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Le risposte di 500 imprese modenesi sulla situazione economica creatasi in seguito all’emergenza sanitaria

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Poco meno di 500 imprese modenesi hanno risposto, in soli tre giorni, al questionario elaborato da CNA per avere un primo quadro della situazione che si sta venendo a creare in seguito all’emergenza sanitaria, un numero che è di per sé una testimonianza della preoccupazione legata all’epidemia coronavirus.

Più di tre imprese su quattro, tra quelle interpellate (il 77,3%), sta già registrando effetti diretti sulla propria attività, in primo luogo come conseguenza della flessione della domanda, ma anche per difficoltà nei rapporti con i fornitori e problemi logistici. Le maggiori criticità riguardano il trasporto persone: tutte le imprese (il 100%) di questo settore hanno evidenziato un calo del lavoro. A seguire il turismo con il 90,9%, poi il trasporto merci (87,5%), i servizi alla persona (acconciatura, estetica) e il commercio, con percentuali attorno all’86%. Quindi la meccanica (72,5%), l’agroalimentare (71,4%) e gli autoriparatori (70%). Chi, per modo di dire, se la passa un po’ meglio sono le aziende dei servizi alle imprese (57,1%) e le costruzioni (53,3%).

PREVALE IL PESSIMISMO. Raggiunge l’88,3% la percentuale delle imprese che ritengono che l’emergenza causerà una diminuzione del fatturato, anche se una su tre non è ancora in grado di valutare la dimensione di questo calo. In ogni caso, il 34% del campione ritiene che la contrazione sarà superiore al 15% del fatturato, il 18,4% compreso tra il 5 e il 15% e il 5% sotto la soglia dei cinque punti percentuali. Ancora una volta, le imprese più penalizzate sono quelle dell’autotrasporto (in particolare persone) del turismo, del commercio e della moda manifestano attese profondamente negative. La quota delle aziende che ritiene di confermare i fatturati del 2019 si ferma all’8,3%, allo 0,3% quella di coloro che pensano di aumentare il proprio fatturato.

I DIPENDENTI. Tra i problemi che denunciano le imprese modenesi troviamo la presenza dei dipendenti. In media il 16,8% registra un aumento delle assenze con punte del 25% nel trasporto e nei servizi alle persone. In ambito manifatturiero, la moda si attesta al 14,3% e la meccanica all’11,8%.

 

LA REAZIONE. Le imprese mostrano di reagire con adeguata tempestività al nuovo contesto. Quelle dei settori più esposti e che stanno subendo l’impatto maggiore hanno già messo in campo le prime contromisure attraverso contatti con clienti e fornitori o individuando soluzioni adeguate per la gestione del personale (il 50% di trasporto e il 43% di quelle turistiche, il 41,2% di quelle della meccanica e il 39,7% delle aziende di servizi alla persona). Circa il 6% delle imprese ha adottato forme di smart working, una percentuale bassa, anche perché il telelavoro è una soluzione poco praticabile per la maggior parte (l’80%) delle piccole imprese intervistate che operano prevalentemente nei settori manifatturiero, servizi alla persona, trasporti e commercio.

 

AMORTIZZATORI SOCIALI. Se la fase di emergenza dovesse prolungarsi, due aziende su tre ritengono probabile il ricorso ad ammortizzatori sociali, percentuale che sale all’ 87% nel trasporto, al 79% nella meccanica, al 75% nella moda. Tutti gli altri comparti mostrano percentuali superiori al 63% ad eccezione dei Servizi alle imprese (il 50%).

 

LE PROPOSTE. Sono numeri che dimostrano quanto sia necessaria un’azione straordinaria per sostenere l’economia e lo strumento più immediato è rappresentato dalla spesa per investimenti. Quando parliamo di investimenti non pensiamo a mega strutture, ma a piccoli interventi gestiti dai singoli comuni, con importi sottosoglia per favorire il lavoro delle imprese del territorio. Le manutenzioni, ad esempio, ma anche altri lavori e forniture: per importi sino a 350mila euro i comuni possono chiedere preventivi alle imprese che vogliono. Addirittura, per affidamenti sino a 40mila euro, assegnare i lavori direttamente ad una singola impresa.

Tanti piccoli interventi possono avere un fattore moltiplicativo per il territorio più elevato di grandi investimenti, ed essere quindi più utili alla comunità, in un momento di emergenza come quello attuale. Per questo occorre che i comuni utilizzino questa opportunità senza remore, sfruttando anche quegli avanzi di bilancio che spesso le amministrazioni impiegano con molto ritardo.

Una misura che deve essere integrata con altre, di rilievo territoriale più ampio, a partire da interventi che assicurino la liquidità alle imprese, il problema immediato che colpisce trasversalmente tutti i settori. CNA chiede alla Regione di pensare a fondi rotativi, anche temporanei, che possano essere d’aiuto alle imprese più in crisi. È poi necessario alzare il livello di guardia nei confronti delle attività abusive, a cominciare da quelle nel settore della sanità e benessere (estetica ed acconciatura, ad esempio) in un momento in cui la salvaguardia della salute pubblica è particolarmente importante. E attenzione al commercio: importante pensare ad azioni che ne possano sostenere la ripresa.