Focalizza l’attenzione sul “nome”, inteso come elemento identificativo di ciascun essere umano, la mostra “Nomen omen. Le carte delle identità”, che inaugura venerdì 13 settembre alle 18.30 all’Archivio Storico del Comune di Modena, al primo piano di Palazzo dei Musei in largo Sant’Agostino, nell’ambito del Festival filosofia sul tema “persona”. La scelta dei contenuti è coerente con la tipologia di materiali conservati in Archivio. Ad animare l’esposizione interverrà un reading di Ugo Cornia in tre repliche (sabato 14 settembre alle 18, 18.45 e 19.30). Lo scrittore modenese legge un suo racconto sul potere del soprannome, scritto per l’occasione, con aneddoti autobiografici. Il titolo è “Scutmài. Nomi, nomignoli e altre umanità”; l’ingresso è libero e gratuito fino a esaurimento posti.
Il titolo della mostra all’Archivio, in latino significa “un nome, un destino”. Ancora oggi, infatti, si tende a ritenere che il nome che i genitori danno ai figli alla nascita ne condizioni il futuro. Che sia un nome augurale, auspicio di successo e felicità, come nel caso di Felice o Fortunato, o che sia in ricordo di un caro defunto, il nome è legato alla personalità o alla storia della famiglia, svelandone origini e tradizioni.
L’Archivio comunale è il luogo che custodisce la memoria storica della comunità modenese: ne conserva, tra gli altri, i dati anagrafici dal ‘500, ben prima dello stato civile, ed è proprio partendo dai registri dei nati, dei morti e dei matrimoni, oltre che da documentazione riferita alle sezioni protestante ed ebraica, che in mostra si ripercorrono secoli di storia cittadina attraverso i nomi dei suoi abitanti.
Geminiano, Francesca, Giuseppe e Maria, al di là delle epoche e delle mode risultano tra i nomi più ricorrenti; i soprannomi poi, come negli atti ufficiali del censimento napoleonico, indicano come i componenti di una famiglia venissero caratterizzati in base al mestiere, o a tratti della personalità, come nel caso di Salamino o Paradisa.
Anche alberi genealogici (tra cui spicca quello stampato dai Soliani nel 1660 del casato Estense), stemmi delle famiglie modenesi, disegnati minuziosamente sul Libro d’Oro e sulle cronache cittadine di Spaccini e Rovatti, sigilli (in particolare di Lucrezia Borgia) ed epigrafi cimiteriali attestano che il nome, oltre a certificare l’identità delle persone, ne tramanda di generazione in generazione la testimonianza, rendendo ciascuno di noi unico e irripetibile.
“Nonostante la crisi dell’io dell’uomo contemporaneo abbia minato le sue certezze – affermano i curatori Gabriella Roganti e Giuseppe Bertoni – e nonostante conflitti epocali abbiano tentato di sopprimere interi popoli solo in funzione dell’appartenenza ad una etnia, il ‘documento’ resta l’unica consapevolezza di esistenza dell’individuo”.
“Nomen omen” si può visitare gratuitamente fino al 15 febbraio 2020. Nei giorni del Festival filosofia apre con orari straordinari venerdì 13 dalle 9 alle 23; sabato 14 settembre dalle 9 alle 24; domenica 15 dalle 9 alle 21. Poi, dal 16 settembre, da lunedì a venerdì dalle 10 alle 12 e lunedì e giovedì anche al pomeriggio, dalle 15 alle 18.
Un’altra mostra, collegata idealmente a quella dell’Archivio, è allestita sempre nell’ambito di Festival filosofia e sempre a Palazzo dei Musei, ma alla Biblioteca Poletti, dove inaugura venerdì 13 settembre alle. Si intitola “Keine Papiere. Senza le carte delle identità” e approfondisce l’indagine proprio su quest’ultimo aspetto, denunciando il vuoto che deriva dalla perdita del riconoscimento anagrafico.