La Regione accelera sui contributi pagati sui bandi del Programma di sviluppo rurale e rispetta, con ben 10 mesi di anticipo, il termine ultimo per assegnare i fondi, evitando il disimpegno dei fondi non utilizzati entro il 2021.
“Un risultato davvero significativo”, secondo la Direzione generale Agri della Commissione europea, che nel corso di un incontro con la Regione ha fatto il punto sull’attuazione del Psr dell’Emilia-Romagna.
Dagli inizi della programmazione a oggi i pagamenti erogati in termini di spesa pubblica hanno superato gli 843 milioni di euro, il 72% della disponibilità complessiva del Piano di sviluppo rurale 2014-2020 che in Emilia-Romagna ammonta a 1 miliardo e 170 milioni di euro.
“Un risultato ottenuto in un anno particolarmente difficile causa la pandemia in corso- ha commentato l’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi-, che ha comportato il ricorso a misure straordinarie di adeguamento dei procedimenti e in alcuni casi anche allo slittamento delle date di chiusura dei progetti. Si conferma la capacità amministrativa della nostra Regione nel sostenere il comparto agricolo, dalle singole imprese alle organizzazioni, dagli agriturismi alle piccole realtà. È fondamentale spendere tutte le risorse che la Commissione Europea mette a disposizione delle imprese agricole e spenderle bene, e l’Emilia-Romagna consegue di nuovo questo obiettivo con 10 mesi di anticipo sulle scadenze, lavorando per stimolare la competitività del nostro settore agricolo e agroalimentare”.
Nel corso dell’incontro, è stato affrontato anche il tema della programmazione del Psr per i prossimi due anni: infatti col regolamento n. 2220 del 23 dicembre 2020 la Commissione europea ha disposto l’estensione dell’attuale Psr 2014-20 fino al 2022.
Infine, il punto sul progamma Leader cheopera nelle aree svantaggiate tra cui montagna e basso ferrarese. Anche in questo caso e malgrado la partenza ritardata di Leader di un anno rispetto al resto del Psr, i Gruppi di azione locale, le partnership tra enti pubblici e soggetti privati che hanno come obiettivo lo sviluppo economico e l’occupazione nelle zone rurali, hanno già concesso in media contributi per oltre il 63% delle proprie disponibilità che ammontano a 41 milioni di euro.