Le perplessità espresse dal M5S Distretto Ceramico sono in parte condivisibili. Va precisato però che le difficoltà di attuazione della legge non sono altro che il frutto di un’approvazione troppo affrettata della medesima. La legge di riordino istituzionale, della quale si sentiva la necessità per riorganizzare le gestioni delle funzioni svolte dai singoli comuni, si pone l’obiettivo della riduzione della spesa anche attraverso l’ammodernamento e la semplificazione della “macchina amministrativa”.
In primo luogo va ricordato che la legge nasce quando ancora erano pienamente operative le Province, pur sapendo che il Governo centrale intendeva procedere alla loro soppressione; forse sarebbe stato bene aspettare il provvedimento nazionale, agendo poi in modo più preciso per ridistribuire, in toto o in parte, alle Unioni e alle Regioni quelle funzioni di area vasta che oggi svolgono le Province.
In secondo luogo la definizione degli ambiti è stata effettuata dalla Regione senza un’adeguata concertazione con i territori (CAL, ANCI e UNCEM rappresentano formalmente ma non sostituiscono i singoli enti territoriali), quindi in totale assenza di condivisione da parte dei soggetti (Comuni) tenuti all’applicazione della legge. L’ambito per la gestione delle funzioni di area vasta non può essere lo stesso individuato per la gestione delle funzioni e dei servizi fondamentali (trasporto scolastico, sportello anagrafe e stato civile, lavori pubblici, segreteria, ragioneria ecc.), che i comuni sottosoglia sono obbligati a gestire in forma associata entro la fine dell’anno.
E’ assolutamente necessario modificare l’attuale legge per consentire ai territori tra loro omogenei la gestione “amministrativamente autonoma” delle funzioni associate, se si vogliono ottenere effettivamente quelle economie di scala e quelle integrazioni sociali che nel tempo possono favorire la fusione fra comuni territorialmente contigui e ribadisco omogenei…per storia, cultura, morfologia, collegamenti infrastrutturali, dotazione di servizi e criticità.
La terza ed ultima considerazione riguarda l’assetto istituzionale dell’Unione che risulta poco efficace e funzionale: un Consiglio costituito da 27 rappresentanti “nominati” dai singoli comuni, individuati semplicemente in proporzione al numero di abitanti, oltre ai sindaci membri di diritto, che di fatto affida ogni potere decisionale ai due comuni più grandi (Sassuolo e Formigine che raggiungono quasi 80.000 abitanti sui 105.000 dell’intera unione), esautorando tutti gli altri. Una Giunta composta da sindaci già fortemente impegnati nelle gestione dei propri territori e quindi necessariamente poco operativa.
Un ente di secondo livello che dovrebbe occuparsi esclusivamente di snellire, accelerare, migliorare, risparmiare, si sta dimostrando l’ennesima sede di contrapposizione politica e ideologica , fine a se stessa e lontana dalle esigenze dei cittadini. In barba ai principi di “sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza” che hanno ispirato la legge regionale 21/2012 e per certi aspetti anche alla Costituzione Italiana.
Siamo in campagna elettorale ed è il momento più opportuno per riaprire il dibattito su un argomento di fondamentale importanza per il futuro dei nostri territori e per scongiurare la morte dei piccoli comuni.
Maurizio Paladini
Vicesindaco di Montefiorino