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Vini da tavola, individuati 82 Comuni in Emilia-Romagna in cui sarà possibile ampliare le aree con vigneti e produrre fino a 400 quintali per ettaro di uva

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Vini da tavola, individuati 82 Comuni in Emilia-Romagna in cui sarà possibile ampliare le aree con vigneti e produrre fino a 400 quintali per ettaro di uvaL’Emilia-Romagna manterrà la possibilità di produrre vini da tavola individuando le aree con vigneti dove sarà possibile, già dalla prossima vendemmia, ottenere fino a 400 quintali per ettaro di uva per vini generici (varietali e da tavola), anziché 300 quintali per ettaro, come previsto dalla legge nazionale modificata a fine luglio 2020.

A dicembre è stato approvato dal Ministero per le Politiche agricole un decreto che indica un primo gruppo di cinque Comuni autorizzati alla produzione di tali quantità: si tratta di Brescello nel reggiano e Alfonsine, Fusignano, Russi, Sant’Agata sul Santerno nel ravennate.

Lo stesso atto consente a Regioni e Province Autonome di chiedere al Ministero l’inserimento di altri Comuni nelle aree con vigneti in deroga, a condizione che almeno il 25% dei viticoltori che hanno coltivato uva per vini generici in quei territori dal 2015 al 2019, abbia avuto una resa maggiore ai 300 quintali per ettaro.

In Regione, i Comuni che possono andare in deroga sono 77.

La Giunta Regionale ha quindi deciso di chiedere al Ministero di ampliare anche a questi ulteriori 77 Comuni le aree vitate in cui sarà possibile produrre in deroga portando a 82 i Comuni interessati nelle province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì Cesena e Rimini.

Nelle prossime settimane il Ministero, valutate le richieste delle Regioni, adotterà un ulteriore decreto con l’elenco definitivo dei Comuni.

“Un risultato positivo- commenta l’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi- a cui abbiamo lavorato assieme all’intera filiera di produttori e cantine. Il provvedimento di deroga a 400 quintali per ettaro- spiega – permette a questa filiera vitivinicola di mantenere la sua vocazione nazionale e di non aprire il mercato ai vini generici provenienti dall’estero. Nelle prossime settimane ci prendiamo l’impegno politico di chiedere un ulteriore miglioramento della legge nazionale”.

I vini generici

In regione la produzione di vini generici rappresenta circa la metà del vino complessivamente prodotto in ogni vendemmia.
A livello nazionale, si tratta di una fetta importante della filiera vitivinicola che vede l’Emilia-Romagna (con i suoi 3,9 milioni di ettolitri) al secondo posto dopo la Puglia (con 5,5 milioni di ettolitri) produrre insieme i due terzi di tutto il vino generico italiano.

Così come risulta costante e anzi in crescita il mercato: i vini dell’Emilia-Romagna vengono tutti venduti, come confermato dai dati di giacenza del vino, con soddisfazione dell’intera filiera vitivinicola regionale.

Il provvedimento non cambia le rese previste per i viticoltori che producono uve destinate a vini a Denominazione di Origine o a Indicazione geografica riportate nei rispettivi disciplinari di produzione.