Come ho avuto modo di ripetere costantemente in questi anni è indubbio che il patto di stabilità resti un problema decisivo per le nostre comunità: sono ben 4 anni che tiene bloccati investimenti a favore della cittadinanza, tanto da creare ormai problemi non solo sulle nuove opere pubbliche che sono richieste ma anche alle manutenzioni ordinarie e straordinarie di edifici e luoghi pubblici strategici per la vita delle persone: scuole, strutture socio sanitarie, strade, ecc..
Ormai siamo in presenza di un “Patto di stupidità” più che di “stabilità” perché se continua in questo modo dal punto di vista economico, industriale e finanziario di stabile in questo Paese e in Europa rimarrà ben poco. Continuare ad applicare queste regole nella determinazione del Patto di stabilità significa distruggere completamente una parte significativa dell’economia reale: infatti è risaputo che gli enti locali commissionano l’80% delle opere pubbliche italiane, garantendo lavoro a centinaia di migliaia di imprese su tutto il territorio nazionale. Inoltre il Patto è soprattutto un macigno per tutte quelle imprese che hanno già lavorato per Province, Comuni, Regioni, ultimando i lavori senza essere pagate. In questo modo – stante anche il periodo di perdurante crisi che non consente loro di trovare nuove commesse – le si costringe ad un’esposizione finanziaria insostenibile che, se non intervengono novità, porterà molte di essere a cessare l’attività. E’ quindi necessario far ripartire gli investimenti e modificare il Patto di stabilità. Se non è possibile apportare modifiche strutturali e generali sarebbe almeno necessario togliere dai vincoli del patto i pagamenti alle imprese che hanno già lavorato per la Pubblica amministrazione e devono solo essere pagate e prevedere allentamenti almeno per alcuni settori “vitali”, quelli ad esempio che garantiscono la sicurezza dei cittadini e del territorio, e per quegli enti locali che dimostrano di avere i conti in ordine, come riconoscimento della loro gestione virtuosa della cosa pubblica.
Allentare il patto, oltre che realizzare opere ed interventi necessari per la vita delle nostre comunità, significa garantire ossigeno ai sistemi produttivi locali, e anche restituire dignità alle autonomie locali, la cui capacità programmatica e il ruolo di facilitatori territoriali sono stati gravemente svuotati in questi anni dalla mancata possibilità di garantire investimenti sul territorio. La decisione del Governo maturata in questi giorni – grazie al pressing dell’Associazione nazionale dei Comuni italiani – è un segnale importante, che va nella giusta direzione. Le risorse messe in campo sono davvero molte, si è parlato di venti miliardi di euro solo per il secondo semestre 2013. La cosa più importante ora è sbloccarle immediatamente.
Il comune di Scandiano ad esempio, se fosse confermato l’allentamento del patto, è pronto a pagare in 15 giorni 500mila euro di fatture già registrate e poco più di 1 milione e 600mila euro in opere già in fase di realizzazione: è evidente che si tratterebbe di ossigeno puro per le imprese del territorio che hanno lavorato e stanno lavorando al completamento di importanti opere come fognature, pavimentazioni stradali, manutenzioni a edifici e spazi pubblici, contributi in conto capitale, piste ciclabili, ampliamenti cimiteri, e che giustamente meritano di essere pagate.