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Centri estivi, Cisl ER: “Con la Regione incontro deludente, si poteva fare di più”

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Ieri 26 maggio 2020, si è svolto un incontro in video conferenza con la vice presidente della Regione Emilia Romagna Elly Schlein sul Protocollo regionale per l’apertura dei centri estivi regionali per bambini e adolescenti dai 3 ai 17 anni.

“La Cisl e le propria categorie della funzione pubblica, della scuola e dei servizi  sono convinte  che con l’avvio della fase 2, e la ripresa delle attività produttive, è  necessario ed indispensabile garantire ai bambini e agli adolescenti un graduale ritorno alla normalità e alla socialità. Per questo hanno presentato alla Regione proposte indirizzate a conciliare la tutela della salute e della sicurezza delle lavoratrici, dei lavoratori,  dei bambini, dei ragazzi e delle loro famiglie.

I centri estivi e le attività educative pre-apertura scolastica rappresentano a nostro avviso un primo possibile tassello per le politiche di conciliazione, per il benessere di bambini ed adolescenti, ma anche un’importantissima opportunità per verificare le condizioni per il riavvio in sicurezza a settembre.

Purtroppo e con grande amarezza abbiamo preso atto che nessuno dei punti qualificanti della nostra proposta è stato preso in considerazione. Di fatto il confronto con la vice presidente Schlein si è rivelato nulla più di una semplice comunicazione.

Per effetto della chiusura e sospensione delle attività educative e scolastiche, compreso il sostegno scolastico, abbiamo in questa regione oltre 20 mila persone in ammortizzatore sociale, che peraltro terminerà a fine mese e che copre a mala pena l’80% della retribuzione mensile di queste lavoratrici e lavoratori. Proprio per questa ragione abbiamo chiesto che nei centri estivi, indipendentemente dai soggetti gestori, si prevedesse l’utilizzo di personale qualificato. Purtroppo la Regione ha risposto negativamente adducendo difficoltà ad imporre ai gestori vincoli di assunzione così stringenti, ma soprattutto ha confermato la possibilità di avere nei centri estivi, pur avendo solo funzioni di supporto, anche volontari minorenni di età pari o superiore ai 16 anni. Una scelta su cui, in considerazione del contesto attuale, nutriamo forti perplessità in ordine alle responsabilità alle quali  potrebbero incorrere  i gestori, e non  è certo accettabile la motivazione addotta dalla vice presidente per la quale, a suo dire, negli anni scorsi tanti  gestori avrebbero utilizzato anche ragazzini più piccoli.

La tanto declamata attenzione nei confronti dei nostri ragazzi, dei nostri bambini, non può essere solo un’affermazione, ma deve trovare riscontri più consoni alla situazione attuale, soprattutto in presenza, da una parte, di personale senza stipendio con alta professionalità e, dall’altra, di bambini ed adolescenti che necessitano di supporto qualificato.

Abbiamo  anche chiesto l’effettuazione degli screening sierologici sul personale che svolgerà tale attività, così come già viene previsto nelle strutture sanitarie, socio sanitarie, nella sanità pubblica e privata/accreditata, cioè per tutti coloro che lavorano in situazioni di fragilità sanitaria o che hanno contatti con diverse persone,  ciò al fine di evitare che i bambini o gli stessi educatori/ausiliari, se asintomatici, possano rischiare di diventare veicoli inconsapevoli di questo terribile virus.

Risposta negativa anche su questo, adducendo che il sistema regione non avrebbe la capacità produttiva per farlo. Noi invece pensiamo che per la sicurezza dei nostri figli e di chi sta loro accanto, come ad esempio i nonni, la Regione debba avere la forza e la capacità di incentivare tale capacità produttiva.

Risposte negative anche su importanti questioni di sicurezza, come le mascherine più idonee per gli operatori, la misurazione obbligatoria della loro temperatura  e quella dei bambini.

Inoltre, ai centri estivi, al pari di tutte le aziende pubbliche e private, riteniamo debba essere applicato il Protocollo di sicurezza del 24 aprile e che si debbano costituire i comitati di sicurezza previsti. Ma anche su questo nessun riscontro positivo.

La fretta non sempre è buona consigliera: è triste constatare come la Regione del Patto per il Lavoro non tenga in maggiore considerazione le ragioni del lavoro insieme a quelle della sicurezza, misure fondamentali per affrontare la cosiddetta fase 2, in particolare rispetto al nostro sistema educativo.

In sintesi, linee guida deludenti, del tutto insufficienti, lontane dal livello di adeguatezza emanate da parte delle precedenti Giunte regionali, con le quali i confronti erano reali e non mere formalità: nessuno ha tempo da perdere, soprattutto durante quest’emergenza!

Dobbiamo purtroppo aggiungere che  tutto ciò avviene in assenza del protocollo quadro  che la Regione si era impegnata a sottoscrivere il 18 aprile scorso con tutte le parti sociali firmatarie del Patto per il lavoro.

Vigileremo e apriremo a tutti i livelli confronti per tutti i centri estivi, come del resto abbiamo  già iniziato a fare anche sui singoli livelli territoriali e nei comuni, per chiedere il rispetto del lavoro e della salute e la sicurezza dei bambini, dei loro famigliari, dei genitori e dei lavoratori”.

(CISL EMILIA-ROMAGNA, FP CISL ER, CISL SCUOLA ER, FISASCAT CISL ER)