irardiL’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena in prima linea nella sperimentazione di nuovi approcci terapeutici per affrontare il COVID19. Nei giorni scorsi, l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ha dato parere positivo all’attivazione di due protocolli di ricerca che riguardano i farmaci che intervengono sul rischio di trombosi: quello sull’uso dell’Eparina e degli steroidi coordinato dal prof. Massimo Girardis direttore dell’Anestesia e Rianimazione 1 del Policlinico e quello sull’Enoxaparina, coordinato dott. Marco Marietta, Responsabile della Struttura Semplice di Malattie della Coagulazione, attiva all’interno della Struttura Complessa di Ematologia del Policlinico, diretta dal prof. Mario Luppi.
“L’idea di questi studi nasce da diverse considerazioni e osservazioni Cliniche fatte durante questo periodo emergenziale – hanno spiegato il dott. Marco Marietta Principal Investigator dello studio COVID-19 HD e il prof. Massimo Girardis, Principal Investigator dello studio STAUNCH-19 – La prima è costituita dall’osservazione che molti pazienti COVID-19 presentano segni di profonda alterazione dei meccanismi emostatici in grado di indurre uno stato di ipercoagulabilità e di condizionarne negativamente la prognosi. Da qui l’idea che i farmaci anticoagulanti, ed in particolare l’eparina, possano migliorare il decorso della patologia. La seconda considerazione riguarda la consapevolezza che COVID-19 è una patologia complessa, che si sviluppa in diverse fasi e stati che richiedono approcci terapeutici diversi. La terza, ma non meno importante è che questi mesi di epidemia da SARS-CoV2 hanno evidenziato che la mortalità dei pazienti, che richiedono ricovero in terapia intensive, è molto elevata, oscillando tra il 40 e l’80%. Questa mortalità è principalmente dovuta alle disfunzioni respiratorie ed endoteliali causate da una eccessiva attivazione della risposta infiammatoria e della conseguente attivazione del sistema della coagulazione”.
I protocolli di studio sono stati sviluppati grazie al fondamentale contributo del prof. Roberto D’Amico, Responsabile dell’Unità di Supporto Statistico Metodologico alla Ricerca Clinica, del dott. Pasquale Mighali, Study Coordinator, e dell’Ing. Informatico Roberto Vicini afferenti tutti al Servizio Formazione, Ricerca e Innovazione dell’AOU di Modena diretto dalla dott.ssa Paola Vandelli.
Studio Eparina e steroidi
“Da Intensivisti – spiega il prof. Girardis – la nostra ipotesi è che un approccio rivolto sia alla modulazione dello stato infiammatorio sia allo stato coagulativo migliori la sopravvivenza nei pazienti ricoverati in Terapia Intensiva con COVID-19. Lo studio clinico che coordino verificherà se il trattamento combinato con eparina a dosaggi terapeutici e corticosteroidi sia in grado di ridurre la mortalità dei pazienti ricoverati in terapia intensiva con insufficienza respiratoria severa e stato iper-infiammatorio da SARS-CoV-2 rispetto all’utilizzo della sola eparina a dosaggio profilattico, già impiegata nella normale pratica clinica”. Lo studio coinvolgerà oltre alla Terapia Intensiva del Policlinico anche altre 7 terapie intensive dislocate su tutto il territorio italiano (Monza, Udine, Bologna, Pisa, Ancona, Foggia Sassari) e 210 pazienti complessivamente.
L’eventuale conferma dell’efficacia di questo trattamento composito potrebbe portare ad una revisione dell’attuale approccio clinico al trattamento dei pazienti critici con polmonite da infezione da COVID-19.
“Lo studio che coordino – ci spiega il dott. Marietta- si pone idealmente subito a monte di quello coordinato dal Professor Girardis, in quanto valuta in modo randomizzato l’efficacia e la sicurezza di due dosaggi di enoxaparina (basso dosaggio: 4000 UI/die; alto dosaggio: 70 UI/kg ogni 12 ore) in pazienti COVID-19 con polmonite grave coagulopatia e che non richiedono ricovero in Terapia Intensiva e dell’utilizzo della ventilazione meccanica invasiva”.
Si tratta di uno studio multicentrico che prevede l’arruolamento di circa 300 pazienti e la partecipazione di 6 UO dell’AOU di Modena e 4 UO dell’Azienda Unità Sanitaria Locale di Piacenza. Su mandato della CTS AIFA, è prevista un’analisi ad interim durante la quale verranno messi in comune i risultati dello studio COVID-19 HD con quelli ottenuti da uno studio analogo presentato dall’Ospedale Sacco di Milano, al fine di ottenere più informazioni sul quesito affrontato nel minor tempo possibile.
La forza di una struttura organizzata
Il fatto che entrambi gli studi clinici abbiano ricevuto il parere favorevole della CTS di AIFA e del CE Unico Spallanzani a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro, consentirà di sperimentare su diverse tipologie di pazienti l’utilizzo di Enoxaparina Sodica, Eparina non frazionata e Metilprednisolone.
“È stata una grande esperienza collaborativa, che ha visto la partecipazione di ricercatori con diverse competenze cliniche, metodologiche e informatiche – interviene il prof D’amico – Grande attenzione è stata posta agli aspetti metodologici degli studi, che sono fondamentali per fare in modo che i loro risultati siano affidabili. Risultati che rappresenteranno le evidenze future, sulle quali la comunità medico-scientifica baserà le decisioni sanitarie. Il bisogno di sviluppare e realizzare studi randomizzati controllati su argomenti rilevanti con la metodologia appropriate, sottolinea ancora una volta come la ricerca clinica svolta nelle aziende sanitarie è parte essenziale dell’assistenza sanitaria e contribuisce fattivamente al suo continuo miglioramento, nell’interesse dei cittadini”
“L’AOU di Modena – sottolinea la dott.ssa Vandelli – conduce da anni Studi Clinici, spesso in collaborazione con i più importanti istituti di ricerca internazionale. L’Area Ricerca e Innovazione del Servizio Formazione, Ricerca e Innovazione nel rispetto della mission aziendale” continua la Dott.ssa Vandelli “offre supporto metodologico alla ricerca clinica, alla pianificazione e scrittura del protocollo, alla raccolta, gestione e analisi dei dati. I numerosi e complessi aspetti gestionali che stanno alla base della ricerca clinica hanno reso la ricerca clinica un campo estremamente complesso. Un’attività di ricerca condotta in modo rigoroso non è fine a sé stessa ma impatta positivamente sulla pratica clinica e sul modo di operare che il medico-sperimentatore mette in campo ogni giorno. Il Servizio da me diretto coadiuva con i teams di ricerca dell’AOU, non solo con gli sperimentatori, nei molteplici e articolati aspetti. Il Servizio, oltre a soddisfare il fabbisogno di crescita professionale tramite la ricerca contribuisce a valorizzare il Centro Sperimentale e a sviluppare un valore aggiunto che sia apprezzabile dai cittadini/pazienti nei processi di scelta delle strutture a cui rivolgersi, sia dai professionisti/promotori che trovano sempre attraente un contesto di lavoro ben organizzato”.