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In Emilia-Romagna diventano legge le Comunità energetiche rinnovabili: oggi il via libera in Aula, all’unanimità

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In Emilia-Romagna diventano legge le Comunità energetiche rinnovabili: oggi il via libera in Aula, all’unanimità
Vincenzo Colla (Copyright Regione Emilia-Romagna A.I.C.G. – Autore Ballardini Pietro)

Un condominio che produce da sé l’energia elettrica di cui ha bisogno e ne accumula anche per alimentare una flotta di automobili elettriche: sembra un sogno, quando invece a Scandiano (Reggio Emilia) è già una realtà, che la Regione intende replicare su larga scala grazie alla legge sulle Comunità energetiche e l’autoconsumo collettivo di energia rinnovabile, oggi approvata all’unanimità in Assemblea legislativa.

Giunge così al termine l’iter legislativo avviato con una proposta di legge della Giunta regionale – poi integrata con due progetti dei consiglieri – finalizzata a sostenere lo sviluppo delle Cer e dell’autoconsumo collettivo: gruppi di persone fisiche, imprese, enti territoriali, di ricerca e formazione, religiosi, del Terzo settore e di protezione ambientale che decidono di agire collettivamente per produrre, distribuire, scambiare, accumulare energia a impatto zero  attraverso impianti di energia rinnovabile.

Con l’obiettivo di contribuire in maniera concreta al raggiungimento della piena decarbonizzazione e ridurre le emissioni di gas climalteranti in atmosfera, per il quale sono necessari un maggiore sfruttamento del potenziale delle fonti di energia rinnovabile, promuovendo un sistema energetico decentrato e interconnesso, anche grazie ad un ruolo più attivo dei clienti finali.

Un ambito in cui, oltre a Scandiano, in Emilia-Romagna sono già attive diverse sperimentazioni: a Imola un gruppo di imprese produce collettivamente e consuma energia generata da fonti rinnovabili, a Bologna si lavora a Geco, un progetto per sviluppare la produzione sostenibile di energia nella zona Pilastro-Roveri.

“Le comunità energetiche non solo ci metteranno in condizione di incrementare la produzione, l’utilizzo e l’accumulo delle energie rinnovabili, ma ci consentiranno di farlo valorizzando progetti e azioni di coesione sociale, per ridurre i prelievi energetici dalla rete e per contrastare la povertà energetica- commentano la vicepresidente della Regione con delega alla Transizione ecologica, Elly Schlein, e l’assessore allo Sviluppo economico e Green economy, Vincenzo Colla-. Cittadini, imprese, enti locali e associazioni saranno al centro della transizione energetica, protagonisti di un cambiamento senza precedenti. Avremo un particolare riguardo per i progetti a forte valenza sociale e territoriale che coinvolgano i soggetti svantaggiati, ma anche per le opportunità che si potranno creare per il mondo economico. Si tratta di un importante passo avanti verso il raggiungimento degli obiettivi individuati dal Patto per il Lavoro e per il Clima, sottoscritto a dicembre 2020, con il quale abbiamo previsto il raggiungimento della ‘neutralità carbonica’ entro il 2050 e il passaggio alle energie pulite e rinnovabili entro il 2035“.

La nuova legge regionale

La legge individua le “azioni di sistema” e le misure di sostegno e promozione dell’autoconsumo collettivo e delle comunità energetiche, prevedendo l’erogazione di contributi e strumenti finanziari che accompagnino le comunità dalla costituzione e progettazione, fino all’acquisto e alla installazione degli impianti di produzione e accumulo. Sono inoltre previste: iniziative di comunicazione, informazione e partecipazione dei cittadini sui temi dell’energia rinnovabile, dell’autoconsumo e della condivisione dell’energia anche in collaborazione con le Agenzie per l’energia; formazione delle professionalità coinvolte; accordi con i Comuni e con l’Anci Emilia-Romagna finalizzati alla diffusione e condivisione delle “migliori pratiche”; il sostegno alla realizzazione di sportelli informativi e al potenziamento degli sportelli territoriali Energia.

Per l’attuazione, oltre il primo stanziamento inserito in legge di 200mila euro per il 2022 e 150mila per il 2023, la Regione ha previsto di utilizzare le nuove risorse comunitarie destinando almeno 12 milioni di euro del Fesr, da affiancare alle risorse previste dal PNRR, e rinforzando tramite l’FSE le attività formative su impianti e tecnologie green, come definito nel Programma già approvato dall’Assemblea Legislativa a febbraio e inviato alla Commissione europea. Già finanziati con 540 mila euro di risorse regionali sette laboratori territoriali per l’innovazione e la sostenibilità delle imprese emiliano-romagnole per il biennio 2022/23, per consentire lo studio, tra le altre cose, di modelli di comunità energetiche.

La Regione e gli enti locali individueranno, entro un anno dall’entrata in vigore della normativa, i tetti degli edifici pubblici e le aree pubbliche da mettere a disposizione per l’installazione degli impianti a servizio delle comunità energetiche rinnovabili. Si prevede che possano beneficiare di contributi maggiorati anche le comunità energetiche tra i cui membri sono presenti enti locali che hanno approvato piani o strategie integrate di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici (PAESC).

Sarà istituito un registro regionale delle comunità energetiche, che saranno chiamate ogni anno a redigere un bilancio dell’energia prodotta, autoconsumata e condivisa. Verrà istituito un Tavolo tecnico permanente con funzioni consultive e di confronto composto da rappresentanti della Regione, delle associazioni maggiormente rappresentative a livello regionale, Anci e Upi Emilia-Romagna, Enea, nonché dai cluster regionali competenti in materia e dal Tavolo regionale dell’Economia Solidale.

Con questa legge la Regione intende supportare tutte le tipologie di comunità energetiche coerenti con la norma ma, per contrastare la povertà energetica e favorire l’inclusione sociale, prevede di concedere contributi maggiori per la costituzione di Comunità energetiche rinnovabili composte da soggetti con fragilità economica, oppure da enti del Terzo settore, enti proprietari di gestione di alloggi di edilizia residenziale pubblica o sociale, o situate in aree montane e interne del territorio regionale o, in alternativa, che realizzino progetti di inclusione e solidarietà in collaborazione con gli enti del terzo settore o con gli enti locali.