Qual è lo stato di salute dell’Appennino bolognese? Quali i suoi punti di forza e le criticità? Quanto si è investito in questi anni e quali sono i progetti in corso e finanziati?
A queste domande ha cercato di rispondere il Focus promosso dalla Città metropolitana, oggi pomeriggio alla Rocchetta Mattei, per fare un bilancio su politiche e azioni attuate negli ultimi quattro anni e da mettere in campo nei prossimi.
Una riflessione che parte dall’obiettivo indicato dal Piano Strategico Metropolitano: “rendere più attrattivo vivere e lavorare nel territorio montano e collinare” attraverso il mantenimento dell’industria manifatturiera e l’insediamento di nuove attività, lo sviluppo di un turismo di qualità, il miglioramento dell’accessibilità territoriale con interventi strutturali e immateriali, l’incremento delle condizioni di sicurezza e cura del territorio, il potenziamento del sistema dei servizi.
Tra gli intervenuti: Massimo Gnudi (Consigliere metropolitano delegato alle Politiche per l’Appennino bolognese), Fausto Tinti (Vicesindaco della Città metropolitana), Stefano Bonaccini (Presidente della Regione Emilia-Romagna) e tanti protagonisti del territorio: imprenditori, operatori culturali e scolastici, amministratori, associazioni di cittadini (qui il programma completo).
Considerando il quadro complessivo degli interventi, messi in campo e programmati, l’impegno finanziario del sistema degli enti pubblici nell’Appennino bolognese è di circa 500 milioni di euro: 300 milioni spesi/impegnati nel periodo 2015-2018 e 200 previsti per i prossimi anni.
Dal dossier presentato dalla Città metropolitana, che prende in considerazione 23 comuni con circa 150.000 abitanti cioè il 15,2% della popolazione metropolitana, emergono i punti di forza e di debolezza di quello che rappresenta il principale capitale ambientale del territorio metropolitano e costituisce parte del “capitale” economico, produttivo e sociale della metropoli bolognese.
L’andamento demografico dell’ultimo decennio vede un decremento della popolazione soprattutto nei comuni di crinale e periferici che presentano cali anche superiori al 10% della popolazione residente. Altro elemento di criticità è rappresentato dall’invecchiamento della popolazione (47,8 anni è l’età media contro i 46,4 della media metropolitana) testimoniato anche dai redditi derivanti da pensione che qui sono il 38,44% del totale dei redditi dichiarati contro il 36,75% a livello metropolitano (in alcuni comuni si arriva al 40% con punte massime prossime al 50%).
L’Appennino è l’area che più di altre ha sofferto la crisi economica con crisi aziendali particolarmente acute ma il tasso di imprenditorialità (numero di imprese attive per 1.000 abitanti) tra il 2008 e il 2017 si è mantenuto su valori superiori alla media metropolitana. Inoltre sul fronte produttivo gli ultimi anni (2014-2017) registrano un aumento di imprese e addetti benchè la comparazione con altre parti della città metropolitana segnali una maggiore lentezza a recuperare le posizioni del periodo precedente.
La crisi ha comportato anche una ri-articolazione del sistema produttivo con un consolidamento del settore dei servizi.
Segnali positivi si registrano anche sul fronte delle nuove imprese giovanili, in particolare in agricoltura. Un settore che ha ricevuto oltre 31 milioni di euro di contributi dal Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020, di cui 5,6 milioni a sostegno dei giovani agricoltori di primo insediamento e 9 milioni alla conversione a pratiche e metodi biologici di coltivazione. Tra i progetti maggiormente innovativi del Gal (Gruppo di Azione Locale dell’Appennino Bolognese) quello del Biodistretto, un sistema innovativo del territorio vocato al biologico.
Rispetto allo sviluppo economico dell’Appennino fondamentale nei prossimi anni sarà anche l’investimento previsto al Centro Enea del Brasimone per circa 105 milioni di euro.
Altra tendenza interessante emersa negli ultimi anni è la ripresa del turismo che, a partire dal 2015, registra quello che potrebbe essere l’inizio di un nuovo ciclo di crescita soprattutto per quanto riguarda il numero di arrivi che, dopo essersi dimezzato a metà decennio, torna quasi ai livelli pre-crisi crescendo in due anni di oltre il 50%.
Segnali positivi arrivano anche dalle Terme di Porretta che, dopo varie vicissitudini e l’impegno di realtà locali, hanno ripreso l’attività, registrando 17mila presenze e 144mila cure termali nel 2018.
Importanti novità anche sul fronte della mobilità: nel Piano Urbano della Mobilità Sostenibile in corso di approvazione sono infatti previsti il potenziamento del Servizio Ferroviario Metropolitano (che già oggi registra qui 10mila passeggeri al giorno) e del Trasporto Pubblico in generale.
Negli ultimi 4 anni (2015-2018) i finanziamenti messi in campo dalla Regione e dai gestori dei servizi su reti, stazioni, materiale rotabile e per la gestione dei servizi ferroviari ammonta a 158 milioni di euro.
Significativa per la mobilità stradale la progettualità messa in campo sulla statale Porrettana nella tratta tra Sasso Marconi e Vergato per realizzare la riqualificazione in sede, e il finanziamento derivante dal Patto per Bologna per la realizzazione del 2° lotto del Nodo di Rastignano e di un tratto appenninico della Ciclovia del Sole (21 km da Pian di Venola a Riola di Vergato, già finanziati per 2,5 milioni di euro, che saranno realizzati tra il 2019 e il 2023).
Per quanto riguarda i collegamenti immateriali una importante novità di questi anni è rappresentata dal Piano operativo regionale sulla Banda Ultra Larga che, grazie a fondi regionali, europei e statali, vuole infrastrutturare tutte le aree dove i piani degli operatori privati non prevedono alcun investimento. Circa 13 milioni le risorse impegnate, 68 i cantieri aperti, tutti i comuni coperti entro il 2021.
Per lo sviluppo dell’Appennino è infine fondamentale la lotta al dissesto idrogeologico che vede in campo investimenti per quasi 11 milioni.
“In questi anni con il Focus dell’Appennino e il PSM – è il commento del Consigliere metropolitano alle Politiche per l’Appennino bolognese Massimo Gnudi – sono state definite le politiche strategiche per lo sviluppo sostenibile della Montagna bolognese. Sono stati predisposti nuovi strumenti come i Patti per l’occupazione e lo sviluppo e sono stati fatti investimenti molto rilevanti che stanno producendo i primi risultati ed ulteriori effetti si produrranno nel prossimo periodo.
Permangono tuttora elementi di criticità: dalla fragilità sociale ed economica delle popolazioni alle carenze delle reti infrastrutturali e di connessione, alla fragilità intrinseca del territorio sotto il profilo geomorfologico. Sono quindi necessarie ulteriori politiche locali, regionali e nazionali: penso in particolare al Piano nazionale per la messa in sicurezza del territorio dal rischio di dissesto idrogeologico e all’obiettivo regionale finalizzato a dimezzare l’Irap alle imprese della montagna”.
“Promuovere una nuova stagione di crescita e sviluppo per i territori montani – ha detto il presidente Stefano Bonaccini – è per questa Regione un obiettivo prioritario. Investire sulla montagna, su questi luoghi così preziosi da un punto di vista ambientale e paesaggistico, significa infatti investire a beneficio dell’intero territorio regionale. Siamo impegnati a sostenere investimenti per la cura del suolo e la lotta al dissesto idrogeologico, così come sulle infrastrutture viarie e ferroviarie, necessarie anche per il sistema produttivo e turistico. Entro il 2021 tutta la montagna sarà raggiunta dalla banda ultra larga perché la connessione digitale è fondamentale per le famiglie, gli studenti, le imprese, oltre che per il sistema turistico che sta crescendo ogni anno e ha ormai raggiunto numeri considerevoli. Mettere assieme le eccellenze del territorio significa garantire sempre maggiori opportunità per trattenere i turisti anche per più giorni: cultura, paesaggio, enogastronomia, sport sono gli ingredienti vincenti. Con l’ultima manovra di bilancio abbiamo anche stanziato 36 milioni di euro nel triennio, per sostenere il taglio dell’Irap fino al 50% per le aziende e gli esercizi commerciali che già operano nei Comuni montani, oltre all’azzeramento per tre anni per quelli di nuovo insediamento. Il nostro auspicio è che questa inedita fiscalità di vantaggio possa contribuire a contrastare lo spopolamento di queste zone, dando un aiuto concreto a chi già vi lavora e un’opportunità in più ai tanti giovani che vorrebbero avviare una loro attività, restando nei luoghi in cui sono nati”.
“Uno dei principali elementi che attraggono investimenti in un territorio – ha affermato il vicesindaco di Palazzo Malvezzi Fausto Tinti – è che il pubblico faccia la sua parte e la Città metropolitana la sta facendo insieme ai Comuni e alle Unioni”.