“Nei giorni scorsi sono state comunicate le modalità di ristoro agli abbonati del Trasporto Pubblico, che non hanno potuto usufruire del servizio durante il periodo di lockdown. Questo è previsto dal cosiddetto “decreto rilancio” e verrà perciò elargito grazie a fondi messi a disposizione dal governo centrale per il periodo di chiusura delle aziende o delle scuole.
Nulla invece viene riconosciuto dalla Regione Emilia-Romagna nonostante la decisione assunta dalle sue società (Trenitalia-TPER in primis) di ridurre le corse sulla linea, contravvenendo così al contratto di abbonamento stipulato con i viaggiatori”, dichiata in una nota il Comitato Viaggiatori Ferrovia Modena-Sassuolo.
“In sostanza – prosegue il Comitato – mentre il governo centrale si prende la responsabilità della chiusura e ristora perciò gli abbonati, la Regione insiste nel far pagare agli abbonati la decisione della riduzione del servizio, sebbene questo sia spesso un motivo che lo rende del tutto inutilizzabile.
Ricordiamo infatti che dopo aver portato le corse da una ogni trenta minuti, cioè quattro ogni due ore, si era già passati ad una ogni quaranta minuti, quindi tre ogni due ore. Nel periodo dell’emergenza viaggiava un treno ogni tre, quindi ogni due ore e fino a metà settembre sono previsti due treni su tre, quindi due treni ogni due ore. Rispetto ad un anno fa, siamo esattamente ad un dimezzamento del servizio, sufficiente a renderlo non più appetibile, per il rischio di dover fare lunghe attese in stazione o non avere il treno per raggiungere il luogo di destinazione in tempi ragionevoli per un così breve tragitto”.
“Chiediamo – conclude il Comitato Viaggiatori Ferrovia Modena-Sassuolo – che la Regione faccia la propria parte, rimborsando per questa drastica riduzione del servizio, anche perché l’assurdo è che ci sarà chi verrà ristorato per un servizio di cui, a causa del lockdown, non aveva più bisogno, mentre chi necessita ora del servizio per cui ha pagato, lo vedrà ridotto, ma senza alcun rimborso”.