Ai giornalisti, ai collaboratori e ai lettori di Sassuolo2000 auguro Buon Natale e un 2018 sereno, con l’augurio che la vostra testata, così importante nel nostro distretto, continui ad offrire un importante contributo all’informazione dei cittadini. Vorrei condividere con voi il messaggio che ho rivolto ai Fioranesi.
C’era una volta un padre con tre figli, che possedeva undici cammelli. Un giorno quel padre morì e suddivise per testamento il suo patrimonio (gli undici cammelli) in questo modo: metà (1/2) al figlio maggiore, un quarto (1/4) al secondo figlio e un sesto (1/6) al figlio minore. Al dolore per la morte del padre subentrò ben presto nei tre figli la difficoltà nella spartizione dei cammelli in quanto la divisione non dava numeri interi e ovviamente non si poteva dividere in più parti un cammello. L’armonia in famiglia stava sparendo. Passò di lì un cammelliere che, informato della vicende, offrì una soluzione ai tre fratelli: aggiunse un suo cammello ai loro undici e fece attuare la divisione. Partendo dunque da dodici anziché da undici, il fratello maggiore ne ottenne sei (la metà), il secondo ne prese tre (un quarto) ed il minore ne ottenne due e cioè un sesto: in totale undici e il cammelliere poté riprendersi il proprio. Con grande sorpresa dunque videro che era stato risolto il problema e che per di più (cosa ancora più strana) erano stati sufficienti gli undici cammelli del padre. Il cammelliere, dunque, non solo non aveva perso il proprio cammello, ma si era procurato la riconoscenza dei tre fratelli, avendoli aiutati a risolvere un problema prima insolubile.
Questa storiella mi fu raccontata dal prof. Stefano Zamagni, docente di macroeconomia, prima alla Bocconi e poi all’Università di Bologna. Il suo significato è evidente. Un gesto di collaborazione intelligente e solidale ha risolto un problema dapprima insormontabile; non solo, ma quel gesto non è costato nulla a livello economico al cammelliere benefattore, il quale alla fine ha recuperato il proprio cammello. Ciò che è stato risolutivo dunque non è stato il dare qualcosa, ma la disponibilità alla collaborazione e all’aiuto. E questo è vero anche in economia e nella realtà sociale.
In questi giorni si moltiplicano gli auguri di Natale, ma in realtà che significato dà ciascuno di noi a quelle che rischiano di essere “frasi fatte”? Pensando a cosa dire ai miei concittadini, mi è venuta in mente la storiella dei cammelli per ribadire un principio: gli auguri di Natale hanno senso se siamo e se ci sentiamo una comunità. Il senso di comunità poi sta nella consapevolezza del fatto che ciascuno di noi, da solo, può fare ben poco; soltanto dalla collaborazione, sia a livello pubblico che nella vita privata, deriva il bene per l’intero paese e per la nostra vita. Queste non sono parole vuote ma sono la realtà.
Nel mondo di oggi, in cui purtroppo sembrano prevalere dissennate tendenze individualistiche, atteggiamenti di chiusura personale, nazionalistica e talora addirittura razzistica, il nostro compito è di lavorare per aprire la nostra mente, per allargare i nostri orizzonti, per riuscire a guardare la luna anziché fermarci al dito che la indica, per rinnovare il nostro impegno verso una società con meno ingiustizie e più uguaglianza, una società in cui ciascuno possa vivere secondo le condizioni della dignità dell’uomo. Questo è ciò che richiamo a me stesso e ciò che auguro a tutti e a ciascuno, anche a nome dell’intera Amministrazione comunale. Buon Natale.
(Francesco Tosi)