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Al Festival della Green Economy le nuove sfide per la ceramica

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Si è svolto nella tarda mattinata di oggi – secondo giorno di svolgimento del Festival della Green Economy di Distretto – presso la sede di Confindustria Ceramica l’incontro “Green Innovation di prodotti e processi produttivi” che ha visto la partecipazione di Benedetta Dell’Anno, responsabile Italia Eco-Innovation del Ministero dell’Ambiente, di Giorgio Timellini del Centro Ceramico di Bologna, di Stefano Lugli di Acimac e di Giuseppe Abello di Federchimica-Caramicolor. Ha moderato l’evento l’Assessore alle Attività Produttive del Comune di Sassuolo, Claudio Casolari.

“Il Ministero dell’ambiente è fortemente impegnato per sostenere le imprese italiane – ha sottolineato Benedetta Dell’Anno – e il progetto europeo Eco-Innovation va nella direzione di un utilizzo più efficiente delle risorse naturali, garantendo, alle imprese europee, crescita e competitività economica. Il progetto prevede un finanziamento diretto di 35 milioni di euro per un orizzonte temporale di 3 anni orientato soprattutto alle PMI. E’ una vera applicazione commerciale e non si rivolge a prototipi o a prodotti già esistenti e si richiede che il progetto non sia solo nazionale. L’Italia nel 2011 ha presentato 227 proposte e si è posta al terzo posto, dopo Spagna e Olanda, come percentuale di successo dei progetti, che nella maggior parte dei casi erano orientati al settore edilizio; molti hanno riguardato anche il settore ceramico – ha concluso la dott.ssa Dell’Anno – come ad esempio il taglio di piastrelle a secco con ultrasuoni, il recupero dei tubi catodici per la produzione di piastrelle e il riciclo dei rifiuti ceramici per la produzione di asfalto”.

“La piastrella è intrinsecamente sostenibile – ha ricordato Giorgio Timellini – perchè si tratta di materiali inerti che non reagiscono con l’ambiente sterno, non rilasciando sostanze tossiche. L’industria ceramica fin dagli anni Settanta si è preoccupata delle prestazioni ambientali delle piastrelle: per esempio, si è dimezzato il consumo di energia nel processo produttivo e per quanto riguarda le emissioni in atmosfera si è passati dai 20 grammi al metro quadrato del 1970 ai 0,6 grammi per metro quadrato attuali. Nuove tipologie di prodotto, piastrelle sottili e fotovoltaiche, e nuove tecniche di posa a secco o ad incastro consentono di migliorare ancora i parametri di sostenibilità del prodotto ceramico italiano. La comunità europea ha istituito due Comitati Tecnici per stabilire i parametri da applicare ai materiali di costruzione e per le piastrelle di ceramica vale quanto stabilito dal CEN/TC 67. Attraverso il marchio Ecolabel – ha concluso Timellini – si certifica l’eccellenza ambientale del prodotto ceramico: oltre 20 marchi commerciali italiani posso già vantare l’applicabilità di questo marchio, senza dimenticare i marchi volontari LEED e ISO 14001 che posizionano il prodotto ceramico ai vertici della sostenibilità ambientale in edilizia”.

“La leadership ambientale della ceramica italiana – ha illustrato Stefano Lugli di Acimac – è frutto di un’esperienza positiva trasversale tra i produttori ceramici e i fornitori di tecnologia e di materiali che si è concretizzata, durante gli anni, nel controllo delle emissioni in atmosfera, nel recupero degli scarti di produzione e nello sviluppo di tecniche che consentano un considerevole risparmio energetico. Ogni fase del processo produttivo è interessata a tecnologie green, soprattutto per ciò che riguarda la decorazione digitale, la pressatura, il packaging e la produzione dei grandi formati. Di grande attualità – ha ricordato Lugli – sono le soluzioni a secco per l’industria ceramica e gli investimenti in ambito termico di recupero del calore e di risparmio energetico sul fronte elettrico: da segnalare le recenti normative europee sui motori elettrici e sui ventilatori. Naturalmente deve essere green anche l’ambiente di lavoro e in ceramica sono stati raggiunti risultati ragguardevoli di benessere dei luoghi dove si svolgono le diverse fasi del processo produttivo, come ad esempio i grandi progressi nel reparto di smaltatura”.

Ha chiuso i lavori Giuseppe Abello di Federchimica-Ceramicolor, il quale ha sottolineato come negli ultimi 20 anni la chimica abbia ridotto le emissioni in acqua del 65% e abbia ridotto del 90% quelle in atmosfera. “I principali rifiuti dei colorifici si traducono in polveri e scarti di imballaggi e ogni silos si dedica ad una sola sostanza, consentendone il riutilizzo continuativo. L’innovazione tecnologica è un must per il settore e ha consentito lo sviluppo di prodotti più sottili e ha permesso di raggiungere elevati standard ambientali dell’intera filiera ceramica. La normativa europea sul prodotto è particolarmente stringente per il settore di smalti, pigmenti e inchiostri – ha concluso Abello – e il regolamento REACH impatta duramente sulla competitività dei colorifici italiani imponendo sforzi burocratici e procedurali fuori misura; auspichiamo che almeno l’applicabilità sia uniforme per tutti i paesi europei”.