“Di fronte alle manifestazioni messe in atto dai lavoratori dei centri commerciali e dalle loro famiglie contro la liberalizzazione degli orari e delle aperture, non posso che esprimere la mia solidarietà, perché il valore del riposo domenicale ed il diritto a riconciliarsi con sé stessi ed a stare con la propria famiglia sono sacrosanti”.
È questo il primo commento di Carlo Galassi, Presidente Confcommercio della provincia di Modena, in merito ai presidi organizzati negli scorsi giorni da numerosi lavoratori e dalle rispettivi famiglie per protestare contro il lavoro domenicale.
“I dati dei primi sei mesi sui consumi delle famiglie, quelli sull’occupazione nel settore del commercio, nonché relativi ai fatturati delle imprese, ci dicono che dalla liberalizzazione di orari e di aperture non è derivato alcun beneficio tangibile – puntualizza Galassi – e dunque trova conferma ciò che diciamo da mesi: le aperture domenicali indiscriminate non accrescono i consumi, ma semplicemente li drenano dal piccolo commercio – che non può reggere le maggiori spese in termini di costi del lavoro e generali – alla grande distribuzione, con l’unico risultato di accrescere la tensione sociale ed il conflitto dentro le aziende”.
“La nostra battaglia, condotta pur in presenza di un inspiegabile immobilismo da parte della Regione – prosegue Galassi – mira a cambiare le norme nazionali. Ciò al fine di preservare il più possibile il diritto al riposo domenicale e ciò che ne consegue in termini di coesione famigliare, così come di salvare il valore del piccolo commercio dei centri storici e dei quartieri, quali fattori di presidio sociale, di sicurezza urbana, di vivibilità e di salvaguardia dell’identità territoriale”.
“Sono peraltro dell’idea – precisa Galassi – che il recente accordo siglato a Modena costituisca un passo in avanti nell’ottica di conciliare i differenti interessi in campo, ma soprattutto nell’ottica di lanciare un messaggio alla comunità modenese e dire con forza che la giungla non serve a nessuno e che un altro modo di fare commercio, responsabile e rispettoso del piccolo commercio e dei lavoratori, è non solo possibile, ma doveroso”.