Si è svolto ieri l’incontro a Torino tra la direzione Fca e i sindacati sulla presentazione del piano industriale del Gruppo 2019-2021. Come sempre, i sindacati sono stati incontrati separatamente e l’incontro con la Fiom/Cgil si è concluso in tarda serata.
“Questo piano industriale è il primo step del piano complessivo che era già stato presentato da Marchionne il 1° giugno 2018 che invece arriva sino al 2022. Contiene sicuramente elementi positivi sul piano generale, dà risposte ad alcuni stabilimenti italiani, ma su altri lascia diverse incognite – afferma Cesare Pizzolla, segretario Fiom/Cgil Modena – Nella premessa iniziale, la direzione aziendale ha affermato che il piano è condizionato da due variabili: la risposta del mercato e i vincoli sulle emissioni in atmosfera.
Fra gli aspetti positivi, l’annuncio dell’investimento di 5 miliardi di euro sul settore automobilistico è indubbiamente un fatto importante come la scelta di sviluppare prodotti elettrici e ibridi negli stabilimenti italiani”.
“Altro elemento importante – prosegue Fiom/Cgil Modena – è la dichiarazione sulla piena occupazione negli stabilimenti italiani alla fine del piano, senza però supportare questa enunciazione con dati sulle stime della produzione che possano far capire a quale livello di piena occupazione si fa riferimento, in quanto da molto tempo in quasi tutti gli stabilimenti, molti lavoratori sono stati e sono coinvolti da ammortizzatori sociali e si assiste ad una contrazione continua dei livelli occupazionali.
Purtroppo – aggiunge Fiom/Cgil – dichiarazioni sulla piena occupazione da parte di Fca Auto sono state fatte anche negli ultimi due piani industriali a partire dal 2010, ma nei fatti nel 2018 questa non è stata ancora raggiunta. Anzi, si sposta l’obbiettivo al 2021”.
“L’azienda conferma quanto già la Fiom/Cgil da tempo sostiene, che produrre un’auto a motore elettrico richiede un 20-25% in meno di manodopera, e quindi di dipendenti, rispetto alla produzione dell’auto a motore termico. Questo è un ulteriore elemento da tenere in considerazione per le previsioni sui budget produttivi futuri e sui conseguenti livelli occupazionali utili a sviluppare tali volumi.
Ad oggi non c’è dunque la garanzia che questo piano permetta di uscire definitivamente dall’utilizzo degli ammortizzatori sociali, che in alcuni stabilimenti sono ormai giunti al termine (Pomigliano e Mirafiori li esauriscono tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020)” aggiunge il sindacato.
“Nel piano sono stati annunciati 13 nuovi modelli di auto, ma solo 4 sono veramente tali, gli altri sono restyling di auto già in produzione da anni. I 4 nuovi modelli sono a Pomigliano il Suv compatto Alfa, a Melfi la Jeep, a Mirafiori la 500 elettrica, mentre il modello che dovrebbe arrivare alla Maserati di Modena non è stato ancora definito. A domanda precisa, l’azienda non è stata in grado neanche di dire se si pensa a un modello Maserati, a un modello Alfa o a modelli di entrambi i marchi. Ciò sconfessa tutte le dichiarazioni dei mesi scorsi da parte di sindacalisti delle altre organizzazioni sindacali che davano già per certo l’arrivo a Modena dell’Alfieri e dell’Alfa 8C”.
“La Maserati Modena è uno degli stabilimenti che esce da questo incontro con meno certezze per quanto riguarda le prospettive produttive.
Da un lato, è importante la conferma che sull’area modenese si mantenga e sviluppi tutta l’area della progettazione, ma dall’altro è stato ribadito che la vocazione produttiva è sempre più marginale, in quanto il nuovo e/o nuovi modelli che dovrebbero arrivare saranno un prodotto molto di nicchia, con volumi esigui. L’azienda, oltre a non dare numeri sulla produzione, non è stata in grado di dire con precisione quando arriverà la nuova autovettura, o le nuove autovetture. Questo fa sì che il piano industriale sino al 2021 sia strutturato sul restyling della Gran Cabrio e della Gran Turismo, modelli in vita da oltre 10 anni che rischiano di non incontrare i favori del mercato come successo in questi ultimi anni con la contrazione nel 2018 a 1.800 autovetture, contro una capacità produttiva installata di oltre 8.000 autovetture”.
“L’unica certezza del piano oggi su Modena è che i lavoratori saranno coinvolti per molti altri mesi in percorsi di ammortizzatori sociali e che quindi l’attuale contratto di solidarietà difficilmente terminerà a fine febbraio 2019.
Questo piano, pur avendo elementi sicuramente positivi e innovativi, ha bisogno di ulteriori integrazioni che possano dare risposta a tutti i problemi rimasti tutt’ora aperti. Il Governo sul piano generale, e le istituzioni modenesi e regionali per quanto riguarda la Maserati – conclude Fiom/Cgil Modena – devono continuare a far pressione perché si definiscano prima possibile tutti quegli elementi che oggi mancano per poter dare un giudizio complessivo positivo, ma soprattutto per dare certezza ai lavoratori coinvolti”.