Il sindaco di Reggio Emilia ha consegnato il Primo Tricolore al presidente del Senato della Repubblica Pietro Grasso, in occasione dell’incontro ‘Le Mafie alla conquista del giovani’ svoltosi questa mattina nella Sala del Tricolore e promosso, nell’ambito del programma “Noi contro le mafie”, dal Comune di Reggio Emilia e dall’associazione Cortocircuito.
Il sindaco è intervenuto nel corso della mattinata, che ha coinvolto circa duecento studenti dell’Università e del triennio delle scuole superiori che hanno partecipato a progetti e laboratori su legalità, cittadinanza attiva e contrasto alle mafie. Ospite della giornata, oltre al presidente del Grasso, anche l’inviata speciale del Tg1 Rai Maria Grazia Mazzola, alla quale l’associazione Cortocircuito ha consegnato una targa per l’impegno sul fronte delle inchieste sulla criminalità organizzata.
All’incontro erano presenti l’assessora a Sicurezza e cultura della Legalità del Comune di Reggio Emilia Natalia Maramotti, il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, il presidente della Provincia di Reggio Emilia Giammaria Manghi ed Elia Minari, coordinatore dell’associazione culturale antimafia “Cortocircuito” di Reggio Emilia. Il ciclo di incontri “Noi contro le mafie” è promosso e realizzato dalla Provincia di Reggio Emilia e dalla Regione Emilia-Romagna.
“Siamo qui a dimostrazione dell’impegno e dell’azione quotidiana straordinaria di una comunità e di un territorio, delle sue istituzioni e della società civile sul fronte dell’antimafia e del contrasto all’infiltrazione delle grandi organizzazioni mafiose – ha detto il sindaco Luca Vecchi, intervenendo nella Sala del Tricolore – Abbiamo attraversato e stiamo attraversando anni molto impegnativi per le nostre comunità, abbiamo voluto qui a Reggio Emilia processo Aemilia, facendo un investimento importante di risorse pubbliche. Qui tante istituzioni si sono costituite parte civile, cosa che non è accaduta ovunque e che testimonia la voglia di assumerci la responsabilità di affrontare insieme questo grande passaggio storico.
Abbiamo definito insieme a tutti i comuni della provincia nuovi protocolli antimafia e esteso controlli nell’edilizia e negli appalti, investito nella formazione del personale con Avviso pubblico, divenendo un punto di riferimento a livello nazionale, rafforzato i piani anticorruzione. Abbiamo lavorato inoltre nel contrasto e nella diffusione di alcune attività economiche come il gioco d’azzardo e le Vlt.
C’è ancora molto da fare e nulla va sottovalutato ma penso di appartenere a generazione di sindaci reggiani che stanno affrontando il contrasto alle mafie e della criminalità, uno dei più grandi temi contemporanei delle nostre comunità, con grande consapevolezza e senso delle istituzioni, sentendosi rappresentanti degli interessi generali di una comunità.
Siamo una comunità aperta – ha proseguito il sindaco – che non ha paura di discutere in favore della cultura della legalità, sulla quale abbiamo fatto un grande investimento, una comunità che non vive le regole e le norme come qualcosa di coercitivo ma le interpreta nello spirito profondo nella dimensione individuale e collettiva, e trova in esse la ragione fondamentale che regola vivere civile.
Investire nella cultura della legalità significa investire sulle relazioni civili e sulla comunità, importante ancor più in una città che grazie all’educazione è diventata nota nel mondo.
Abbiamo consapevolezza di muoverci su un terreno insidioso ma abbiamo anche la consapevolezza della nostra storia, come abbiamo visto l’anno scorso a Casa Cervi e come è rappresentata in quel trattore e in quel mappamondo lì esposti, due dei tanti simboli della nostra comunità, che illuminano il nostro percorso.
Un ultimo pensiero – ha concluso il sindaco – va ai ragazzi, ancora più perché ci troviamo in quella Sala del Tricolore dove, nel 1797, altrettanto giovani deputati della Repubblica Cispadana fecero partire un percorso che ci portò alla nostra Italia. Penso anche a quei giovani che, dopo l’otto settembre, decisero di resistere anche a costo di mettersi in discussione e andare incontro al sacrificio individuale. Lo dico infine pensando ai tanti giovani magistrati e rappresentanti delle forze di polizia: il punto che tutti questi ragazzi e ragazze hanno in comune è il senso di volontà e dell’impegno comune per un interesse di comunità. Il futuro della nostra terrà è innanzitutto nelle vostre mani, nel vostro impegno e nei vostri valori”.
“Reggio Emilia – ha detto l’assessora Natalia Maramotti – è la città dell’educazione, ed educare deriva dal latino educere – cioè condurre, trarre fuori – proprio perchè non si tratta di un processo lineare dall’alto verso il basso, ma di un processo circolare, che richiama l’idea di corresponsabilità e anche coscienza dei nostri limiti.
Educare alla legalità è fondamentale, non solo rispetto ai grandi fenomeni mafiosi e criminali ma anche rispetto a quelle forme meno eclatanti di violenza e corruzione che incontriamo nella vita di tutti i giorni. Educare alla legalità significa dunque lavorare per costruire intorno a noi gli anticorpi anche rispetto a queste modeste forme di illegalità. Don Ciotti afferma che, quando incontra i ragazzi, nota in essi tre condotte che fatalmente replicano i comportamenti degli adulti: il conformismo, la sfiducia e la ribellione. Tutti noi – ha concluso l’assessora Maramotti – dobbiamo essere ribelli verso l’illegalità e in generale verso la mafiosità, convinti di poter cambiare qualcosa. Questo è quello che voi giovani dovete pretendere da noi adulti, perché il vero valore dell’educazione è nelle parole che pronunciamo ma soprattutto nelle azioni, anche piccolissime, che facciamo ogni giorno”.