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L’Università in prima fila per le pari opportunità

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Favorire la piena applicazione delle normative di parità e pari opportunità tra uomini e donne e prevenire ogni forma di discriminazione basata sul sesso: sono le principali finalità del Protocollo d’intesa sottoscritto nei giorni scorsi tra l’Università degli studi di Modena e Reggio, Il Comitato di pari opportunità dell’Università e le Consigliere di Parità di Modena e Reggio Emilia.

I contenuti del documento sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa nella Sala del Consiglio di Palazzo Allende, alla presenza dell’assessora alle Pari opportunità della Provincia Loredana Dolci, della Consigliera di parità di Reggio Donatella Ferrari, delle colleghe modenesi Isa Ferraguti e Mirella Guicciardi, del pro-rettore dell’Università Anto De Pol e della presidente del Comitato pari opportunità interno all’Università Monica Saladini.

L’Università di Modena e Reggio è la prima in Italia ad aver sottoscritto il Protocollo d’intesa sulle pari opportunità. Il documento sottoscritto al termine di un percorso, che nella fase precedente ha coinvolto anche le organizzazioni sindacali, mette nero su bianco la collaborazione dell’Università con le Consigliere di Parità delle due Province. Una collaborazione di fatto volta a garantire l’attuazione dei principi di pari opportunità all’interno dei due atenei. Non solo il personale – docente e amministrativo – sarà interessato da queste azioni che consistono principalmente in un attento monitoraggio e nell’attuazione di azioni positive nel senso della conciliazione, ma anche gli studenti stessi.

Il monitoraggio, definito da una serie di linee guida contenute nel protocollo, avrà come obiettivo l’individuazione di situazioni di discriminazione, ma soprattutto l’acquisizione delle informazioni necessarie a organizzare il lavoro in un’ottica di genere, quindi cercando in modo preventivo di eliminare le causa che limitano o impediscono l’uguaglianza sostaziale.
Il Protocollo prevede anche la possibilità di segnalare presunte discriminazioni al Comitato pari opportunità dell’Università e alle Consigliere di parità reggiane o modenesi. Infine, le parti convegono poi di realizzare iniziative di formazione in materia di pari opportunità.

La Consigliera della parità della Provincia di Reggio Donatella Ferrari ha espresso “soddisfazione per la costruttiva collaborazione che questo Protocollo mette in campo. Attraverso un’interscambio di informazioni fra il nostro organismo, quello modenese e l’Università, ci poniamo l’obiettivo di arrivare ad un’organizzazione del lavoro che tenga conto della necessità di conciliazione per i lavoratori e le lavoratrici”.

Il pro-rettore dell’Università di Modena e Reggio Anto De Pol ha voluto ricordare “il Piano triennale di azioni positive già messo in campo dall’Università. Questo protocollo contribuirà senz’altro a portare avanti azioni preventive contro le discriminazioni di genere”.

Monica Saladini, presidente del Comitato di pari opportunità interno all’Università ha sottolineato come “questo protocollo in particolare consentirà di effettuare una ricognizione sulla percezione del benessere di chi lavora o studia nell’Università di Modena e Reggio”.

Infatti, il monitoraggio riguarderà anche studenti e studentesse dei due atenei: “Oggi c’è una generazione di ragazze che pensa che la parità sia già conquistata – ha affermato la consigliera di parità di Modena Isa Ferraguti – mentre in realtà i problemi e le discriminazioni esistono tuttora”.
Su quest’ultimo punto si è soffermata anche Mirella Guicciardi, consigliera di parità di Modena: “Siamo i primi in Italia ad avere messo in campo questo protocollo, per cui ringraziamo l’Università che dimostra così una reale volontà di agire contro le discriminazioni”.
L’assessora alle Pari opportunità della Provincia Loredana Dolci ha voluto ricordare come sia “importante che proprio l’Università sia protagonista di azioni positive, dal momento che anche nella provincia di Reggio di registrano alcune criticità. I dati infatti ci dicono che le donne spesso hanno risultati migliori nel percorso di studi, ma una volta nel mondo del lavoro faticano a vedersi riconosciuta la propria professionalità in termini di livelli retributivo e di progressioni nella carriera”.