L’apprendistato: una leva molto utile per far incontrare domanda e offerta di lavoro, favorendo formazione e crescita di competenze dei giovani studenti e il loro inserimento professionale.
Su questo punto si è convenuto nel convegno organizzato da Unioncamere Emilia-Romagna e Ifoa come evento conclusivo del progetto SET-APP, finanziato tra le iniziative strategiche dal programma Erasmus plus dell’Unione europea, occasione di conoscenza delle migliori prassi sull’apprendistato nelle diverse tipologie e su alcune significative esperienze europee.
Hanno partecipato i 7 partner coinvolti provenienti da Italia, Francia, Austria e Germania, aziende del territorio, scuole, Ufficio Scolastico Regionale, Regione Emilia-Romagna, Agenzia Regionale per il Lavoro Emilia-Romagna.
“SET APP si è sviluppato in tre fasi nell’arco di un biennio – ha detto Luca Boetti responsabile IFOA progetti europei – Primo passo è stata l’interazione tra i partner per la migliore conoscenza dei reciproci sistemi, con la verifica della trasferibilità di strumenti da un area all’altra. Quindi la stipula di patti territoriali per l’apprendistato in modo da coinvolgere tutti gli attori, pubblici e privati ed imprese. Infine, la creazione di materiali per una migliore comprensione della normativa e delle opportunità oltre a eventi informativi, in una logica di trasmissione di buone prassi”.
L’ultimo appuntamento del progetto sarà a Reggio Emilia venerdì 30 novembre, un “aperitivo apprendistato” che prevede la premiazione dei giovani e delle aziende che hanno ottenuto i risultati più brillanti. “Avere buoni ambasciatori che possano portare testimonianza – ha aggiunto Boetti – è il miglior veicolo di promozione di questo strumento”.
Claudio Pasini, segretario generale di Unioncamere Emilia-Romagna, rammentando le diverse e numerose attività svolte dalle Camere di commercio in materia di informazione sulle dinamiche economico-sociali, mercato del lavoro e dei fabbisogni professionali delle imprese, e le nuove competenze legate all’Alternanza Scuola Lavoro e all’orientamento (temi su cui sono stati siglati accordi tra Unioncamere ER e Ufficio scolastico regionale, e Regione ed Agenzia regionale del Lavoro), ha evidenziato come “la sfida che abbiamo davanti comporti una maggiore integrazione tra scuola e mondo del lavoro, attraverso una forma dolce di transizione, tra cui rientra a pieno titolo la promozione dell’apprendistato”.
Francesca Bergamini della Regione Emilia-Romagna, ha ricordato la recente firma del Patto per il lavoro giovani. “Si rilancia l’occupazione dei giovani puntando sulle loro competenze e ampliamento delle tutele che si possono dare per cogliere le opportunità. Occorre puntare sui percorsi educativi, sul coinvolgimento delle aziende e non sulla riduzione dei costi. L’apprendistato di primo livello è strumento privilegiato per favorire l’ingresso qualificato dei giovani nel lavoro”.
Giovanni Desco dell’Ufficio scolastico regionale, ha evidenziato l’utilità, nel momento di avvio delle pre-iscrizioni all’anno scolastico 2019-2020, di “raccontare esperienze di successo di raccordo scuola-lavoro e evidenziare l’arricchimento reciproco tra formazione e lavoro: elementi che possono far parte a pieno titolo di un orientamento efficace. Va superata la dicotomia esistente tra istruzione e lavoro.” L’auspicio dunque è che possa scattare la molla decisiva per lo sviluppo dell’apprendistato di primo livello proprio da una maggiore conoscenza dello strumento che finora ha numeri troppo ridotti rispetto alle potenzialità.
L’apprendistato di primo livello permette di lavorare e studiare in modo coerente è quindi una modalità formativa di attualità e qualità che permette un efficace incrocio tra istruzione e lavoro.
L’esperto Emmanuele Massagli, presidente Adapt (associazione che promuove studi e ricerche nell’ambito delle relazioni industriali e di lavoro), tracciando un quadro del sistema dell’apprendistato ha rilevato come “i numeri, ancora ridotti,dell’apprendistato di primo livello sono però in crescita, anche per effetto di recenti modifiche normative.
Le testimonianze
Sul tema del passaggio dalla scuola al lavoro, su come trovare le risorse giuste è stata data voce alle imprese e agli istituti di istruzione.
Giulia Carbognani coordinatrice di Innovation Farm, realtà che coinvolge una azienda famosa come Dallara e altre metalmeccaniche del territorio, ha portato la testimonianza dell’esperienza di apprendistato di primo livello che dal 2016 ha coinvolto studenti dell’indirizzo professionale manutenzione e assistenza tecnica dell’istituto Gadda di Fornovo. Studenti che sono stati assunti con contratto di apprendistato di primo livello in aziende del territorio, settore metalmeccanica, ed hanno avuto possibilità di frequentare la quarta e quinta superiore conseguendo alla fine il diploma con una formazione duale: durante il biennio studio a scuola (pari al 65% del tempo), formazione in azienda (35%) e possibilità di svolgere un lavoro retribuito. A breve partirà la terza edizione che coinvolgerà una quindicina di imprese.
“Sono evidenti i vantaggi reciproci di un percorso formativo condiviso perché permette una integrazione reale– ha detto Carbognani – C’è per l’azienda la possibilità di investire tempo sulle persone, selezionare, formare e stimolare gli studenti, che da parte loro possono acquisire competenze professionali e trasversali, intese queste come rispetto ruoli e senso di responsabilità, preparandosi al lavoro. La scuola ha la possibilità di conoscere le imprese e le loro esigenze”.
Massimo Foresti dell’azienda Elettrotecnica Imolese, ha parlato dell’apprendistato di primo livello in una piccola azienda come di “uno strumento utile di dialogo tra generazioni diverse, che permette ai giovani di conoscere le dinamiche aziendali e i ruoli e contemporaneamente alle imprese di costruire la propria continuità”.
Lo sbocco è infatti spesso l’assunzione in azienda.
Vanna Monducci, dirigente dell’IIS Alberghetti di Imola ha rilevato l’importanza dell’opportunità formativa e lavorativa per i ragazzi legata all’apprendistato che nella scuola imolese è stato attivato da diversi anni “con il contributo e la collaborazione delle associazioni di categoria. I giovani devono essere formati per il mercato del lavoro attuale e poter trovare occupazione adeguata. Per questo – ha aggiunto – dobbiamo rafforzare, controllare e implementare un sistema di formazione efficace”.
Hanno raccontato le loro esperienze legate al Progetto SET-APP i rappresentanti dei partner provenienti dai Paesi esteri:Florence Balestas AFPA, Rajaa Bonnamour Agence Nationale de formation Professionnelle des Adultes, Gunnar Binda Arbeit und Leben Hamburg, Gerold Hemetsberger BFI-OÖ Austria, e Francesca Lusenti di IFOA.
Apprendistato: istruzioni per l’uso
Grazie all’apprendistato, la giovane risorsa può svolgere contemporaneamente una mansione all’interno di una azienda e studiare e frequentare una scuola superiore o l’università, al fine di acquisire il titolo di studio, a seconda dell’età e della finalità.
In Italia si possono identificare tre tipologie di apprendistato:
- I livello: all’interno di un percorso scolastico di diploma di cinque anni, prevede, per i giovani dai 16 ai 19 anni, una organizzazione didattica articolata in periodi di formazione interna ed esterna che si svolgono, rispettivamente, sul posto di lavoro e a scuola. L’apprendistato è quindi un contratto “a causa mista” in cui formazione interna ed esterna devono svilupparsi in modo integrato ai fini del raggiungimento dei risultati di apprendimento previsti per la qualifica e il diploma professionale. Accanto a questi periodi, nello spirito della tipologia di contratto considerato sono previsti ulteriori periodi di lavoro definiti nei limiti e nelle modalità tra le parti. I percorsi formativi sono concordati dalla scuola e dal datore di lavoro, sono articolati tenendo conto delle esigenze formative e professionali dell’impresa e delle competenze tecniche e professionali degli studenti, che dovranno essere acquisite all’interno della stessa azienda. Le aziende interessate a partecipare al progetto – sulla base delle disponibilità espresse e del profilo che viene fornito dalla scuola- selezionano i candidati e procedono alla loro assunzione in apprendistato di primo livello. C’è una co-progettazione dei percorsi formativi tra scuola e aziende, con l’obiettivo di adeguare la formazione su profili e competenze richieste dal mercato del lavoro.
- II livello o apprendistato professionalizzante: è un “contratto di mestiere” finalizzato alla formazione e occupazione che prevede, assolto l’obbligo scolastico a 16 anni, la possibilità di assunzione in azienda con l’obbligo di svolgere un numero limitato di ore. Il contratto di consente all’azienda di assumere e formare le nuove professionalità ad un costo del lavoro vantaggioso, in quanto sia la remunerazione che gli oneri previdenziali e assistenziali sono ridotti.
- III livello o Alta formazione e ricerca: si può stipulare tra datori di lavoro di tutti i settori e lavoratori con massimo 29 anni, in possesso di un titolo d’istruzione secondaria superiore. Sono diversi tipi di apprendistato di III livello attivabili: per il conseguimento di un titolo d’istruzione superiore/universitaria (diplomi ITS, titoli universitari, dottorati di ricerca); per attività di ricerca, legati a progetti di ricerca aziendali; per l’effettuazione del praticantato ai fini dell’abilitazione professionale.
In Italia prevale il ricorso all’apprendistato di secondo livello, all’opposto di quanto accade all’estero dove coincide la figura dello studente con quella del dipendente apprendista, e il lavoro è parte integrante per ottenere il titolo di studio.
In Germania o Austria il ricorso all’apprendistato di primo livello arriva ai 2 terzi o all’80 per cento.