“L’accodo del 17 luglio c.a. regolamenta il rapporto di lavoro con i circa 900 lavoratori dello stabilimento produttivo si Modena. Prevede che dei 650 lavoratori dipendenti dell’appaltatrice Evologica, circa 600, addetti al processo produttivo, passino alle dipendenze dirette di Italpizza con il contratto alimentaristi. Per i circa 50 restanti lavoratori, che svolgono attività di servizi ausiliari, è previsto il mantenimento di inquadramento in appalto, come anche per i circa 250 lavoratori del confezionamento, attualmente in forza all’appaltatore Cofamo con contratto Multiservizi. L’accordo prevede pure che per quest’ultimi, le parti si confrontino su quale sia il contratto di lavoro più congruo” dichiara l’Azienda in una nota.
“E’ bene ricordare che fino al 2015 era già applicato il contratto logistica. Tale contratto non prevede particolari tutele, come per esempio la copertura per la malattia. Nel 2016, sempre con gli stessi Sindacati Confederali, si concordò di passare al contratto Multiservizi, più tutelante e più adeguato alle mansioni svolte da questi lavoratori.
Ora i Sindacati, in particolare CGIL – prosegue la nota di Italpizza – hanno la “pretesa” di ritornare al contratto precedente della logistica e di farlo, tra l’altro, in concomitanza con l’imminente cambio appalto di Cofamo, senza che ce ne sia una ragione logica, visto che gli accordi prevedono di trovare una intesa entro fine anno. Gli stessi dirigenti di CGIL riconoscono che la trattativa di martedì scorso era a buon punto e che c’era una disponibilità da parte datoriale a far ritornare i lavoratori al contratto precedente della logistica, ma non può essere il sindacato a stabilire i livelli di inquadramento decidendo chi è un dirigente, un funzionario, un impiegato o un operario. La rottura c’è stata, ma in realtà è avvenuta all’interno della stessa CGIL che ha visto le proprie RSA abbandonare il tavolo in dissenso con il proprio gruppo dirigente volto a forzare la mano su un aspetto non sentito dalla base. Voler sostenere l’ennesima pretesa di far coincidere il cambio appalto del reparto confezionamento con la trattativa delle nuove condizioni, è sostanzialmente irresponsabile, visto che Cofamo è in uscita ed il nuovo appaltatore non è ancora subentrato”.
“Per quanto riguarda la lamentela sindacale del cambio appalto del reparto confezionamento, che coinvolge gli attuali 250 lavoratori dell’appaltatore Cofamo, Italpizza smentisce che non si tratti dell’ennesimo cambio appalto, in quanto Cofamo è appaltatore di Italpizza da oltre un decennio. Si precisa che sulle ragioni del cambio appalto i Sindacati erano stati ampiamente edotti. In merito alle garanzie sul TFR e ratei non goduti per i lavoratori di Cofamo, Italpizza deve ancora una volta smentire le strumentali dichiarazioni di CGIL. Nell’incontro con le OOSS del 21 ottobre c.a., Italpizza unilateralmente ha assunto l’impegno di garantire tutti gli attuali livelli occupazionali e gli aspetti economici dei lavoratori, aspetto riformalizzato con PEC del 23 ottobre c.a.”
“A seguito della rottura del tavolo promossa da CGIL, Italpizza, con grande senso di responsabilità, nella mattinata di mercoledì scorso, ha inviato PEC alle OOSS esprimendo la propria disponibilità a continuare il dialogo e proseguire la trattativa interrotta, rottura, ribadiamo, avvenuta per motivi di dissidio interno tra la CGIL e i lavoratori da essa rappresentati. Come risposta, la stessa organizzazione sindacale ha promosso uno sciopero esteso a tutto il sito Italpizza, tra l’altro dichiarato per 8 ore mentre i lavoratori svolgono tre turni nelle 24 ore. Rifiutare l’invito ad un tavolo è certamente un atteggiamento poco responsabile. A questo punto – conclude la nota di Italpizza – è evidente che CGIL preferisce il conflitto al dialogo, cercando di alzare il livello dello scontro nel coinvolgere anche i lavoratori di Evologica, che in prospettiva, avrebbero già ottenuto importantissime concessioni, con il rischio così di dover riaprire questioni già discusse e condivise”.
(immagine d’archivio)