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L’Adriatico è in buona salute, niente mucillagini e inquinamento. Lo dicono i dati raccolti ed elaborati da Daphne

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Un mare in buona salute. È questa la sintesi dei risultati dell’attività di monitoraggio tra Goro e Cattolica, condotta dalla struttura oceanografica Daphne di Arpae Emilia-Romagna nel 2016 e presentata oggi a Cesenatico.

Non sono stati registrati casi di inquinamento e non sono state rinvenute mucillagini. Assente anche la microalga Ostreopsis ovata, che può causare disturbi alle vie respiratorie e stati febbrili e che è presente nel periodo estivo lungo tutte le coste italiane, fatta eccezione per le regioni del nord Adriatico (Veneto ed Emilia-Romagna).

Da segnalare invece, oltre alle meduse nel periodo estivo, la presenza eccezionaledella specie di ctenofori Mnemiopsis leidyi , conosciuto anche come “noce di mare” ,lungo tutta la fascia costiera, fino a 10 km al largo: si tratta di organismi gelatinosi simili alle meduse, non urticanti e innocue per l’uomo, che si nutrono di larve e uova di pesce, creando indirettamente danni al settore della pesca. I fenomeni eutrofici sono stati prevalentemente localizzati nella zona settentrionale della costa.

La situazione positiva è stata condizionata sia da frequenti mareggiate, che hanno favorito il rimescolamento lungo la colonna d’acqua, sia dai ridotti apporti dai fiumi del bacino padano, che hanno influenzato prevalentemente la parte settentrionale della costa. I dati sono stati presentati dalla responsabile della Struttura oceanografica Daphne di Arpae, Carla Rita Ferrari.

“L’Adriatico è in buona salute- ha commentato l’assessore regionale all’ambiente Paola Gazzolo-. I dati confermano un miglioramento della qualità delle acque della costa emiliano-romagnola, grazie alla continua attività di monitoraggio svolta da Arpae abbiamo le conoscenze per poter definire i piani di salvaguardia e di ulteriore miglioramento della qualità delle acque”.

“Al quadro positivo del 2016- ha dichiarato la responsabile di Daphne Carla Rita Ferrari- hanno contribuito gli scarsi apporti di acqua dolce dai bacini costieri e le frequenti mareggiate. Si conferma che l’area di mare dell’Emilia-Romagna è molto sensibile all’andamento delle condizioni meteorologiche e alle pressioni antropiche derivanti dai fiumi che sfociano in mare. La presenza eccezionale di Mnemiopsis leidyi, viene tenuta sotto controllo, per i potenziali problemi che potrebbe creare all’ecosistema marino”.

“L’impegno di Arpae per il mare- afferma il direttore generale di Arpae, Giuseppe Bortone- è  costante: dal monitoraggio della motonave Daphne sullo stato delle acque ai controlli delle acque di balneazione, dagli studi e progetti sull’erosione costiera agli impatti del cambiamento climatico sull’Adriatico”.

Nel 2016 sono state recuperate lungo la costa emiliano-romagnola 370 tartarughe morte spiaggiate e 67 tartarughe vive, attirate dalla ricchezza di cibo e dai fondali bassi. Gli animali vivi sono stati curati e successivamente liberati dalla Fondazione Cetacea Onlus di Riccione.

 

Lo stato del mare nel 2016

Un fenomeno nuovo è la presenza di Mnemiopsis leidyi. Sono stati avvistati a settembre lungo le coste dell’Emilia-Romagna e nelle acque di transizione (Sacca di Goro, Valli di Comacchio, foci di fiumi).

L’organismo è originario delle coste atlantiche del continente americano, ma negli anni ’80 è stato introdotto nel Mar Nero tramite acque di zavorra di petroliere. Qui ha trovato un ambiente favorevole al suo sviluppo, soprattutto grazie all’abbondanza di cibo e alla scarsità di competitori e predatori e iniziato a produrre grandi aggregazioni che, alimentandosi soprattutto di uova e larve di pesce, nel giro di pochi anni hanno decimato i già traballanti (a causa della sovrapesca) stock ittici del Mar Nero. La grande tolleranza di questa specie ai diversi fattori ambientali, lo rende capace di adattarsi alle condizioni del Mediterraneo, compromettendo gli stock ittici sia attraverso una competizione per le risorse, sia a causa della dieta costituita prevalentemente da uova e larve di pesce.

Tutto questo fa sì che Mnemiopsis leidyi sia in grado di modificare fortemente interi ecosistemi e ridurre drasticamente l’ittiofauna delle aree che riesce a colonizzare. Per questo si tratta di un fenomeno che deve essere tenuto sotto controllo: già da tempo è un “sorvegliato speciale”, le cui segnalazioni sono molto importanti e certamente si tratta di un animale con cui, purtroppo, avremo molto a che fare in futuro.

 

Fenomeni eutrofici

Ad eccezione di un significativo evento eutrofico che ha interessato l’area dalla costa fino al largo a fine marzo, nei restanti periodi i fenomeni di eutrofizzazione si sono verificati  nell’area settentrionale della costa, direttamente investita dagli apporti del bacino padano, per poi diminuire proseguendo verso sud.

 

Fenomeni ipossici/anossici delle acque di fondo

Lo sviluppo di fenomeni eutrofici e la concomitanza di condizioni di mare calmo, con innalzamento delle temperature delle acque, hanno favorito la formazione di aree ipossiche/anossiche (carenza/assenza di ossigeno disciolto) negli strati di fondo.

Condizioni che si sono manifestate in maniera discontinua tra luglio, agosto e settembre. Le aree ipossiche/anossiche si sono formate prevalentemente nella parte settentrionale della costa, area sensibile ai fenomeni eutrofici, e in seguito allo spostamento delle masse d’acqua da nord verso sud hanno coinvolto anche le restanti aree, e in alcuni casi anche fino a oltre i 20 km al largo.

La carenza di ossigeno crea condizioni non idonee alla vita degli organismi che vivono a stretto contatto dei fondali causando stati di sofferenza, migrazione degli organismi più mobili e moria di quelli sessili (fissi).

Il verificarsi di fenomeni di anossia crea problemi anche alle attività di pesca in quanto i pesci modificano i loro areali di distribuzione allontanandosi dalle aree che presentano condizioni sfavorevoli alla loro vita.

Nel 2016 non si sono registrati spiaggiamenti di pesce e organismi di fondo.

Meduse: significativa la presenza di meduse nel 2016. Segnalata in giugno la presenza di Aurelia aurita o Medusa quadrifoglio e Rhizostoma pulmo (deve il proprio nome specifico alle ritmiche contrazioni dell’ombrella che richiamano alla memoria l’atto respiratorio, non urticante, presente sulla nostra costa fino a settembre; le dimensioni sono degne di nota, potendo raggiungere i 50-60 cm di diametro e i 10 kg di peso, che ne fanno la più grande medusa del Mediterraneo). In luglio, presenza della cubo medusa Carybdea marsupialis, (specie urticante, corpo a forma di cubo lunghi tentacoli), in agosto e settembre di Cotyloriza tubercolata  (non urticante, corpo di grosse dimensioni).