Dal miele alle piante aromatiche, dall’insalata ai meloni, dalla frutta a decine di varietà di verdure. Sono i prodotti – certificati bio – coltivati dai detenuti della Casa circondariale di Modena. All’interno del carcere Sant’Anna, infatti, è presente una vera e propria azienda agricola che occupa una superficie complessiva di 4 ettari dove i detenuti, nell’ambito di progetti finalizzato al recupero e al reinserimento sociale, applicano le conoscenze apprese durante i corsi di formazione tenuti da agronomi esterni.
L’esperienza della fattoria biologica del carcere di Modena verrà presentata oggi – giovedì 19 giugno – nell’ambito della sessione del 16° Congresso mondiale Ifoam dedicata ad “Agricoltura biologica e giustizia sociale” (alla Camera di commercio di Modena, dalle ore 11,15) coordinata da Jacqueline Haessig Alleje (Ifoam).
Due, in particolare, i corsi attivi all’interno del carcere Sant’Anna: uno sulla disciplina dell’apicoltura, in collaborazione con la Federazione italiana apicoltori. Le 10 arnie consentono di ricavare una produzione di circa 600 chilogrammi di miele millefiori. Il secondo progetto, “Agricola 2000”, prevede attività agricole secondo i canoni dell’agricoltura biologica. Dopo un corso di formazione di 240 ore, si è passati alla seconda fase – tuttora in corso – di esperienza lavorativa nelle strutture dell’istituto. A disposizione dei detenuti ci sono frutteti di drupacee (susini, prugne, albicocchi, ciliegi, peschi) e pomacee (peri e meli), vigneti (lambrusco, albana, sangiovese, trebbiano), piccoli frutti (more, ribes, uva spina) e un fragoleto, oltre a una serra di 450 metri quadrati per la produzione di piantine agricole e da fiore, aree a verde per piante ornamentali, fiori e siepi di essenze autoctone (corniolo, sambuco, prugnoli ecc.). I prodotti biologici risultanti dalle attività agricole sono destinati, per ora, alla vendita al dettaglio nello spaccio interno, in attesa che modifiche normative consentano la distribuzione anche all’esterno del carcere.