Una ‘commedia all’italiana’ molto simile a quelle che si facevano negli anni d’oro del nostro cinema, aggiornata ai mali odierni del nostro Paese come gli ‘inciuci’ politici per favorire questa o quella azienda. Con la proiezione ad ingresso gratuito di “Non si ruba a casa dei ladri” di Carlo Vanzina – che l’ha scritta e sceneggiata assieme al fido fratello Enrico – continua domani venerdì 5 maggio alle ore 21.00 presso la Sala Cinema Massimo Troisi di Nonantola l’undicesima edizione della manifestazione, organizzata dall’omonima associazione affiliata Arci. Il film – uno spaccato divertente e amaro ma vero dell’Italia contemporanea – è interpretato da un quartetto molto affiatato di attori: Massimo Ghini, Vincenzo Salemme, Stefania Rocca e Manuela Arcuri.
Antonio Russo è un piccolo imprenditore napoletano la cui azienda è fallita perché ha perso una gara d’appalto truccata. Per poter pagare il master alla figlia negli Stati Uniti, lui e la moglie Daniela trovano lavoro come camerieri presso Simone Santoro, un faccendiere romano che vive in un villone con la fidanzata Lori e alimenta un giro di corruzione che ha per interlocutore primario un onorevole pugliese ammanicato con la criminalità organizzata. Quando l’onorevole finisce in manette Simone si vede costretto a recuperare in fretta e furia i fondi che ha nascosto in Svizzera. Ma Antonio viene a sapere che è proprio il suo datore di lavoro ad aver pilotato la gara d’appalto che gli è costata l’azienda, e decide di vendicarsi, non già consegnando Simone a una giustizia dagli esiti incerti, ma colpendolo dove gli fa davvero male: nel portafogli.
Questa volta i fratelli Vanzina fanno leva su tutta la loro conoscenza della commedia all’italiana, costruendo una sceneggiatura solida che rende omaggio a molti titoli del passato: da In nome del popolo italiano a Pane e cioccolata a La congiuntura, per citare solo qualche titolo. Per la verità la commedia cui Non si ruba a casa dei ladri somiglia di più, pur con i dovuti distinguo, è Crimen di Mario Camerini, e non solo per la trasferta di un gruppo disomogeneo in un paradiso fiscale: anche per l’agilità della scrittura, la scioltezza della regia, la galleria dei “caratteri”. Paradossalmente, Non si ruba a casa dei ladri rimanda persino a Gomorra per il ritratto consapevole dei suoi “vincenti” come straccioni che è impossibile invidiare. (…) Questo ritorno dei Vanzina alle loro radici non è una captatio benevolentiae verso chi ha sempre pensato che gli eredi di Steno potessero fare di meglio, ma funziona perché intrattiene e fa sorridere: le battute sono intelligenti (con qualche caduta di gusto e di stile), la trama è ben costruita, la regia asseconda gli attori e il cast regge bene l’architettura narrativa.