Dopo la pubblicazione dell’articolo sul recupero del capannone delle argille dell’ex Cisa-Cerdisa, dove l’architetto Federico Zanfi indicava i motivi per cui la struttura può e dovrebbe essere recuperata, numerose le prese di posizione nel merito.
Tra queste quella del noto fotografo Luigi Ottani, secondo il quale la più grande demolizione mai effettuata nel distretto ceramico avviene nell’indifferenza, mentre altrove questi passaggi epocali sono stati oggetto di una documentazione fotografica che ha scritto una pagina di storia locale. “Chi non vede demolisce. Chi vede recupera. La lungimiranza della nostra politica/urbanistica è sempre la stessa”.
Così lo stesso Luigi Ottani:
“La notizia dell’abbattimento del complesso Cisa-Cerdisa mi ha messo un po’ di tristezza. Forse
perché alcuni anni fa provai ad avere le autorizzazioni per fotografare i luoghi dismessi della
ceramica sassolese. Luoghi che parlavano ancora tanto di ciò che era stato. la storia della
piastrella di sassuolo. Purtroppo non ci fu la possibilità. non chiedevo soldi ma permessi. Niente.
Rinunciai a realizzare quello che già avevo fatto per i frantoi della ghiaia di Secchia e Panaro con
la Pubblicazione “Fabbriche di Sassi” uscita nel 2007.
Il mio percorso fotografico nasce dal reportage, dalle persone, ma negli anni sono stato sempre più
attratto dai luoghi che, pur disabitati, parlano di coloro che li hanno resi vivi. Ho sentito questo a
Pripyat, la città fantasma di Chernobyl, nelle carceri di s.Eufemia a Modena, nello stabilimento
della Cemar, della Rondine, nella casa natale Enzo Ferrari (prima del museo), in alcuni storici
edifici del centro. Mi sono innamorato di luoghi strani, acquedotti del ventennio, vecchie tipografie
e quando ho potuto me le sono anche restaurate con le mie mani. Da formiginese che,
incredibilmente, è andato solo poche volte al “picchio” ero davanti alle transenne dispiaciuto
quando è stato demolito per lasciare posto ad un negozio di scarpe e qualche appartamento. Ogni
volta provo la stessa delusione. Ogni volta che vedo un recupero illuminato sono soddisfatto. Per
conto di un gruppo ceramico sassolese mi è capitato in questi anni di fotografare belle realizzazioni
in alcune città europee. Noi siamo un po’ quelli li. Abbattiamo i capannoni delle attività artigianali
anni 70 per far posto a miniappartamenti in palazzine pietravista… con tanti archetti… tutte uguali
poi ci esaltiamo andando un pomeriggio al fuorisalone in via Tortona a Milano o a Corso Como.
Mi sono reso conto che la differenza fra una buona rivalutazione e una ri-destinazione banale non
sia una questione di budget ma di visione (intesa come capacità
di vedere, di leggere il luogo). forse troppo spesso in questi anni si è parlato di contenitori.
“contenitore” è un termine che non ha personalità. Gli edifici che noi demoliamo molto spesso
hanno una grande personalità si tratta di saperla leggere e valorizzare.
Lascio fare agli architetti il loro mestiere.
Da cittadino non esperto ma con un po’ di gusto per il bello vorrei ritrovare, in certi luoghi, un po’
meno cartongesso e un po’ più di storia.
Tornando al capannone della terra di Cisa-Cerdisa l’ultima cosa da fare, dall’alto della mia
ignoranza architettonica, sarebbe abbatterlo. E’ troppo bello!”
Sulla questione interviene anche David Zilioli, sassolese, co-fondatore e rappresentante del comitato di abitanti del quartiere Braida, che si è espresso sul rapporto che dovrebbero intrattenere la trasformazione del comparto e il quartiere, con particolare riguardo al ruolo che potrebbe giocare il deposito delle argille.
Zilioli ricorda che il sindaco Pistoni ha dichiarato (in pubblica assemblea al circolo Fossetta a luglio 2015 davanti ad un centinaio di abitanti non solo di Braida) che il tanto auspicato concorso per la progettazione e il recupero si farà.
Tanto auspicato poiché, sebbene richiesto anche con raccolta di firme (954 firme in 2 settimane), non è stato attivato dalla giunta precedente.
Il sindaco ha confermato tale attivazione anche durante l’ultimo incontro con i ”suoi” in direzione meno di un mese fa ….anzi segnalando (coraggiosamente) che non gli interessa un concorso di estetica…ma per trovare le funzioni strategiche da insediare in questo enorme pezzo di città (grande una volta e mezzo il centro storico di Sassuolo)…il tutto a vantaggio di Fiorano, di Sassuolo, di Braida…ma anche (ed è giusto così) della proprietà.
Quindi avanti tutta e supportiamo il sindaco a procedere rispetto a quanto dichiarato (tra l’altro in modo esplicito anche nel programma elettorale che lo ha fatto eleggere). Anche con l’aiuto dei tanti ragazzi del Politecnico di Milano che (gratuitamente) stanno studiando tale area da anni e con già pronti una serie di suggerimenti non ideali ma molto concreti e realistici (siamo sicuri che alla proprietà interessi molto come valorizzare il proprio bene…anche solo per non avere problemi il giorno dell’inaugurazione). Quale amministrazione non prenderebbe al volo un lavoro già pronto, professionale con una ventina di tesi di laurea pronte …e tutto a gratuitamente???
Un ultimo memo su quanto detto nelle due assemblee a Braida: avanti tutta con il metodo partecipativo…cioè a coinvolgere il quartiere fin da subito (e non come fanno molte amministrazioni di altri colori…a progetto fatto …solo per validare scelte fatte da poco).
Avanti tutta procediamo…mentre demoliamo…iniziamo a progettare…. molti cittadini di Braida (ma si sono aggiunti molti anche di Fiorano) sono pronti a supportare in modo costruttivo con una associazione di scopo… le amministrazioni in questo percorso preventivo partecipato.
Didascalia immagini: (1) vista aerea dove si nota il rapporto strategico tra il deposito delle argille e le case di Braida, dal volume “Riqualificare il territorio per rafforzare la comunità”, del 2007 – (2) sopralluogo del 2014 di Federico Zanfi