornata del Congresso mondiale Ifoam che si chiude a Modena domani – venerdì 20 giugno – affrontando due argomenti decisivi: le tendenze del mercato bio e il dibattito sugli Ogm. A Sassuolo, invece, spazio alla cosmesi naturale, il settore non-alimentare più sviluppato del mondo bio.

Nel frattempo nel centro di Modena, tra le piazze Pomposa, Matteotti e Largo Sant’Agostino, alle 17 prende il via il festival mercato EcoBioEquo con prodotti biologici, equosolidali e tipici che, con oltre cento espositori continua fino a domenica 22. Al PalaBio del parco Novisad, alle 18,30, invece, si svolge la cerimonia di chiusura del Congresso che, organizzato dalla Federazione internazionale che riunisce i movimenti per l’agricoltura biologica di 108 Paesi, insieme a Provincia di Modena e Aiab Emilia Romagna (Associazione italiana per l’agricoltura biologica), con il sostegno del ministero delle Politiche agricole, del ministero dell’Ambiente e della Regione Emilia Romagna, ha visto impegnati per quasi una settimana circa 1500 partecipanti, molti dei quali stranieri.
La conferenza sui mercati biologici è in programma dalle 9 alle 18 alla Camera di commercio di Modena (via Ganaceto 134) con l’intervento di Wolfgang Sachs, economista, coordinatore del progetto per globalizzazione e sostenibilità del Wuppertal Institute. Fra i relatori anche John Petersen: agricoltore, artista radicale, ambientalista, e protagonista del documentario “The real dirt on Farmer John”, la sua storia è il simbolo del ritorno a un sistema agricolo più vicino alla natura. Cresciuto negli anni ’50 in una fattoria dell’Illinois, dove i trattori non avevano ancora sostituito i cavalli, Petersen prende le redini della fattoria di famiglia negli anni ’70, trasformandola in un luogo di sperimentazione e ideazione per l’agricoltura biologica. Nel 1988 fonda Angel Organics, una rete di fattorie bio che rifornisce circa 1400 famiglie in Illinois e Wisconsin.
Nell’economia globale convivono mercati di diverso tipo, dalla grande distribuzione ai mercati locali e specializzati, dalla vendita diretta nelle fattorie alle forniture per l’industria alimentare: tutti fronti su cui i produttori biologici sono impegnati. La conferenza illustrerà gli sviluppi e le tendenze recenti. Sono previsti moduli paralleli su: standard e certificazioni (il primo passo per rendere riconoscibili i prodotti bio sul mercato: partecipano i rappresentanti del dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti e del ministero dell’Agricoltura giapponese); la grande distribuzione organizzata (il presidente di Ifoam Gerald Herrmann illustrerà le tendenze sul mercato europeo, Pascal Liù della Fao mostrerà le opportunità per i paesi in via di sviluppo, mentre Fabio Lunati di Nomisma descriverà la situazione italiana); mercati locali con rappresentanti di Slow Food, la presidente di Aiab Emilia Romagna Fabia Montalbani e l’intervento di Dhrupad Choudhury di Ifad (il Fondo internazionale per lo sviluppo dell’agricoltura dell’Onu), che illustrerà le necessità dei coltivatori del Nepal.
Ogm e biologico possono convivere? È la domanda dalla quale parte il Workshop dedicato all’ingegneria genetica (dalle 9 alle 13 nell’Aula magna di Giurisprudenza in via Università 4) che sarà moderato da Louise W.M. Luttikholt (Ifoam) e durante il quale sarà presentata una ricerca sulle zone Ogm-free. Se è chiaro che il biologico diffida degli Ogm, è anche chiaro che l’agricoltura bio ha bisogno di trovare vie alternative. Proprio di questo si parlerà nel Workshop sulla nanotecnologia (dalle 14,30 alle 18 nell’Aula II della Facoltà di Giurisprudenza) e con la Conferenza sui semi vitali per l’agricoltura biologica (dalle 14,30 alle 18 nell’Aula Magna).
La Conferenza sulla cosmesi naturale (Terme di Salvarola, a Sassuolo, dalle 9 alle 18) è dedicata al più importante settore non-alimentare per i produttori biologici, con un mercato che si aggira intorno ai 7 miliardi di dollari. Attenzione soprattutto alla regolamentazione del settore, che finora rimane piuttosto confuso. Sono tanti i prodotti sul mercato che si definiscono “biologici” o “naturali”, sfruttando la mancanza di leggi in materia. Su questo si sono mossi i promotori della conferenza: Icea, Istituto per la certificazione etica e ambientale, e Ccpb, Società co-operativa per il controllo dei prodotti biologici. Obiettivo: stabilire standard e procedure per i cosmetici naturali, garantendo sia i consumatori che i produttori. Fra gli appuntamenti della conferenza, moderata da Alessandro Spadoni (Icea) e Costanza Marri (Ccpb), la presentazione di “Lympha”, la prima linea di detergenti ecologici ed equosolidali (alle 15,40) e la relazione sull’uso del tradizionale aceto balsamico di Modena nella preparazione di cosmetici naturali. Per raggiungere le Terme di Salvarola è attivo un servizio di bus navetta.

Lo scienziato etiope Tewalde Egziabher al congresso Ifoam
Dalla salvaguardia della biodiversità al contrasto dell’erosione del suolo, dal miglioramento della produzione alimentare alla diminuzione dei prezzi delle sementi: i motivi per passare all’agricoltura biologica sono tanti. Perché, come spiega lo scienziato etiope Tewalde Egziabher, “l’agricoltura biologica è il legame tra il suolo e tutte le cose viventi che stanno dentro e sopra di esso”. Vincitore nel 2000 del Right Livelihood Awards (il premio Nobel alternativo per la pace), Egziabher sta partecipando al Congresso mondiale dell’agricoltura biologica organizzato da Ifoam a Modena. “Un evento che diffonde la conoscenza tra le persone – dice Egziabher -. Quando l’opinione pubblica sarà abbastanza consapevole, i governi saranno forzati a liberarsi dal controllo da parte delle poche compagnie che stanno promuovendo l’agricoltura industriale e gli ogm. Quando il sistema sarà libero da tutto ciò, sarà libero da diversi problemi”. Innanzitutto, quelli prodotti dall’agricoltura industriale, perché “anche l’ecosistema può morire – è l’ammonimento di Egziabher-, sembra che produca abbastanza finché all’improvviso non ci si rende conto che non può più continuare”. Un esempio? “È come se quando sei stanco e hai dormito poco io ti sveglio presto e ti do una grande tazza di caffè. Tu sembri stare bene, ma questo non significa che la tua fisiologia sia in salute”. La stessa cosa avviene con il suolo, depauperato delle sue sostanze naturali e riempito di additivi chimici. “L’agricoltura bio ci rende sicuri che le colture che piantiamo crescono dal suolo e da nessun composto chimico. Questo significa che è il suolo a dover produrre i nutrienti per le colture nella giusta misura. Ciò è possibile solo se il suolo è in salute, ovvero se possiede microrganismi, animali e piante: precisamente quello che consente di avere l’agricoltura biologica”.
Egziabher affronta anche il problema dell’erosione del suolo: “Se si continua a mettere additivi chimici nel terreno questo si degrada, mentre noi non ce ne accorgiamo. Infatti, oggi il suolo diminuisce 16 volte di più di quanto non si formi”. Per un futuro di salute per la terra e per l’uomo, la soluzione è adottare metodi bio, che consentono sia di preservare le biodiversità sia di “coltivare una varietà di prodotti che non è contemplata nell’agricoltura industriale. Inoltre non si uccidono animali e piante selvatiche con pesticidi o altro, così anche la biodiversità naturale si conserva”. Dal prodotto coltivato alla tavola il passo è breve e a guadagnarci (o rimetterci) è la qualità e la salubrità del cibo. Se l’assenza di sostanze chimiche “fa sì che siamo sicuri che il pane che mangiamo sia pulito”, anche l’assenza di ogm ci mette al riparo da eventuali pericoli per la salute. Inoltre i campi coltivati in modo industriale “danno al limite tre grandi nutrienti: nitrati, fosforo e potassio, ma non hanno tutti i nutrienti necessari per l’organismo. Infatti l’ammontare degli elementi nutritivi nel suolo coltivato in modo industriale può avere grossi sbilanciamenti”, che finiscono sulle nostre tavole. L’agricoltura bio è migliore anche dal punto di vista economico, perché “nelle colture modificate geneticamente si possono avere anche 60 geni brevettati: se un contadino paga ogni anno 60 brevetti per le sue sementi, che cosa gli resta?”

ModenaBio2008.