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Modena: case popolari, urgente riprendere concertazione

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Gli inquilini delle case popolari considerano inaccettabile gli aumenti – sino al 20% – dei canoni di affitto decisi unilateralmente dalla Conferenza degli Enti (che riunisce tutti i Comuni della provincia) a partire dal 1° giugno 2008.

Lo hanno ribadito stamattina durante una conferenza stampa CGIL CISL UIL e i Sindacati Inquilini SUNIA SICET UNIAT che in queste settimane hanno visto affollarsi i loro uffici di persone che protestavano per gli aumenti
subiti: oltre all’aumento del 15-20% è stato possibile ai Sindacati verificare (sulla base della lettera inviata da Acer agli inquilini) ulteriori incrementi che l’Acer considera come adeguamenti di “alcuni parametri oggettivi”.

In pratica dal 1° giugno ci saranno inquilini delle case popolari di Modena e provincia che, per effetto di questo duplice aumento, si vedranno addirittura raddoppiare il canone d’affitto.



Si tratta di famiglie in condizioni economiche e sociali disagiate, spesso anziani soli, con redditi modesti che oscillano tra i 7.400 euro e i 12.000 euro annui, per i quali gli aumenti di canone (per quanto agevolati rispetto al libero mercato dell’affitto) rappresentano una forte incidenza sul reddito disponibile. Si tratta di aumenti medi del 20%, ma in molti casi vanno oltre e si raggiunge persino il 100%.
Per fare alcuni esempi fra gli assegnatari più disagiati, un inquilino con reddito Ise di 10.310 euro annui, che pagava 72 euro di canone mensile, dal 1° giugno 2008 pagherà 144 euro, il 100% di aumento.
Altro caso, un inquilino con reddito Ise di 7.596 euro annui, che pagava
63 euro di affitto mensile, ora ne pagherà 108 euro (+72%), a dimostrazione che nelle fasce di reddito più basso, l’incidenza degli aumenti del canone è maggiore. Ancora, un inquilino con reddito di 12.776 euro pagava 106 euro di canone mensile, ora ne pagherà 156 euro (+48%).



A fronte di questo disagio, i Sindacati Inquilini SUNIA SICET UNIAT hanno organizzato nelle scorse settimane una cinquantina di assemblee fra gli inquilini di tutta la provincia dove sono state finora raccolte oltre 1.500 firme e altre se ne aggiungeranno nelle prossime settimane a conclusione delle assemblee condominiali e comunali che proseguiranno sino alla fine di giugno.



Si chiede la riapertura urgente del tavolo di concertazione con la Conferenza degli Enti per ribadire l’inopportunità di aumenti di tale proporzioni e tentare di trovare soluzioni che ne limitino gli effetti sulle famiglie delle fasce sociali più disagiate, già colpite dalla perdita di potere d’acquisto di salari-pensioni e dal caro-vita (aumenti di prezzi e tariffe).



CGIL CISL UIL e SUNIA SICET UNIAT ritengono che si debba rimodulare il sistema di calcolo dei canoni per garantire maggiore equità in base alle condizioni economiche e sociali degli assegnatari e alle tipologie di alloggio.
Inoltre, le risorse dei canoni di affitto prodotte debbono essere destinate
all’incremento del patrimonio pubblico abitativo, e occorre operare
maggiori controlli sui redditi cosiddetti “inattendibili” degli
assegnatari.
Considerato il buon stato di salute finanziaria dell’Acer, si chiede che gli utili di bilancio siano impegnati per il miglioramento del patrimonio
Erp esistente, il recupero di alloggi fatiscenti con attività di
manutenzione più adeguata e tempestiva.
CGIL CISL UIL e SUNIA SICET UNIAT sollecitano anche un nuovo piano di edilizia residenziale pubblica e un nuovo piano casa che privilegi soprattutto gli alloggi per l’affitto, in sinergia con i soggetti economici privati e le cooperative, le fondazioni bancarie, gli enti previdenziali.



Per sostenere le loro posizioni i Sindacati Inquilini e le Confederazioni sindacali intendono mettere in atto tutte le forme di protesta necessarie, dai presidi davanti agli enti locali (a cominciare dalla Provincia e dai Comuni capo distretto) alla raccolta firme degli inquilini.
Tutti i problemi che gli inquilini segnaleranno all’attenzione dei Sindacati – aumenti canoni, mancate manutenzioni, ecc.. – saranno riportati oltre che all’Acer e agli uffici competenti, anche agli organi d’informazione.