Stato di agitazione alla Kale Italia di Fiorano Modenese. I sindacati dei ceramisti Femca Cisl Emilia Centrale e Filctem Cgil Modena hanno proclamato il blocco immediato di ogni flessibilità, prestazione di lavoro supplementare e straordinario, e un pacchetto di 24 ore di sciopero: le prime otto ore sono in programma venerdì prossimo 1 marzo.
“La situazione aziendale di Kale Italia preoccupa da tempo lavoratori, rsu e sindacati – scrivono in una nota Femca Cisl Emilia Centrale e Filctem Cgil Modena – Dal 2011, quando è nata rilevando dal concordato Fincuoghi marchi e stabilimenti produttivi, l’azienda non ha mai realizzato utili e ha dovuto chiedere continui sostegni economici alla casa madre turca”.
I sindacati ricordano che Kale Italia ha “dapprima deciso di chiudere definitivamente lo stabilimento di Borgotaro (122 addetti), poi di ridimensionare la compagine aziendale con continue procedure di licenziamento collettivo, anche senza accordi sindacali. Oggi sono 56 i lavoratori rimasti, ma l’azienda dice di voler tagliare almeno altri 27 posti, con soppressione di intere attività e mansioni”.
“Rimarrebbe solo un manipolo di addetti, per questo temiamo sia un ulteriore passo verso la completa dismissione – dicono i ceramisti Cisl e Cgil – Nonostante le nostre continue richieste di confrontarci con l’azienda su prospettive e investimenti, nessuna risposta concreta è mai arrivata. Le produzioni sono cessate e l’azienda si è trasformata in una commerciale con prodotti realizzati sempre più spesso in Turchia e sempre meno in Italia. L’uscita di alcuni funzionari commerciali per molto tempo non è stata compensata, oppure si è sopperito per lo più con personale interno, senza mai attingere a manager d’esperienza. È una strategia miope che ha portato a un costante calo del fatturato”.
I sindacati aggiungono che nell’ultimo mese hanno effettuato vari incontri con la dirigenza di Kale Italia, ma senza che siano emerse con chiarezza strategie, prospettive aziendali e occupazionali.
“Abbiamo perso tempo a discutere ipotesi gestionali regolarmente bocciate dalla casa madre Kale Turchia. Adesso basta – tuonano Femca e Filctem – È necessario avere risposte chiare e univoche sulle reali intenzioni dell’azienda, che non può affrontare questa situazione senza preoccuparsi delle ricadute occupazionali”.